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Nice – Render di Mario Cucinella Architects
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Non è un controsenso: le aree urbane sono opportunità per ridurre l’impatto ambientale

Per cinquant’anni abbiamo lavorato contro natura, oggi dobbiamo recuperare le conoscenze – Lampoon intervista Mario Cucinella, fondatore e direttore creativo di Mario Cucinella Architects

Lampoon introduce Mario Cucinella

Il rispetto per l’ambiente come un principio fondativo dell’architettura, non un accessorio. «Oggi questo tema emerge a causa delle problematiche climatiche legate ai materiali o alle risorse energetiche, ma ci siamo dimenticati che quello tra architettura e natura è un legame stretto da secoli, anche in quegli anni in cui tutto questo non interessava a nessuno», esordisce l’architetto fondatore e direttore creativo di MCA – Mario Cucinella Architects. 

Al liceo, era solito visitare lo studio di architettura di un suo cugino, quando era al liceo. «Ho sempre provato emozione nel visitare gli spazi, osservare le città, con un occhio da cittadino, non da architetto: le strade, i mercati, le scuole, quelle parti di vita quotidiana personale. Decisi di studiare alla facoltà di architettura di Genova dove incontrai Giancarlo De Carlo, che al tempo insegnava ancora. Mi affascinava la fusione in lui tra la vena poetica e l’istinto vivace. Quando sono arrivato da Renzo Piano era già nelle mie corde quel tipo di approccio pragmatico, tecnico, visionario. Giancarlo De Carlo e Renzo Piano sono due facce della stessa medaglia che rappresenta il mio background». 

«I Novanta e Duemila erano gli anni delle archistar, della nuova architettura digitale, di Zaha Hadid, o di Foster che continuava il lavoro da fabbricatore evoluto seguendo le orme di Fuller nel rapporto tra industria e costruzione: anche lui è stato un riferimento per me, perché pur credendo nella tecnologia a un certo punto ha pubblicato un libro in cui parla del rapporto con il sole, con la costruzione empirica degli animali. Intorno a noi c’è un mondo che si è organizzato da diversi secoli e che ha un rapporto profondo con le materie, con il clima, con le condizioni ambientali. Stiamo riscoprendo che il mondo dei viventi ha avuto una necessità: entrare in empatia con i luoghi.  Per cinquant’anni abbiamo lavorato contro natura e non con la natura e oggi il conto è salato».

La sede iGuzzini a Recanati e la scuola di Guastalla – progetti di Mario Cucinella

«La sede iGuzzini a Recanati è il primo progetto in cui abbiamo affrontato il tema della luce naturale e della ventilazione: è stato anche il primo passo che abbiamo fatto per presentare un metodo di lavoro. Tra gli esempi più recenti invece, la scuola di Guastalla rappresenta il punto d’incontro tra il mondo della tecnologia e quella parte umanistica che definirei visionaria». Il progetto sostituisce due nidi comunali danneggiati dal terremoto del 2012 in provincia di Reggio Emilia, prevede nella struttura l’uso di materiali riciclati o a basso impatto ambientale: la struttura portante è costituita da telai di legno per mantenere l’isolamento termico dell’edificio, mentre la coibentazione, la distribuzione di superfici trasparenti, il ricorso a sistemi specifici per il recupero dell’acqua piovana e l’inserimento di un impianto fotovoltaico consentono di ridurre il ricorso a impianti meccanici. 

«È vero che gli edifici sostenibili devono rispettare i codici previsti oggi, ma se un edificio sostenibile è brutto è brutto e basta. Per tanti anni abbiamo visto che quel tipo di architettura bio ed ecologica non è stata così apprezzata, forse perché riusciva a raccontare in maniera parziale l’idea di sostenibilità. Oggi invece i tempi sono più maturi e quello di Guastalla è un progetto che ha segnato la mia esperienza personale: progettare una scuola che diventasse un terzo educatore, costruire un edificio per bambini che resti nella loro memoria e nel loro immaginario è una grande responsabilità. In questo caso il tema della sostenibilità è diventato educativo: è servito a spiegare ai bambini che l’acqua dei bagni è piovana e non potabile, che non usiamo il condizionamento ma la ventilazione, concetti sani che i bambini portano con sé e poi a casa trasmettono agli adulti».

Design With Nature, Salone del Mobile 

Per la sessantesima edizione del Salone del Mobile il padiglione 15 di S. Project ha ospitato Design with Nature, un progetto che ragiona sui temi dell’economia circolare e del riuso partendo dall’idea che la città sia la possibile riserva del futuro in cui trovare gran parte delle materie prime utili alla costruzione: «In Italia si consumano ogni anno sette miliardi di bottigliette di plastica. Ne possiamo riciclare due o tre miliardi, ma restano comunque altri quattro miliardi di bottiglie di plastica che finiscono dentro una discarica. 

