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Bioedilizia in canapa
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Bioedilizia in canapa: verso case biodegradabili

Dalla canapa una tecnologia costruttiva che, contribuendo a ridurre i livelli di CO2 del pianeta, potrebbe portare alla realizzazione di case più salubri e performanti

Bioedilizia in canapa

I vantaggi che la bioedilizia in canapa potrebbe portare al nostro Paese non sono ancora stati compresi fino in fondo perché spaziano dalle dinamiche economiche a quelle sociali e di benessere collettivo, con un punto imprescindibile al centro delle agende globali e dei programmi futuri di interi Stati e organizzazioni internazionali: il problema ambientale e l’immissione di CO2.

Per capire il cambio di paradigma che la canapa unita alla calce potrebbe portare nella nostra vita quotidiana, bisogna partire da un dato: ad oggi secondo la Global Alliance for Buildings and Construction, l’edilizia tradizionale è responsabile del 39% delle emissioni di CO2 a livello globale, utilizza il 36% dell’intero consumo energetico globale, il 50% delle estrazioni di materie prime e un terzo dell’acqua potabile. È evidente che l’imperativo deve essere un cambio di sistema. Quello che, ad oggi, è meno evidente, è che una soluzione pratica è già a nostra disposizione e si chiama canapa. 

I benefici della canapa per la salubrità dell’aria

Questa pianta tanto demonizzata, tra le sue virtù, dà vita all’unico sistema costruttivo carbon negative, che toglie cioè più CO2 dall’ambiente di quella che sarebbe prodotta durante tutto il processo, dalla crescita delle piante al loro utilizzo nelle abitazioni. Perché la canapa toglie dall’atmosfera in media 4 volte la CO2 rispetto agli alberi e va avanti a farlo anche quando è trasformata in biomattone e altri materiali. Secondo uno studio del Politecnico di Milano un metro³ di canapa e calce toglie 60 kg di CO2 dall’atmosfera. Costruire case e condomini di questo tipo equivale a seminare ettari di bosco. Il secondo è un motivo di salubrità e benessere per le persone che vi abiterebbero, soprattutto in questo momento storico in cui si pone particolare attenzione sull’aria che respiriamo.

Oggi una casa in canapa costa poco più di una tradizionale, ma con molti vantaggi in più. A partire dalla salubrità degli ambienti e dell’aria che si respira, passando per l’umidità costante a livelli ideali, alla mancata formazione di muffe e all’auto regolamentazione termica, le case in canapa, per natura, sono ambienti ideali in cui vivere. L’ultimo è un motivo di vanto nazionale: noi italiani siamo tra i migliori ad utilizzare questa tecnologia in edilizia, e ne sono una riprova i premi vinti a livello internazionale, le commesse estere, i cantieri più grandi al mondo e lo sviluppo delle aziende italiane.

Quel che ora serve, con un’operazione che porterebbe benefici a tutto il sistema-paese, è che questa tecnologia sia utilizzata, diffusa e raccontata sempre di più: è solo sui grandi numeri che i benefici di queste abitazioni, che tra le altre cose sono antisismiche e resistenti agli incendi, possono esprimersi a livelli significativi per il benessere dei cittadini e dell’ambiente e un’economia circolare e finalmente sostenibile. Su queste e altre tematiche la testata Canapaindustriale.it, che chi vi scrive ha fondato e dirige, ha pubblicato uno speciale scaricabile gratuitamente, dove si possono trovare diversi approfondimenti dei temi che ci troviamo a trattare. 

Le grotte di Ellora in India

Se oggi le grotte di Ellora, in India, sono un sito Unesco visitato da migliaia di persone che possono ancora oggi ammirarne i dipinti, è anche grazie alla canapa, che, mischiata con argilla e calce ha contribuito a proteggerli per più di 1500 anni conservandoli fino ai giorni nostri. Sono le conclusioni di uno studio scientifico pubblicato nel 2016 su Current Science a cura Rajdeo Singh, archeologo dell’Archaeological Survey of India e da M M Sardesai, del dipartimento di Botanica alla Dr. Babasaheb Ambedkar Marathwada University. La prova pratica: nelle grotte di Ajanta, 30 strutture buddiste risalenti al secondo secolo a.C. in cui non è stata utilizzata la canapa, la dilagante attività degli insetti ha danneggiato almeno il 25% dei dipinti.

Tra le doti della canapa in edilizia infatti, oltre a quelle traspiranti e quindi di miglioramenti della qualità di vita e l’abbassamento di bollette e consumi energetici, c’è anche quella di essere ignifuga, un fungicida naturale e tenere alla larga gli insetti. L’uso della canapa ha aiutato le grotte e la maggior parte dei dipinti nel sito patrimonio mondiale dell’Unesco del sesto secolo a rimanere intatte, si può leggere nello studio che indica che molte delle proprietà della canapa erano conosciute dagli indiani nel sesto secolo. La canapa è stata ampiamente utilizzato in Ellora, nonché dagli Yadava, che hanno costruito il forte Devagiri-Daulatabad nel dodicesimo secolo.

