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l’arte della carta di canapa
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Nella città della carta si torna a utilizzare fibra di canapa al naturale

Un ettaro di canapa produce in pochi mesi la stessa cellulosa di quattro ettari di foresta in decenni. A Fabriano da CanapaCruda si creano fogli in carta di canapa senza additivi, amidi, colle o coloranti artificiali

Report sulla Sostenibilità per il 2020 da Assocarta

In principio erano stracci di cotone, lino e canapa. Oggi è consuetudine pensare alla carta come derivato del legno. L’Italia, secondo i dati pubblicati dal Report sulla Sostenibilità per il 2020 da Assocarta, ha avuto un consumo totale di materia che supera dieci milioni di tonnellate per la produzione di oltre otto milioni di tonnellate di prodotti. Il cinquanta percento del totale è costituito da materia secondaria (maceri), circa il trentacinque percento proviene da fibre vergini e circa il quattordici percento da materiali non fibrosi come carbonato di calcio, amidi, minerali, sbiancanti e altri costituenti della produzione.

«L’Italia importa il novantaquattro percento della pasta per carta (cioè cellulosa da fibre vergini), principalmente dall’Europa e dalle Americhe, senza importazioni dall’Africa o dall’Asia. In Italia e nei paesi europei, cosi come dal principale paese fornitore, ovvero il Brasile, la pasta per carta viene da foreste coltivate e in maniera crescente da foreste certificate», si legge nel Report. «Il novanta percento della pasta di cellulosa acquistata dall’industria cartaria europea è certificata (Cepi 2018). Anche in Italia, dove è quasi assente la produzione di pasta per carta da fibre primarie, il settantadue percento del legno e l’ottantacinque percento della pasta per carta acquistata è fornita di certificazione forestale. Il settore cartario, anche se un utilizzatore minore di legno, è però in proporzione il principale utilizzatore di legno certificato». 

L’approvvigionamento del legname derivato da foreste coltivate

Un beneficio che ha portato alla creazione in Europa, dal 2005 al 2015 secondo i dati pubblicati dalla FAO (Food and Agriculture Organization) di un’area verde boschiva pari alla grandezza della Svizzera (oltre mille e cinquecento campi da calcio al giorno). Anche se l’impegno verso il riciclo della materia prima ha portato alla riduzione delle emissioni, è necessario ricordare che grandi numeri indicano attività intensive e operatività industriale. La carta non è solo legno. Sfidare il modello ormai incardinato come regola è impegno d’artigianato. 

Fabriano Città Creativa UNESCO per l’Artigianato e le Arti Popolari

Fabriano, nel cuore del Paese, è stata insignita come Città Creativa UNESCO per l’Artigianato e le Arti Popolari. In tutto il mondo la città marchigiana è conosciuta come Città della Carta per la sua tradizione industriale (cartiere della famiglia Miliani) e le innovazioni tecnologiche introdotte dai cartai fabrianesi che permisero di superare il sistema di produzione di carta araba trasformando Fabriano in ‘culla della carta occidentale’.  La collatura del foglio con gelatina animale (in sostituzione agli amidi arabi), la pila idraulica a magli multipli per aumentare la produzione e la filigrana. A Fabriano il 22 luglio si celebra anche il culto della Santa Protettrice dei Cartai, Maria Maddalena. La cultura della carta è insita nella tradizione del luogo ma non rappresenta più uno sbocco lavorativo per i fabrianesi, né uno stimolo per i più giovani. 

Melania Tozzi, artista della carta

«Avevamo un’università bellissima con tutti macchinari industriali d’epoca ma le Istituzioni sono poco attente e sensibili, ora è tutto fermo. Fabriano è stata riconosciuta dall’ Unesco come Città Creativa. Se non si fa qualcosa a breve ci tolgono il titolo, non ci sono più stimoli per giovani anche se viviamo in un posto con meravigliosi paesaggi e un suggestivo centro storico: non c’è turismo». Commenta Melania Tozzi, fabrianese da generazioni e artista della carta – che dopo aver vissuto delusioni professionali ha deciso di mettersi in discussione e iniziare a produrre carta con la canapa. Il suo procedimento di lavorazione è brevettato. 

«Nel 2013 mi sono rimessa a studiare e ho seguito un corso di tessitura nel Museo di Santa Anatolia di Narco in provincia di Perugia, dove ci sono macchinari come lo stigliatore e i telai a pedale. Lì mi sono interessata alla carta di canapa e ho iniziato a fare delle ricerche. All’epoca nessuno la produceva e non c’era nemmeno materiale dedicato in lingua italiana», racconta Tozzi: «Poi ho frequentato un Master di formazione all’Università di Fabriano: Carta come strumento creativo e mi sono specializzata come operatore cartario»

L’idea di creare carta da fibra di canapa si concretizza con CanapaCruda, laboratorio nato nel 2014. «Si tratta di una fibra meravigliosa che si avvicina a moltissime realtà ed è una scoperta continua con cui confrontarsi. Negli anni ho ricevuto richieste per la realizzazione di pannelli fonoassorbenti da un’azienda milanese, sono riuscita a realizzare delle sedute, dei tavolini, scenografie per teatro e anche qualche capo di abbigliamento (su cui proseguono ricerche per l’impermeabilizzazione). Le fibre lunghe della canapa sono resistenti – anche se il peso specifico è inferiore a quello del legno – e in più hanno una maggiore plasticità», spiega Tozzi. 

