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Abiti che tornano ad essere filati: la tradizione pratese nell’economia circolare

L’economia circolare nell’industria della moda comincia da Prato: Stracci racconta la vita, la morte e la rinascita degli abiti gettati. Intervista a Silvia Gambi e Tommaso Santi

Da più di un secolo a Prato si riciclano abiti gettati via: storie di vita e ricordi vengono smembrati per diventare un tessuto nuovo, una nuova storia e un nuovo ricordo. Stracci, scritto da Silvia Gambi e diretto da Tommaso Santi, è il documentario che narra l’importanza di un lavoro secolare ma poco conosciuto nel sistema della moda. 

Stracci – il documentario 

Presentato in anteprima a novembre 2021, Stracci racconta le storie del passato per concentrarsi sul presente e sull’attualità del tema della sostenibilità nel settore del tessile. Il documentario è nato da una ricerca che Tommaso Santi aveva condotto dodici anni fa tra i vecchi cenciaioli; aveva registrato delle interviste con il fine di costruire un testo teatrale di fantasia ambientato nella società degli stracci, che non aveva niente a che fare con il concetto di green economy elaborato nel lungometraggio. 

A Prato si fa economia circolare da centocinquant’anni, un modello di imprenditoria naturale che ha influenzato un intero distretto, facendolo diventare il primo polo italiano del riciclo dei filati di lana. «Volevamo prendere un’esperienza particolare come quella di Prato, e metterla all’interno del contesto mondiale», Afferma Silvia Gambi, giornalista e fondatrice della piattaforma Solo Moda Sostenibile.

La lana rigenerata: l’industria pratese 

Ogni giorno nei magazzini e nei capannoni della città toscana vengono consegnate balle con tonnellate di stracci – così li chiamano –, vale a dire abiti usati provenienti da tutto il mondo, che devono essere smistati e suddivisi da occhi e mani esperte in grado di riconoscere il filato adatto alla rigenerazione. La ricerca è un passaggio che deve essere eseguito senza trascurare nessun dettaglio: gli stemmi, i loghi e i ricami devono essere esclusi, le etichette devono essere scucite, la composizione del materiale deve essere riconosciuta.  Per una buona qualità di riciclato è necessaria una selezione. 

È un lavoro corale che i cenciaioli svolgono con precisione, tramandandolo alle nuove generazioni. «Questo tipo di professioni sono state un po’ snobbate dai giovani perché potevano sembrare poco attrattive. Tutti volevano lavorare più nell’ambito creativo che in quello produttivo; quindi, il settore tessile della moda soffre questo scarso attaccamento da parte dei giovani. Adesso si stanno avvicinando e stanno ritornando in fabbrica: ci sono giovani imprenditori, di seconda e terza generazione, che sono inseriti in azienda e che stanno continuando a fare il lavoro dei propri genitori e dei propri nonni. Non credo che si possa parlare dell’estinzione di questo mestiere a Prato, perché fa parte della cultura pratese».

La selezione dei capi a Prato

Solo il 3% degli stracci presenti nelle balle che valicano i cancelli delle industrie pratesi finisce in discarica. Il restante 97% viene analizzato: tutto quello che non può essere sottoposto alle pratiche della rigenerazione, perché non presenta le caratteristiche richieste, è destinato al mercato del riuso e del second hand e finisce in negozi vintage o mercati. Nei laboratori rimangono solo capi di maglieria, poiché le fibre lunghe da cui sono composti garantiscono una qualità migliore di filato rigenerato. 

Questi capi sono suddivisi in nuance di colore perfette: i cenciaioli compongono pile di tonalità precise – tutti i tipi di rosso, di blu, tutte le scale dei grigi – e talvolta mischiano due colori diversi per ottenere un filato di un tono non esistente a magazzino. In questo modo non sarà necessario sottoporre i materiali ad ulteriori passaggi di tintura, favorendo un atteggiamento ecosostenibile con pochissimo impatto sull’ambiente. È un lavoro lento che richiede del tempo per la raccolta di un numero di stracci adatto alla produzione di nuovi materiali. 

