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Babaco Market: la seconda vita di frutta e verdura difettosa

La start up fronteggia gli sprechi alimentari, consegnando a casa degli abbonati una selezione settimanale di prodotti del territorio che a causa di anomalie estetiche sono esclusi dalla distribuzione 

Babaco Market è un servizio di delivery anti-spreco nato in Italia nel 2020

Consegna ai clienti box con dentro frutta e verdura di stagione che non rispetta gli standard estetici della grande distribuzione, rischiando così di non finire mai in tavola. Il servizio è attivo su Milano, Torino, Monza, Varese e comuni limitrofi. Per accedervi va sottoscritto un abbonamento, settimanale o quindicinale a seconda delle esigenze.

Lampoon intervista Francesco Giberti, CEO e founder di Babaco Market

«Babaco nasce a maggio 2020, ai tempi della prima ondata pandemica. Durante il lockdown abbiamo pensato a un servizio che potesse intercettare i bisogni del consumatore dei prossimi dieci anni: la consegna a domicilio, che riguarda la comodità del servizio, e la sostenibilità. La caratteristica di Babaco è il recupero dei prodotti alimentari che andrebbero sprecati e far sì che possano essere commercializzati», racconta Francesco Giberti, CEO e founder di Babaco Market.

Le babaco box hanno rivitalizzato l’appeal di diversi prodotti locali, tra cui il broccoletto di Custoza dell’Azienda Agricola Quei Mille, le cipolle di Cannara dell’Azienda Catarinucci Italo & Biagioni Angeli Sonia, e le mele Gelato Cola della Cooperativa Agricola Zaufanah. «Da un lato c’è la mission anti-spreco, dall’altro la scoperta. I nostri utenti non scelgono il contenuto della box. Siamo noi a proporne una diversa ogni settimana, a seconda della stagione. Dato che lavoriamo tanto con produttori piccoli, riusciamo a portare a casa dei consumatori prodotti che di norma non trovano nei supermercati. L’Italia ha un’offerta maggiore rispetto a paesi con colture meno ricche. Il contenuto della box varia sempre, permettendo ai nostri abbonati di scoprire prodotti nuovi. Di conseguenza, realtà rurali poco conosciute». 

I formati disponibili sono di due tipi: bonsai, con sei chili di capienza, e jungle, contenente dai nove ai dieci chili di prodotti. «Tutte le nostre box sono plastic free. Quando è stagione di ciliegie e fragole, che non possono essere inserite sfuse nella box, utilizziamo packaging di ecoplastica». 

Chi finanzia Babaco Market?

«Alle nostre spalle ci sono sia angel investor che fondi di investimento. Tra questi figura CDP, Cassa Depositi e Prestiti, Boost Heroes e LVenture, fondi specializzati in investimenti early stage. Nei prossimi mesi attireremo nuovi capitali da altri investitori. Il mercato del venture capital in Italia, pur essendo ancora indietro rispetto all’Europa, è in crescita».

Fornitori stagionali di Babaco Market

«Abbiamo una rete di produttori agricoli che collaborano con noi. Sappiamo di settimana in settimana quali sono le disponibilità di queste aziende, quali e quanti prodotti hanno a disposizione perché a rischio spreco, e compriamo e intercettiamo quelli che ci interessano per comporre le nostre box, che spediamo a casa degli utenti». Tra i suoi produttori, Babaco Market annovera Mazzoni Group, Agribologna srl, Lagnasco Group, Azienda Agricola G&M dei F.lli Buccheri, Miss Freschezza, Orto Veneto e Peviani. «I fornitori si trovano in tutta Italia. Lavoriamo di volta in volta con quelli che possono darci prodotti che ci permettano di seguire il criterio della stagionalità. In estate lavoriamo più con il Centro-Sud. In inverno cerchiamo produttori vicini al magazzino, anche per diminuire il percorso che i prodotti devono fare». 

L’opposizione allo spreco alimentare è partita da frutta e verdura

In futuro Babaco Market tenderà una mano verso altre categorie. «Siamo partiti da frutta e verdura per due motivi: una grossa parte del cibo che viene sprecato è costituita da frutta e verdura, e sono alla base di ogni alimentazione sana. In futuro andremo a implementare una serie di prodotti provenienti dal mondo dell’industria, i cosiddetti trasformati. Anch’essi rischiano di andare sprecati perché vicini alla data di scadenza, e di rimanere invenduti nei magazzini delle aziende. Abbiamo iniziato a fare dei test, con tre diverse campagne per tre diversi prodotti. In particolare, abbiamo recuperato un olio extra vergine d’oliva biologico pugliese, un altro olio evo siciliano, e dei succhi biologici piemontesi. Anche le aziende di prodotti trasformati hanno rimanenze in magazzino». 

