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Lampoon, Carlo Piacenza, anni'80
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Commercianti di lana, viaggiatori biellesi: la famiglia Piacenza

Dalle trasferte in Perù alla creazione del primo gin distillato a Biella con infuso al cashmere, Vasily Piacenza racconta Piacenza 1733, dalla rivoluzione industriale alle guerre mondiali

Piacenza 1733, azienda tessile a Biella: la storia

La famiglia Piacenza, lanieri da secoli, il settore tessile industriale l’ha visto nascere, crescere, cambiare più volte. Il loro lanificio, fino a poco fa Piacenza Cashmere, oggi si chiama Piacenza 1733, ribattezzato così per scolpirne nel nome la data di nascita. Vicini a celebrare i 300 anni dell’azienda – oggi ne ha 289 – i discendenti dei fondatori Pietro Francesco e Giovanni Francesco Piacenza non hanno mai abbandonato il luogo di nascita, la provincia di Biella. «Sono le piante e la natura a ispirare l’attività dell’uomo, diceva il mio trisnonno Felice», ricorda Vasily Piacenza, brand manager dell’azienda.

Piacenza 1733: le fibre

In origine si trattava principalmente di lana. Già prima del 1733, un censimento sabaudo del 1623 indicava due membri dei Piacenza come commercianti di questa fibra. «Erano scambi a livello familiare, baratti insomma. Poi si sono strutturati, è arrivata in Italia la rivoluzione industriale: nasceva il concetto di fabbrica», dice Vasily. Dal commercio sparso le forniture di lana si spostano nei capannoni, dove se ne cura il ciclo completo: filatura, tessitura, finissaggio. Oggi l’azienda lavora anche fibre di alpaca, cammello, angora, cashmere, vicuña, seta, lino. Un team studia e crea nuove mischie: «È una sperimentazione continua. Bisogna essere reattivi ai cambiamenti di mercato e alle esigenze dei clienti, guardando sempre alla performance e al design del tessuto», spiega Piacenza. Non solo fibre naturali, ma anche seta con nylon, lana con nylon, «tutto però con il crisma della sostenibilità».

I Piacenza sono una famiglia di viaggiatori, perché lo richiede il mestiere e per tradizione. Nei primi anni del Novecento Mario Piacenza partì per l’Himalaya, poi per il Medio Oriente, dove scoprì la fibra di cammello che indossavano i berberi. «Pandemia a parte, ancora oggi cerchiamo di viaggiare il più possibile per comprare le materie prime», dice Vasily. 

Vasily ed Ettore Piacenza

Per comprare la vicuña, Vasily e il fratello Ettore, che si occupa dell’acquisto di materie prime e della fase produttiva, sono andati in Perù, dove gli animali pascolano a 2500 metri sopra il livello del mare. Nei piani per il 2022 c’è il Tibet, oppure la Mongolia. In questi Paesi i Piacenza si affidano «a intermediari del territorio, che poi ci portiamo dietro negli anni, ormai sono partner da generazioni». Prima di partire, ricevono a Biella un campione di materia prima e lo analizzano per vedere se rispetta i parametri di qualità fissati. Poi continuano a lavorare con gli allevatori dei luoghi dove vengono allevati gli animali: Australia, Argentina e Sudafrica per la lana, Tibet e Mongolia per il cashmere. «I viaggi sono anche le occasioni in cui nascono le idee. Per uno dei suoi primi lavori mio fratello è stato sei mesi in Perù, dove vivendo con la gente del posto ha pensato all’impiego dei colori naturali per la fibra di alpaca».

Piacenza 1733: Parco della Burcina a Biella

Dai viaggi dei Piacenza è nata anche l’attenzione alla natura che ha ispirato le loro creazioni. I. 57 ettari del parco della Burcina: «nostro trisnonno Felice andava in giro per il mondo e si lasciava influenzare da quello che vedeva. Era appassionato di piante: ne scopriva di nuove, le portava a casa e le piantava nel colle della Burcina», racconta Vasily. Il nucleo originario del Parco fu creato nel 1840, con i terreni acquistati da Giovanni Piacenza. Il figlio Felice lo ampliò in seguito. 