Da maglia a filo – economia circolare a Prato

Una volta ordinati per composizione e per gradazioni di colore la magia può avere inizio: i capi sono trasportati al taglio e successivamente vengono introdotti nel macchinario che li trasforma nuovamente in filo. A questo punto la lana rigenerata è pronta per tornare sul mercato: «La moda è pronta a ricevere il materiale riciclato. Tanti brand hanno scelto di utilizzare cashmere rigenerato e non cashmere vergine. Tanti stanno andando verso quella direzione», spiega Tommaso Santi, «Prato ha venduto per tanti anni lana rigenerata senza neanche dirlo perché il mercato non era interessato a questo. Di questa vergogna parla bene il documentario. Ora, invece, è il mercato che lo chiede.»

I filati realizzati a Prato sono attestati dalla certificazione GRS – Global Recycled Standard, che garantisce qual è la percentuale di riciclato presente all’interno dei prodotti. Questa pratica potrebbe rappresentare una delle soluzioni al problema dell’alto numero di rifiuti tessili, causati perlopiù dalla sovrapproduzione – risultato di un modello consumistico basato sull’idea del fast fashion. L’industria della moda si classifica la seconda industria più inquinante al mondo e impatta circa il 10% a livello globale: ogni anno i vestiti rilasciano mezzo milione di tonnellate di microfibre nell’oceano, nonché quasi cinquanta miliardi di bottiglie di plastica. Solo il settore petrolchimico raggiunge numeri più alti di questi. 

Reduce, reuse, recycle

Riduci, riusa, ricicla è un motto che la tradizione culturale pratese ha fatto proprio più di un secolo fa, quando ancora non si parlava di economia circolare. Oggi è un atteggiamento di tendenza che prova a cambiare le industrie e il modo di operare legato a schemi del passato, per salvaguardare il pianeta. Stracci racconta una memoria collettiva che per decenni ha agito in silenzio, ma con la consapevolezza di sostenere l’ambiente. «Questa storia porta in sé», dice santi, «un fascino ulteriore. Nelle tasche degli abiti si trova qualsiasi cosa, da soldi a fotografie, lettere.» 

Stracci: un viaggio intorno al Mondo nell’economia circolare

Il documentario è un viaggio oltreoceano che mostra l’industria in Pakistan e in Ghana, mostra l’Isola di Wight e vola a New York. «Non potendo muoverci (a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria da Covid-19 n.d.r.), abbiamo dovuto contattare le persone coinvolte poi nel documentario, e soprattutto preparare delle mini-troupe che organizzassero e girassero le interviste per conto nostro». Tommaso e il direttore della fotografia hanno gestito a distanza le riprese negli altri Paesi coinvolgendo un imprenditore pakistano, esperto di lana rigenerata grazie ad una passata esperienza pratese, e Liz Ricketts, direttrice di The OR Foundation – un’organizzazione del Ghana che si occupa di upcycling e riuso creativo. 

La narrazione delle esperienze extra nazionali prosegue con l’intervento di un esponente della Fondazione Ellen MacArthur, principale istituzione nell’economia circolare con sede a Chicago che offre sovvenzioni e investimenti pari a circa duecentoventicinque milioni di dollari annui nell’ambito della green economy. 

Cosa significa riciclare un abito di lana, un tessuto

Queste voci, insieme alle conversazioni con gli imprenditori nostrani, completano l’opera cinematografica e aiutano la comprensione di un settore ancora poco conosciuto. «Chi ha visto questo documentario, e non è pratese, è rimasto sorpreso di fronte a questo modo di riciclare gli abiti. Solitamente, sembra normale riciclare carta, plastica, ma nessuno immagina cosa succede e cosa significhi davvero riciclare un abito di lana, un tessuto; e soprattutto nessuno può immaginare che si parte da un tessuto vecchio, si rifà la fibra e si arriva ad un tessuto praticamente nuovo». 

Stracci

Prodotto da Kove e in collaborazione con Solo Moda Sostenibile, Stracci è stato proiettato durante l’Italian Film Festival/USA e il Los Angeles Italia – Film, Fahion and Art Fest. Presentato alla Premiere Vision di Parigi e al Queensland College of Art di Brisbane in Australia, continua a fare il giro delle sale cinematografiche italiane. Stracci è anche disponibile in DVD in tutte le librerie e negli store on line. Distribuito da Mustang Home Video, e on demand a noleggio sulle principali piattaforme di streaming.

Noemi Soloperto

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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