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South Hemp - centro di transformazione della canapa nel Sud Italia
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Canapa industriale: a che punto siamo con la stigliatura in Italia

Centri di trasformazione, investimenti sugli impianti – dove si ferma il potenziale di questa coltura in Italia – Rachele Invernizzi di South Hemp: «Potremmo non avere concorrenza»

Canapa industriale: impieghi e associazioni

La canapicoltura rappresenta un potenziale punto di svolta per una transizione ecologica. Crescono realtà imprenditoriali e piccoli produttori che credono nella rinascita e nel potenziale dell’oro verde. Sono nate associazioni che hanno creato una rete di aziende e imprese per la produzione e la lavorazione della canapa. Tra queste Assocanapa, nata nel 1998 come gruppo che unisce tre enti distinti: Assocanapa Coordinamento Nazionale per la Canapicultura, Assocanapa Srl, ditta sementiera che produce e commercializza prodotti di canapa, e PROCaIT, cooperativa agricola di canapicoltori italiani. 

Federcanapa, nata nel 2016, è l’ente che rappresenta il settore della canapa a livello tecnico e scientifico presso le istituzioni e i settori industriali. Svolge ricerca sui metodi di coltivazione e lavorazione della canapa industriale e sulle sue potenziali applicazioni.

La lavorazione della canapa: la stigliatura

La lavorazione della canapa avviene mediante l’uso di impianti per la prima trasformazione che separano le parti dello stelo in diversi cicli. Il procedimento – la stigliatura – consta di operazioni che liberano le fibre dal nucleo legnoso degli steli. La stigliatrice, o macchina per la stigliatura, è composta da cilindri scanalati rotanti. Permettono di piegare ripetutamente gli steli separando i canapuli dalle fibre. 

La canapa stoccata in rotoballe è poi aperta e gli steli ripuliti da terra e sassi. La fase successiva consiste nella scavezzatura: gli steli sono rotti attraverso il passaggio in calandre o rulli che spaccano le paglie di canapa. La fibra ottenuta passa poi alla fase della scotolatura che pulisce le fibre separandole con una turbina. Si ottengono così il canapulo e la fibra.

La stigliatura richiede macchine e sistemi particolari. In Italia esistono solo quattro impianti di trasformazione. Quello di Assocanapa a Carmagnola (TO), quello di Bio Hemp Trade a Cerignola (BA), quello di Canapa Filiera a Vecchiano (PI), quello di South Hemp Guide a Crispiano (TA). 

South Hemp, centro di trasformazione della canapa nel sud Italia

South Hemp ha sviluppato una filiera agricola nel Centro e Sud Italia che coinvolge, oltre alla Puglia, anche Lazio e Marche. L’azienda lavora quattro varietà di fibra con semenze francesi. L’obiettivo è provare con semi italiani, lavorando a stretto contatto con la filiera del seme, attraverso prove di raccolta della fibra.  Alla guida di South Hemp c’è Rachele Invernizzi, anche vicepresidente di Federcanapa. 

Spiega: «Quello che serve di più in Italia sono i centri di trasformazione. Abbiamo aperto la nostra sede operativa South Hemp Tecno a Crispiano, alla fine del 2014. Nel 2019 siamo arrivati a 500 ettari di coltura con 230 aziende che collaboravano con noi. A causa del Covid siamo fermi da un paio d’anni, ma la richiesta è all’ordine del giorno. Stiamo portando avanti progetti di ricerca e sviluppo. In Europa la canapa è tutta sold out fino a settembre, quando ci sarà il nuovo raccolto. Dobbiamo metterci a fare paglia, ma occorrono i centri per farla. La richiesta è alta, se partiamo con tre o quattro impianti in Italia possiamo non avere concorrenza».

South Hemp: interviene Rachele Invernizzi, vicepresidente di Federcanapa

«I limiti attuali per una produzione continuativa ed efficace della canapa sono i macchinari, perché non sempre sono adeguati. Occorrono investimenti. Macchine per questo tipo di lavorazione in Europa ci sono. Vanno un po’ adattate al tipo di lavorazione della paglia che viene fatta in Italia, diversa da quella dei Paesi del nord Europa. La nostra paglia prende il sole e diventa rigogliosa perché il nostro clima favorisce questa coltura, dal mare alla montagna. A 1100 metri di altitudine, in Sicilia, ho visto canapa di rara bellezza». 