Carta di canapa: come si realizza

La canapa utilizzata proviene da zone vicine al laboratorio, «qui intorno ci sono coltivazioni consistenti che mi garantiscono una produzione artigianale», continua l’artista della carta che in un anno ritira circa cinquanta chili di steli di canapa. Un ettaro di canapa produce, in pochi mesi, la stessa cellulosa prodotta da quattro ettari di foresta in decenni. «Recupero le bacchette dagli agricoltori quasi a costo zero. Per loro è un aiuto per ripulire il campo perché gli steli rimangono sul terreno una volta raccolto il seme e le infiorescenze. Se non raccolti fungono da fertilizzanti». 

Per realizzare la carta di canapa non ci sono delle varietà più adatte, CanapaCruda ha utilizzato sia Futura 75 (varietà francese più reperibile nel marchigiano) ma anche Uso 31 e Carmagnola. Il procedimento studiato da Melania Tozzi non prevede nessun tipo di collante, colorante o additivo chimico – contrariamente ai procedimenti in uso che utilizzano sbiancanti e additivi. «La pectina della canapa e le proprietà delle sue fibre non richiedono l’aggiunta di nessun elemento, se non l’acqua. Uso la parte esterna della bacchetta (il tiglio) per ottenere fogli lisci e senza la presenza del canapulo, che può essere fastidioso per la scrittura o la stampa. L’intera bacchetta la utilizzo per realizzare fogli più ruvidi e spessi con canapulo in evidenza. Quest’ultimo è un prodotto molto lontano dal classico foglio di carta che può raggiungere anche i due centimetri di spessore ed è molto resistente. Può essere utilizzato a livello artistico con tutte le tecniche di acquerelli e acrilici»

L’acqua utilizzata per filtrare la polpa di canapa viene gettata nel terreno come fertilizzante mentre la carta difettosa o avanzata viene rimacinata e lavorata nuovamente per la produzione di altra carta. Non esistono scarti e il prodotto finito è completamente compostabile. C’è da chiedersi come sia possibile che un prodotto così ‘naturale’ possa perdurare nel tempo.

L’artista fabrianese racconta di alcuni documenti e manoscritti in canapa risalenti al 1245 ancora intatti e non ingialliti – cosa che invece accade con i manoscritti di cotone. «Nel momento in cui si utilizzano sbiancanti chimici si indebolisce la fibra e questa, resa vulnerabile, può essere attaccata da muffe o insetti. La fibra di canapa è sette volte più lunga di quella del cotone e questo la rende anche più duratura». Il rischio maggiore per la carta di canapa è l’acqua, un foglio di CanapaCruda, nel giro di qualche giorno, si può sfaldare se immerso nell’acqua.  

«Il colore della bacchetta è quello che rimane sul foglio», spiega Tozzi: «La bacchetta macerata in campo attecchita da muffe prende una colorazione grigiastra mentre quella essiccata nei magazzini rimane bella bionda e darà un foglio chiaro». I fogli di CanapaCruda possono essere colorati ma solo attraverso coloranti vegetali: «uso radici come la robbia o altri pigmenti in polvere come l’indaco, il mirtillo o la corteccia di alcuni alberi. Mi rifornisco da piccole aziende che utilizzano prodotti vegetali, per questo la colorazione del foglio resta tenue con riflessi pastello». 

Il lusso della carta di canapa non è circoscritto alla sua forza, alla sua mano o alla sua virtù circolare. Sono il tempo e la pazienza necessari alla sua creazione artigianale a renderla preziosa. «In un giorno si possono realizzare venti, al massimo trenta fogli in formato A4 partendo dalla bacchetta fino all’inquadramento del foglio». Questi sono i tempi per la produzione a cui si devono aggiungere quelli per l’asciugatura. Melania Tozzi non utilizza macchinari o essiccatori, l’asciugatura avviene all’aria, questo implica una variabile stagionale. «D’estate l’asciugatura è rapidissima, basta anche solo mezz’ora. In inverno ci vogliono anche due o tre giorni». 

Il laboratorio di CanapaCruda

La richiesta di utilizzare il suo procedimento su scala industriale è arrivata al laboratorio di CanapaCruda, ma Melania Tozzi ha preferito continuare la produzione artigianale. «Dentro ad un ciclo industriale c’è il rischio che vengano inserite, oltre alla canapa, altre fibre e materiale di scarto della carta tradizionale. In questo modo decadrebbe il brevetto ma soprattutto anche il suo essere completamente compostabile». Un foglio A4 di carta di canapa artigianale, rispetto ad uno di carta classico – sempre di fattura artigianale – costa circa quattro volte di più, cioè quattro euro.

Adesso a Fabriano anche altri mastri cartai hanno iniziato a produrre carta di canapa: «usano canapa miscelata con fibre di cotone o legno ma spesso usano additivi chimici o sbiancanti, anche se non necessari. Cambiare procedimento per la realizzazione della carta quando si cambia la materia prima può essere rischioso ed essere uno svantaggio sulla velocità di produzione, credo sia questo il motivo che ferma i mastri dal non utilizzare sostanze. Io non ho inventato nulla, ho solo ricominciato da capo quando nessuno sapeva più come utilizzare la fibra canapa per la carta».

CanapaCruda di Melania Tozzi

Laboratorio artigianale che produce carta di canapa artistica. Il progetto nasce nel 2013. Melania ha frequentato un Master in ‘Carta come strumento creativo’ presso l’Università della Carta a Fabriano.

Mariavittoria Zaglio

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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