Gli etruschi e la canapa

Altro esempio: la maestria dimostrata dagli Etruschi nell’utilizzo di canapa sia per scopi quotidiani, come l’alimentazione, sia per la creazione di armature che innovarono le pratiche di guerra e pirateria, che per le abitazioni. Secondo la teoria raccontata da Giovanni De Caro, ingegnere, esperto ambientale e presidente dell’associazione Canapa Tuscia, il primo cappotto in canapa della storia, oggi riproposto con tecniche moderne, sarebbe stato realizzato proprio da questa antica popolazione. «La casa etrusca aveva una forma a rettangolo allungato articolata in genere in due o più vani, ottenuti con muri divisori perpendicolari ai lati lunghi: tutto ciò in funzione delle nuove esigenze dei nuclei familiari ma anche della necessità statica di sorreggere con i muri interni la trave di colmo (columen) divenuta molto lunga e soggetta a pesi notevoli», spiega l’ingegnere.

«Le fondazioni – continua a raccontare – erano realizzate con pietre estratte da cave locali: nell’Etruria meridionale conci di tufo squadrati in maniera regolare. La giuntura era a secco e gli interstizi, quando i blocchi non avevano forma regolare, erano riempiti con terra o piccoli sassi. Il pavimento era di solito in terra battuta o di lastre di pietra usate per ricoprire il battuto. Un’altra tecnica di costruzione dell’alzato, che evidentemente precorre le attuali gettate in cemento armato, è quella del pisè. Murature in pisè si ottenevano pressando argilla con all’interno paglia di canapa fra due casseforme realizzate con assi di legno o stuoie, a delimitare lo spessore del muro. la muratura così ottenuta non necessitava di pali maestri in quanto aveva una buona capacità portante ed era quindi in grado di sostenere il tetto ed al contempo isolava a livello termico la casa. Oggi questa tecnica è usata per realizzare i cappotti termici necessari per l’efficientamento energetico e l’isolamento termico delle moderne costruzioni; oggi come allora cambiano le tecnologie realizzative ma non il principio».

La prima casa in canapa in Italia e le sue doti antisismiche e sostenibili

Se è quindi una tecnologia le cui tracce si perdono nei secoli, l’uso moderno di questi materiali in Europa è ricominciato ad affacciarsi negli anni Novanta. La prima casa in canapa italiana invece è stata costruita tra il 2009 e il 2012 a San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, con un progetto curato dal geometra Olver Zaccanti che con l’Anab (Associazione Nazionale Architettura Bioecologica) a contribuito a portare questo modello per l’edilizia nel nostro Paese. Nel mezzo c’è stato il terremoto che ha colpito l’Emilia Romagna e fatto crollare o danneggiato diverse abitazioni della zona, ma quella dei signori Franchini ne è uscita indenne grazie alle caratteristiche della canapa e calce; come ha spiegato Zaccanti, «dal punto di vista antisismico la canapa e la calce sono perfettamente in sintonia con la struttura in legno all’interno e quindi si muovono in armonia tra di loro senza creare lesioni; naturalmente per terremoti di un certo tipo: se si va oltre il sesto-settimo grado della scala Richter cominceranno ad esserci delle lesioni anche in questo caso, però anche da questo punto di vista abbiamo a che fare con un materiale che eventualmente si potrebbe frantumare ma non rovesciare, migliorando anche in questo caso la sicurezza delle persone».

Anche per ciò che riguarda i consumi energetici e le bollette canapa e calce si rivela un materiale dalle ottime prestazioni. Non c’è l’impianto di raffreddamento, perché non necessario, mentre quello di riscaldamento è alimentato da una pompa di calore; sono inoltre presenti pannelli solari. «Non accendiamo i caloriferi fino a dicembre», ha spiegato il signor Franchini, puntualizzando che «essendo tutto elettrico ed avendo i pannelli fotovoltaici, è una casa a costo zero; anzi, mi rimane in tasca qualcosa». 

La canapa e calce secondo l’ENEA

Vantaggi confermati dall’ENEA, l’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, che sulla canapa ha incentrato diversi progetti. Uno è stato Effedil, che si è concentrato sulle proprietà isolanti di questi materiali. «Con questo studio – spiega la dottoressa Patrizia Aversa dell’ENEA – abbiamo potuto verificare che la canapa migliora l’isolamento termico del laterizio, attenuando di circa il 30% il flusso termico, ossia la quantità di calore che passa attraverso un materiale in un dato momento, e diminuendo del 20% la trasmittanza termica, vale a dire la facilità con cui un materiale si lascia attraversare dal calore. Inoltre la canapa ha una buona permeabilità al vapore acqueo, permettendo così di evitare la formazione di condensa».