South Hemp produce fibra di qualità – pulita al novantasette per cento – che viene impiegata nell’ambito non woven e nell’automotive. Se cardata, può essere usata per imbottiture e filati. Il canapulo è largamente utilizzato nei settori della bioedilizia, lettiere e plastiche (biocomposito).

Invernizzi: «Stiamo portando avanti con un partner un progetto per sviluppare un impianto che dovrebbe vedere la luce nel 2023. La linea attuale funziona bene per il 70 per cento, ma ha un problema di entrata materiale. Abbiamo un reparto di pulitura polveri e fibra che lavora perfettamente. Quello che vogliamo raggiungere con l’implementazione della nostra linea sono i processi di decorticazione e di stigliatura. Devono essere in grado di lavorare dolcemente la canapa, per ottenere una buona fibra e poi poterla tessere. Lavorando a martello questo non è possibile. L’ammodernamento dell’impianto porterà ad una conversione in meccatronica con parti elettroniche sia nei motori che nella gestione dei prodotti e dei nastri trasportatori».

Canapa industriale, Legge di Bilancio 2021

Anche il governo italiano si sta occupando di questo settore in crescita. Nel dicembre 2021 si è tenuto il primo Tavolo di Filiera della canapa. L’obiettivo: approvare un piano di sviluppo con finanziamenti adeguati in grado di farne crescere la produzione. Il Mipaaf – Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – nella Legge di Bilancio 2021 ha stanziato 10 milioni di euro. Tre sono messi a disposizione per lo sviluppo della filiera canapicola. La canapa potrà così contare sui primi fondi per rafforzare le sinergie tra operatori del comparto, creare sistema, migliorare le produzioni e concentrarsi sulla ricerca. Tre le linee di intervento. La prima consiste in un aiuto finanziario per le realtà coinvolte – 300 euro ogni ettaro, nel limite di 50 ettari. La seconda punta allo sviluppo di nuove varietà di canapa e alla sua trasformazione. La terza vuole supportare le imprese che investono in quello che viene dopo la raccolta: impianti di essiccazione, pulizia, stigliatura, confezionamento.

La canapa in Italia ha una storia antica

Originaria dell’Asia Centrale, si diffuse in Cina e poi in Europa. Con l’espansione delle Repubbliche marinare, l’Italia ne divenne il secondo produttore mondiale. Negli anni Trenta del Novecento nel Paese si arrivano a contare 90mila ettari coltivati a canapa. Negli anni Quaranta eravamo uno dei Paesi al vertice nella produzione di canapa sativa, comunemente nota come canapa industriale. La concorrenza postbellica portò a un lento declino della sua produzione a vantaggio di altre coltivazioni. Sul mercato entrarono le fibre sintetiche, come il nylon. Con l’avvento dell’economia green e il crescente bisogno di soluzioni ecosostenibili, la canapa è tornata oggi a essere una coltura viva, interessando molti produttori.

Canapa industriale: impieghi e associazioni

La canapicoltura rappresenta un potenziale punto di svolta per una transizione ecologica. La canapa è una pianta forte e salutare per i terreni. È capace di svolgere più cicli produttivi, riducendo il consumo di acqua ed eliminando l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi. Le sue radici estraggono le sostanze inquinanti dal terreno. La pianta assorbe una grande quantità di anidride carbonica, riducendo l’inquinamento: un ettaro di canapa assorbe più CO2 di tre ettari di bosco. La canapa è una pianta versatile per i suoi numerosi impieghi. Non crea scarti, perché utilizzabile in ogni sua parte: diventa fondamentale nel processo di transizione verso l’economia circolare. La sua coltivazione coinvolge oggi numerosi settori industriali. Attraverso la lavorazione della fibra e del canapulo, la parte legnosa dello stelo, viene impiegata dal tessile alla bioedilizia e alla bioplastica, dall’alimentare al terapeutico. In Italia si sta assistendo a un lento ma costante sviluppo di questa attività. Crescono realtà imprenditoriali e piccoli produttori che credono nella rinascita e nel potenziale del cosiddetto oro verde.

Federcanapa

Federazione della canapa italiana, nasce nel 2016 per aiutare e supportare con competenze tecnico-scientifiche i progetti sparsi in Italia legati alla coltivazione e alla lavorazione della canapa. La sua missione è di creare una rappresentanza adeguata per gli attori del settore nei confronti del governo, delle Regioni e degli altri comparti industriali.

Mattia Noseda

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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