La Valle dei Rododendri

Nacque la Valle dei Rododendri: «Il terreno in questa zona è molto acido e hanno trovato le giuste condizioni per crescere piante come i rododendri ibridi, le sequoie della California, il ginkgo biloba dal Giappone. La fabbrica un tempo era separata dal parco da un ruscello. Felice lo attraversava e guardava ai colori della natura per creare le cartelle colori. Dalle tonalità del muschio nasceva il nostro verde, dalle foglie secche il rosso», dice Vasily. Nel 1935 il parco viene venduto al comune di Biella. Nel 1901 la famiglia costruisce una serra in stile Liberty, visitabile in alcuni momenti dell’anno in collaborazione con il FAI. «Ancora oggi il nostro quartier generale è in mezzo al verde. Abbiamo anche creato un orto biologico aziendale, dove non usiamo pesticidi. Adesso vedremo se potremo farci qualcosa, se diventerà qualcosa in più oltre che una passione e un gioco».

Il rapporto di Piacenza 1733 con la natura

Si è tradotto nella stesura del primo report sulla sostenibilità dell’azienda, lanciato in occasione del Salone del tessile italiano Milano Unica. La fabbrica si è dotata di un sistema di chemical management che punta sull’eliminazione dell’uso in produzione di sostanze chimiche tossiche e nocive. Vasily sottolinea poi come Piacenza 1733 sia stata una delle prime realtà tessili «a riciclare le acque impiegate nei processi di finissaggio e tintoria. Oggi riutilizziamo circa il 50% dell’acqua che usiamo. Siamo poi autonomi nella produzione di energia elettrica»

Nel 2018 è stato installato un motore di co-generazione ad alta efficienza energetica, nel 2021 un impianto fotovoltaico. Sull’impatto ambientale dell’industria tessile, uno dei comparti produttivi più inquinanti al mondo, Vasily tiene a precisare che «il vero problema sono le fibre artificiali, non tanto quelle naturali. È però vero che, dalle realtà più piccole alle più grandi, in molti non sono rispettosi dell’ecosistema come dicono di essere. C’è poi la questione dei Paesi in via di sviluppo. Bisogna guardare più che altro a loro adesso, qui da noi i processi produttivi sono molto più controllati di un tempo».

Piacenza 1733: Fila e Cashmere Gin

Fonte di ispirazione e motivo di orgoglio nella produzione di Piacenza 1733 è anche il suo legame con il territorio biellese. Ruota intorno a questo la collaborazione portata avanti nel 2021 con FILA. Per celebrare i 110 anni dello storico brand biellese, fondato nel 1911, è stata lanciata una collezione limitata, 110 capi, venduti in 15 negozi su scala mondiale, da Milano a Tokyo. «Invece di inventarci qualcosa di nuovo, abbiamo pensato di celebrare la storia di FILA e rivisitare uno dei 28mila capi del loro archivio vintage»

La scelta è caduta sulla giacca Tela Vela del 1974, popolare soprattutto tra gli amanti della montagna: fu indossata dall’alpinista Renzo Cosson per la scalata della parete El Capitan del Parco di Yosemite, una delle più famose sfide di alpinismo estremo. Piacenza 1733 ha anche lavorato alla produzione di Cashmere Gin, primo distillato di gin biellese mai creato, insieme ad altre due storiche industrie del territorio, Menabrea e Acqua Lauretana, e Federico Rebuffa (Caffè Bistrot di Biella). È anche il primo gin al mondo nato dall’infusione di cashmere e fiore di cardo, utilizzato in fabbrica per la cardatura della lana.

Piacenza 1733

L’azienda oggi è sotto la guida di Carlo Piacenza, anche presidente designato dell’Unione industriale biellese, fondata da Felice Piacenza nel ‘900 come Lega industriale di Biella.

Fila

FILA è stata fondata nel 1911 nel comune di Coggiola, provincia di Biella. Negli anni ’70 il brand si impone come marchio nell’abbigliamento sportivo, a partire da quello per il tennis. Dal 2007 la proprietaria Sports Brand International la cede all’amministratore coreano di FILA Korea. Dal 2010 è quotata alla Borsa di Seul.

Giacomo Cadeddu

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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