Altro progetto è stato quello di realizzare un kit prefabbricabile e modulare composto da piani cordati e pannelli in fibra di canapa che, opportunamente combinati tra loro, sono in grado di contenere gli effetti espulsivi provocati dalle scosse sismiche e garantire al tempo stesso un elevato comfort termoacustico e isolante.

Ecobonus e ristrutturazioni

Non solo, perché ci troviamo in un momento in cui, grazie anche all’Ecobonus 110% e agli altri già presenti, con la canapa è possibile ristrutturare l’esistente senza procedere con nuove costruzioni. Per usufruire dell’Ecobonus 110% la ristrutturazione deve migliorare l’edificio di due classi energetiche. Non è un obiettivo difficile da raggiungere soprattutto per le case con una classe bassa. Con il rifacimento del cappotto, gli infissi e l’isolamento del tetto ci si arriva facilmente e il capotto, per fare un esempio, può essere realizzato proprio con canapa e calce. 

Quello della ristrutturazione degli edifici è un tema sotto l’attenzione di molte amministrazioni non solo in Italia, ma anche a livello europeo. «Per la prima volta la comunità europea ha stanziato dei fondi per stabilire e trovare sistemi costruttivi e materiali per l’efficientamento energetico di edifici esistenti, creando delle filiere locali con prodotti reperibili in un raggio d’azione di un massimo di 150 chilometri». Lo spiega il geometra Walter Perisello, titolare dell’azienda Calce legno canapa che si è posta come capofila di questo interessante progetto in provincia a Cuneo.

Si tratta del progetto europeo Eco-Bati che prevede la riqualificazione energetica di quattro edifici pubblici: oltre alla sede della Camera di commercio di Cuneo (che è cantiere pilota), anche la sede della Scuola Edile di Boves, la sede della Camera di commercio delle Riviere di Liguria, e l’edificio di proprietà della Chambre de Metiers a Nizza in Francia. Un’operazione che ha un potenziale enorme e che potrebbe cambiare il paradigma delle ristrutturazioni in generale se venisse applicato in modo massivo. 

Le eccellenze italiane 

In Italia, almeno da questo punto di vista, siamo fortunati visto che nel nostro Paese sono presenti aziende tra le più qualificate al mondo nell’utilizzare questa tecnologia. È ad esempio il caso di Tecnocanapa by Senini, azienda italiana che si è aggiudicata la commessa per il cantiere in canapa e calce più grande al mondo, con la ristrutturazione e la costruzione di nuovi edifici in Svezia, dove sorge Divinya, l’Ashram del guru indiano Guruji Sri Vast.

«Gli edifici presentano una struttura portante in legno, con involucro e intonaci in canapa e calce. Coprono una superficie complessiva di 6.300 mq e sono adibiti a ospitare le migliaia di persone che partecipano agli eventi per più giorni. Si tratta di una sala conferenze, un centro di accoglienza e trattamenti, caffè, ristorante, Spa e un tempio per seminari e corsi», spiega Gilberto Barcella. «Il cantiere dovrà essere terminato in due anni e contribuirà a immagazzinare nell’involucro 190 tonnellate di CO2».

Pedone Working, studio di architetti

Altro esempio è quello di Pedone Working, studio di architetti con base in Puglia, che hanno dato via a due condomini realizzati con canapa e calce a Bisceglie. Il primo, chiamato Case di Luce, è stato completato in passato mentre il secondo, Case nel Verde, è in via di costruzione. Se il primo si è aggiudicato un premio internazionale nella categoria Energy andhot climates del prestigioso concorso internazionale Green Building Construction Award 2016, la differenza principale nella recente costruzione, è che i materiali provengono quasi a chilometro zero. In Puglia, infatti, grazie alla creazione di un centro di trasformazione della canapa a Cerignola da parte del consorzio Bio Hemp Farming, è stata chiusa la filiera locale per la bioedilizia. Dai campi coltivati si passa nel raggio di pochi chilometri alla loro prima trasformazione, per poi diventare prodotti per l’edilizia ed essere utilizzati direttamente in cantiere. 

Edilizia etica 

Le aziende e le opportunità sono diverse e variegate e per chi non si fidasse e volesse toccare con mano le potenzialità di questi edifici, Messapia Style, altra azienda pugliese che si dedica a questo tipo di costruzioni da loro soprannominata come edilizia etica, offrono la possibilità di dormire una notte in una delle abitazioni da loro realizzate grazie alla Hemp experience.

Mario Catania

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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