Cerca
Close this search box.
  • EDITORIAL TEAM
    STOCKLIST
    NEWSLETTER

    FAQ
    Q&A
    LAVORA CON NOI

    CONTATTI
    INFORMAZIONI LEGALI – PRIVACY POLICY 

    lampoon magazine dot com

Lampoon Magazine Wadi el Gemal
TESTO
CRONACHE
TAG
SFOGLIA
Facebook
WhatsApp
Pinterest
LinkedIn
Email
twitter X

C’è vita nel deserto: viaggio nelle viscere del parco nazionale Wadi el Gemal

Dal porto di Berenice alle valli del Nilo e fino mare si spiegano distese lunari – un tempo trafficate da carovane, continuano a pulsare di vita. L’impegno del Gorgonia Beach Resort a tutela della comunità di beduini Ababda nel parco nazionale Wadi el Gemal

La strada per arrivare a Wadi el Gemal è ampia e poco trafficata, quando non è alta stagione

Dall’aeroporto di Marsa Alam verso sud, taglia in due il terreno desertico: a destra distese di sabbia e roccia, a sinistra il Mar Rosso. Sparsi lungo la costa, edifici di recente costruzione testimoniano lo sviluppo urbanistico che ha conosciuto quest’area nei primi anni Duemila. Alcune strutture aspettano la venuta dei turisti, altre in stato di cantiere resteranno abbandonate. Le automobili in direzione opposta inviano un saluto lampeggiando i fari o suonando il clacson. Il van si ferma più volte per un controllo ai check point di polizia istituiti da Mubarak – una soluzione per creare posti di lavoro per la popolazione locale. ‘Marsa Alam’ in arabo significa ‘la baia delle bandiere’. Era consuetudine della piccola popolazione elevare bandiere per consentire alle piccole barche in mare di trovare la via del ritorno. 

La miniera d’oro Sukari, Marsa Alam

Oggi 3.795 persone lavorano alla miniera d’oro Sukari, il 95% sono egiziani. La miniera – sotterranea e a cielo aperto – si trova nel deserto orientale, 30 km a sud della città. Sukari è l’unica miniera d’oro esportatrice dell’Egitto e la prima moderna su larga scala nella nazione nordafricana. Contribuisce al prodotto interno lordo del Paese per circa 900 milioni di dollari all’anno. Nei primi mesi del 2022, Centamin, società di estrazione dell’oro focalizzata sull’Egitto, è passata da società appaltatrice a proprietaria. Secondo le previsioni dell’azienda, le riserve sotterranee aumenteranno del 200%. La miniera sotterranea ha attualmente otto anni di vita produttiva, ma Centamin ha identificato obiettivi di perforazione a breve termine per estenderla oltre i dieci anni entro la fine del 2022.

Nonostante le riserve di metallo prezioso e una ricca storia mineraria che ha consentito la creazione di gioielli faraonici, la ricchezza mineraria dell’Egitto rimane in gran parte poco esplorata. A causa del passato sistema di royalties e agli imposti accordi di condivisione dei profitti con lo Stato, i minatori hanno ritenuto poco redditizio sfruttare i minerali. Le cose sono cambiate: una revisione legislativa del 2020 ha eliminato la necessità per i minatori di formare joint venture con il governo, mentre le royalties statali possono arrivare a un massimo del 20%. 

Il parco nazionale Wadi el Gemal – 5000 km di terra, 2000 km di mare e 5 isole protette 

Dopo 45 km di viaggio verso sud, si arriva al parco nazionale di Wadi el Gemal – ‘Valle dei cammelli’. Una delle più grandi valli del deserto orientale. Dalla città di Berenice al Nilo e fino alle coste del mediterraneo, si spiegano distese lunari. È il letto di un antico fiume oggi scomparso che circa 15.000 anni fa si originava dalle alte montagne a occidente, dominate dal Gebel Hamata, per poi gettarsi nel Mar Rosso. La ventina di affluenti che si versavano nel fiume principale hanno originato una rete di valli secondarie. 5000 km di terra, 2000 km di mare e 5 isole protette. Nel 2003 fu proclamato parco nazionale: qui lavorano 11 rangers. 40 specie di piante e 45 tra uccelli residenti, rettili e mammiferi. Oltre la terra, il mare: 120 km di costa spesso bordata da mangrovie con una barriera corallina in cui vivono le madrepore – o coralli duri – e oltre cento specie di pesci, tartarughe e dugonghi. Una comunità di più di 200 delfini vive nel reef di Samadai, in una zona che prende il nome di Dolphin House. 