Dobbiamo ridurre la produzione di materiali che sono dannosi per il pianeta: abbiamo fatto questa mostra, Design with Nature, in cui erano presenti dei pannelli chiamati Peter Wood, prodotti con la carta dei giornali che vengono buttati via. Abbiamo fatto inoltre un lavoro di ricerca col micelio dei funghi per produrre dei pannelli fonoassorbenti: se pensi che è possibile produrre pannelli fonoassorbenti con i funghi e senza usare una macchina o l’energia che serve poi per produrre il pannello ti fa capire che c’è un mondo intorno a noi che è tutto da scoprire. C’è un’azienda francese che fa dei pannelli con la cellulosa della squama di pesce, utilizzando lo scarto della produzione ittica in Francia. 

Le plastiche: alcune aziende oggi producono pannelli multicolori che vengono dalle plastiche che si mischiano e non da quelle selettive

Parliamo dell’utilizzo di una materia che ha già avuto un costo ambientale e che anziché essere bruciata è rimessa nel circolo delle produzioni di piastrelle, di rivestimenti murali. Ci sono quelle che utilizzano la produzione di tessuti fatti, quelle cellulose delle arance, la cosiddetta orange fiber: ancora una volta la natura ci viene in aiuto. Nell’euforia di quegli anni in cui abbiamo scoperto il petrolio il costo ambientale è arrivato a essere insostenibile, ma un’altra strada è possibile.

L’Italia è un paese che viene da una tradizione contadina, fatta di piccole economie: nella contea non si buttava via niente perché le risorse erano scarse, e quando le risorse sono scarse non si buttano via, ma si riutilizzano. Oggi stiamo riscoprendo un po’ questa idea: le risorse non bastano per tutti e non basteranno per il futuro, e dobbiamo trovare il modo di riutilizzarle. Pensiamo alle ceramiche: molti prodotti ceramici oggi sono fatti col 100% di materiale riciclato, vengono recuperate vecchie piastrelle e rifatte nuove. C’è un mondo che si sta riallineando».

«Un materiale che mi piace ad esempio è quello prodotto da Ricehouse, una società italiana che utilizza la lolla del riso, ovvero quella parte che avanza quando viene spellato il riso e viene normalmente bruciato: loro invece lo mischiano la calce e lo trasformano in un materiale per l’edilizia che ha un bassissimo costo ambientale, perché la calce è naturale.  Come architetto mi piace scoprire che ci sono aziende che stanno lavorando con determinazione per utilizzare solo materiali che vengono da filiere naturali».

Mario Cucinella, intervista: a Milano al progetto del MIND, la vecchia area Expo

«Attualmente stiamo lavorando per Milano al progetto del MIND, la vecchia area Expo, in cui c’è tutta questa costellazione di aree: c’è anche il progetto della Città della Salute di Sesto San Giovanni, ma anche quello che comprende Santa Giulia, un altro quartiere di 50.000 persone. Stiamo anche terminando SeiMilano, un altro intervento progetto di riqualificazione urbana e di tipo residenziale per i servizi in una delle zone più periferiche di Milano–anche se ormai è difficile parlare di vera e propria periferia. Fuori da Milano, abbiamo vinto una gara per poter costruire all’interno del carcere di Volterra un teatro per la compagnia di attori del carcere». 

«Queste sono le cose che mi piacciono di più, perché capisco qual è il ruolo sociale di un architetto. Anche un piccolo teatro, dentro un cortile, in un carcere che adesso è considerato storico può cambiare la vita delle persone. Non basta l’architettura, ma un edificio che rappresenta la comunità può aiutare chi ne fa parte. Non conta la dimensione ma il valore. Per questo amo lavorare sulle scuole. So quanto una scuola possa rimanere nella memoria di un ragazzo, so quanto uno spazio possa essere dal punto di vista dell’apprendimento e dell’educazione di ognuno. Non possiamo più fare scuole brutte: un edificio pubblico, come quello di una scuola, deve essere fatto bene perché stiamo dicendo a questi ragazzi che ci stiamo prendendo cura di loro. Ci stiamo prendendo cura di una generazione che e domani sarà attrice del mondo, e non può sfuggirci questa responsabilità».

Mario Cucinella su Lampoon Magazine

Mario Cucinella è nato a Palermo nel 1960. Nel 1987 si laurea in architettura all’università di Genova con Giancarlo De Carlo. Successivamente, dal 1987 al 1992 lavora nello studio di Renzo Piano prima a Genova poi a Parigi come responsabile di progetto. Nel 1992 fonda il suo primo studio, Mario Cucinella Architects, prima a Parigi e poi a Bologna nel 1999. Il tratto distintivo del lavoro di MCA è la progettazione architettonica integrata con strategie ambientali ed energetiche.

Francesca Fontanesi

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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