Babaco Market: quali prodotti salvare

Per decidere cosa salvare, la start up si affida a determinati requisiti. Lo stesso vale per la scelta dei fornitori. «Dalla raccolta del prodotto nel campo alla consegna a casa della box non passano mai più di settantadue ore. All’interno del nostro team ci sono persone che si occupano del controllo qualità, assicurandosi che il prodotto non presenti marcescenze o problemi dal punto di vista nutritivo. Nel caso in cui il prodotto non sia conforme a questi standard, viene respinto. Per quanto riguarda la selezione dei fornitori, è previsto un assessment iniziale dei processi seguiti nel ciclo produttivo dai possibili collaboratori. Lo effettua il team acquisti». 

Quote rosa e rider presso Babaco Market

«Ad oggi circa il 60% del personale di Babaco è donna. Questa percentuale è rispettata anche sulla prima linea, a livello di management. Sono più donne che uomini, a tutti i livelli. Un fattore dettato non dalle quote rosa, ma dal merito». Le condizioni lavorative del settore delivery sono finite in più occasioni sotto ai riflettori. «Negli anni tanti gruppi hanno creato un sistema discutibile, che non condividiamo. Infatti non utilizziamo rider. Le nostre box vengono consegnate attraverso dei fornitori specializzati, che utilizzano dei truck refrigerati per mantenere la catena del freddo. Le persone che ci lavorano sono assunte regolarmente. Quando entriamo in contatto con queste società chiediamo di avere visibilità sul tipo di rapporto lavorativo che hanno con i propri dipendenti». 

Francesco Giberti sullo spreco alimentare in Europa

«Secondo uno studio dell’Unione Europea, si stima che ogni anno in Europa si sprechino ottantotto milioni di tonnellate di cibo. Di queste, il trenta per cento si spreca a livello produttivo, tra i campi e l’industria. Il valore di questo trenta per cento è intorno ai 14,5 miliardi di euro. Una parte di questo spreco è dovuto a una discriminazione di quei prodotti dovuta a difetti estetici o una sovrapproduzione che preclude uno sbocco commerciale. Lo stesso studio evidenzia che circa il 10% delle emissioni globali di C02 sia dovuto allo spreco alimentare». Nel primo anno di vita, il servizio ha contribuito a salvare circa centoquaranta tonnellate di frutta e a evitare l’emissione di trecentocinquanta tonnellate di CO2.

Difetti di buccia, deformazioni e dimensioni anomale. La frutta e la verdura con cui Babaco Market compone le box fanno fatica a trovar spazio nel mercato per queste caratteristiche, che possono scoraggiarne l’acquisto anche a causa di bias culturali. «Il consumatore è stato abituato ad associare il concetto di “buono” a quello di “bello”. Negli ultimi anni sempre più persone sono educate al tema dello spreco. Il nostro obiettivo è aiutare chi ha meno coscienza del problema a comprendere la diversità dei due concetti, e andare così oltre agli stereotipi che non creano nulla di positivo a livello sociale, se non dello spreco. Non esiste in natura un prodotto standard. Il peperone storto o la melanzana col naso non sono da discriminare. Su questi punti abbiamo impostato le campagne di comunicazione a Milano e Torino a ottobre». Per sensibilizzare ulteriormente i consumatori sul tema spreco e cambiare la loro concezione sul difetto alimentare, Babaco Market dà loro la possibilità di ricevere via mail le indicazioni della babaco guru Miriam Sabolla, che fornisce consigli su come organizzare la cucina e la spesa.

Babaco Market – Share Magic

In caso di prodotti in eccedenza, l’azienda si impegna a donarli alle associazioni no profit. Dal 29 novembre ha anche dato il via all’iniziativa #ShareMagic, che ha permesso di acquistare Christmas Gift Card digitali da regalare in occasione delle feste. «Il progetto è collegato a un’azione solidale: per ogni gift card regalata abbiamo donato due chili di prodotti alimentari al Banco Alimentare Lombardia».

Filippo Motti

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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