Gorgonia Beach Resort di Marsa Alam – il sostegno alla comunità Ababda

Nel parco di Wadi el Gemal vivono oggi oltre duemila beduini appartenenti alla tribù degli Ababda. Il Gorgonia Beach Resort di Marsa Alam sostiene la popolazione locale ed è impegnato per lo sviluppo di un turismo consapevole nella zona, con l’aiuto dell’associazione non governativa Abo Ghosoun Community Development Association. Le sovvenzioni degli ultimi anni sono servite all’ammodernamento dell’unica scuola elementare del villaggio e di un sistema di scorta d’acqua potabile per gli Ababda. Sono stati sovvenzionati corsi di lingua, microcredito, sartoria e apicoltura. Queste iniziative hanno consentito al Gorgonia di ottenere la certificazione Green Star del Ministero per l’Ambiente Egiziano.

L’altopiano el Talaye, nel deserto orientale – o deserto arabico 

El Talayee Tour è un’escursione alla scoperta dell’entroterra e dell’altopiano omonimo con guide locali. La partenza è prevista all’alba. Il fuso del Cairo è lo stesso di Roma, ma all’interno del resort le lancette dell’orologio si spostano un’ora avanti, per approfittare al massimo della luce del sole, che sul finire di aprile sorge poco prima delle 5 e tramonta alle 19. Le Land Rover si lasciano alle spalle il mare e penetrano nel deserto. Chilometri di sabbia e roccia, salite e discese da affrontare con cautela, poi in velocità verso spazi aperti, tra gli arbusti bassi e radi. Capita di incontrare un albero. Dove c’è vegetazione, c’è acqua nel sottosuolo. Il sole illumina la terra, ma è la pioggia che fa crescere l’erba. La luce ci permette di vedere i volti amati, ma è nell’acqua che nasce la vita. Questi versi di una ninna nanna Ababda spiegano il rapporto tra gli abitanti del deserto e la natura. Vivere nel deserto richiede una conoscenza del territorio, delle sue fonti d’acqua. I wadi – letti di fiumi secchi – hanno nomi che forniscono informazioni essenziali sulla loro acqua, compresa l’affidabilità e il volume. Questo aiuta a minimizzare eventuali rischi per chi pianifica gli itinerari di viaggio. I pozzi sono tenuti da Ababda in ottime condizioni. Quando si passa davanti a un pozzo, è consuetudine riempire dei secchi d’acqua sia per gli animali selvatici che per quelli domestici erranti della zona.  

I cammelli che si incontrano nel deserto non sono diffidenti. Se infastiditi, procedono avanti nella spianata alla ricerca di un altro albero da cui prendere ombra e quel poco cibo di cui hanno bisogno. Il proprietario tornerà a riprenderli: li riconosce dal marchio impresso proprio per segnarne l’appartenenza. L’auto si ferma per scattare delle foto. I più fortunati possono vedere una gazzella, uno stambecco nubiano, una lince, una volpe. Altrimenti ci si accontenta di scovarne le orme sul terreno. Il deserto è luogo pulsante di vita, nel silenzio. Lo era ancor di più al tempo dei Romani, quando carovane cariche di spezie, piante aromatiche e altri prodotti facevano la spola tra il porto di Berenice e la valle del Nilo. Sono ancora sono visibili i resti dell’epoca. Questa parte di deserto era nota già nell’antichità anche per i suoi giacimenti di smeraldi. Alcune costruzioni di epoca romana testimoniano l’attività mineraria della zona.

Ababda: il rituale del caffè 

Gli Ababda bevono il caffè tradizionale chiamato Al-Jabanah a tutte le ore del giorno. Qualsiasi riunione è un’occasione per una cerimonia del caffè. Il rituale inizia con la tostatura dei chicchi, prima di macinarli in un mortaio con altre erbe e spezie, come zenzero e chiodi di garofano. I fondi sono poi bolliti in un contenitore a collo lungo, chiamato Jabanah, fatto di ceramica, alluminio o talco. Alla fine del beccuccio è apposto un filtro che cattura i fondi: il caffè riempie le tazzine e può essere consumato, seduti su un tappeto. Bevono solo gli ospiti, se è Ramadham. Cibi e bevande nel periodo di digiuno possono essere consumati solo dopo il tramonto. Il pesce è la fonte alimentare quotidiana per gli Ababda che vivono lungo la costa. Spesso mangiano anche zuppe di lenticchie, riso o verdure – sempre accompagante dal pane tradizionale: Gabori. Si prepara nidificando bastoni di alberi secchi per riscaldare la sabbia. Farina, acqua e sale costituiscono l’impasto, sepolto nella sabbia cocente del deserto. La Sala’at (carne alla griglia) viene cotta su pietre calde. Oggi, la carne di pecora e di cammello è consumata in occasioni speciali. 

Le tribù Ababda hanno sviluppato una legge consuetudinaria non scritta che regola la vita comunitaria e stabilisce i diritti e i doveri dei membri della tribù. I crimini più comuni sono legati alla pastorizia. La legge regola l’uso sostenibile delle risorse naturali: vietato tagliare alberi che non siano già morti. Nel caso di controversie legate agli affari familiari, il consiglio presieduto da un anziano, si riunisce per discutere la questione. Dopo aver ascoltato le controparti, l’anziano emette un verdetto, normalmente accettato. Se la disputa coinvolge tribù vicine, sono convocati giudici esterni. La parte colpevole è obbligata a risarcire la parte lesa con un determinato numero di cammelli. Se il giudizio del consiglio non viene accettato, il caso viene portato davanti alle autorità legali dello stato. 

Gorgonia Beach Resort

Le trecentocinquanta camere del resort si sviluppano attorno ai giardini. L’ acqua salina viene estratta da tre pozzi profondi 90 metri, convogliata in un desalinatore, trattata, bilanciata e analizzata prima di essere messa in rete. Per evitare sprechi ed inquinamento, l’acqua degli scarichi viene convogliata in un depuratore all’ interno del quale viene filtrata, trattata e purificata in modo da essere riutilizzata per irrigare i giardini. 

L’accesso al reef di fronte al Diving del Resort è segnalato da boe. Dopo una discesa su alcuni panettoni madreporici inizia una parete ricca di corallo lattuga che scende fino a 25 metri. Si esplora l’inizio del plateau dirigendosi verso i torrioni a una profondità compresa tra 20 e 30 metri. Il torrione più grande ha un anemone con pesci pagliaccio ed è coronato da corallo di fuoco con pesci accetta. Si risale verso sud-ovest nel giardino di coralli per osservare la fauna di barriera, per poi tornare alle boe verso l’uscita. Si possono incontrare tartarughe, pesci leone, pesci scorpione, murene, cernie coralline, carangidi e barracuda

Il Gorgonia Beach Resort ha rinnovato la collaborazione con l’EIECP

Il Gorgonia Beach Resort ha rinnovato la collaborazione con l’EIECP – Egyptian Italian Environmental Cooperation Project – entrato nella Fase III. Obiettivo del progetto dell’EIECP III è aiutare l’Egitto nello sviluppo sostenibile di aree protette attraverso la conservazione, la tutela e la rigenerazione delle risorse naturali locali. Sulla base dei risultati delle fasi precedenti dell’EIECP e del progetto SEPA (Strengthening Egyptian Protected Area), la Fase III mira a sviluppare ulteriormente il Sistema delle Aree Protette egiziane (Egypt’s PAs system) con metodologie di creazione di reddito all’interno e intorno alle aree protette. 

L’EIECP III agevolerà l’impiego di risorse per la sostenibilità finanziaria delle aree protette egiziane e ne promuoverà gli sforzi di conservazione e sviluppo sostenibile. In particolare l’iniziativa di refunding consoliderà e migliorerà ulteriormente l’efficacia e la sostenibilità dei risultati della fase III dell’EIECP. L’obiettivo è rafforzare l’interrelazione tra le risorse naturali e culturali e il sostentamento delle comunità locali nelle aree protette di Wadi el Gemal e Fayoum.

Matteo Mammoli

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

SFOGLIA
CONDIVIDI
Facebook
LinkedIn
Pinterest
Email
WhatsApp
twitter X