Cerca
Close this search box.
  • EDITORIAL TEAM
    STOCKLIST
    NEWSLETTER

    FAQ
    Q&A
    LAVORA CON NOI

    CONTATTI
    INFORMAZIONI LEGALI – PRIVACY POLICY 

    lampoon magazine dot com

Neorurale Hub Lampoon
TESTO
CRONACHE
TAG
SFOGLIA
Facebook
WhatsApp
Pinterest
LinkedIn
Email
twitter X

Una tecnologia può replicare sul terreno gli effetti della natura

A Giussago, Pavia, Neorurale Hub è il primo laboratorio di biodiversità in Italia, dedicato al Nobel per la chimica Giulio Natta – dal 1996 a oggi nella zona sono stati piantati 1.000.000 alberi

Neorurale Hub, Giussago – Pavia

Neorurale Hub nasce nel 2018 sulle orme di un progetto partito 24 anni fa, nel 1996. Oggi, questo laboratorio per la ricerca di soluzioni innovative e sostenibili per la filiera agroalimentare conta 4 cascine, per un’estensione di oltre mille ettari all’interno del territorio di Giussago (Pavia) e altri comuni limitrofi. La missione di Neorurale è diventare un punto di riferimento per lo sviluppo di tecnologie, prodotti e servizi per tutta la filiera agroalimentare mantenendo come punti fermi l’agricoltura rigenerativa, il risparmio di risorse energetiche e l’ economia circolare. Il tutto in un’ottica di sostegno alle città metropolitane italiane e del mondo, che nei prossimi anni si dovranno confrontare con una popolazione in costante crescita e la necessità di alimentarla. Venticinque anni fa, grazie alla riforma delle politiche agricole comunitarie e agli incentivi europei, l’Ing. Giuseppe Natta, figlio del premio Nobel per la chimica Giulio Natta, e oggi Piero Manzoni amministratore delegato di Neorurale, decisero di affiancare alla coltivazione del riso la creazione di un laboratorio di produzione ambientale. Quasi 500 ettari di terreno coltivati con agricoltura intensiva furono destinati a un processo di rinaturalizzazione, studiato anche grazie al supporto delle Università di Pavia, Milano e di Wageningen, in Olanda. Quello che prima era un “deserto agricolo” è diventato un regno di biodiversità, trasformandosi a tutti gli effetti in un centro di ricerca e sviluppo.

Gli alberi piantati da Neorurale

Le prime rilevazioni risalgono al 1996, poi un processo di risanamento. Da allora, sul territorio di Neorurale sono stati piantati oltre un milione di alberi, ricreate zone umide, marcite e fragmiteti per il filtraggio e la depurazione delle acque e del suolo. L’effetto è stato quello di una rigenerazione completa del terreno, con una crescita della fertilità di oltre il 150% in vent’anni. I ricercatori hanno poi rilevato che nei campi limitrofi all’area rinaturalizzata c’era sempre meno bisogno di utilizzare fertilizzanti e insetticidi: l’effetto regolatore della natura agiva anche sui terreni circostanti. Da lì la decisione di creare un modello che, in formato ridotto e replicato anche sugli altri campi coltivati a riso, potesse dare gli stessi effetti benefici. Gli studi condotti da Neorurale hanno infatti provato che attraverso la tecnica dell’Environment field margin, che prevede la rinaturalizzazione del 10% del campo e la coltivazione del restante 90% con tecniche che preservano la biodiversità del suolo, la resa può essere potenzialmente la stessa di quella di un terreno coltivato con tecniche intensive, senza alberi e con l’utilizzo di fertilizzanti chimici. Il tutto grazie alla capacità dell’ecosistema stesso di autoregolarsi e di rigenerarsi.

«In Neorurale Hub facciamo ricerca partendo dall’ambiente, cercando spunti e idee da quello che la natura riesce a creare – spiega Gilberto Garuti, responsabile Ricerca e Sviluppo di Neorurale Hub –, lavoriamo soprattutto in due settori: agricoltura ed efficientamento energetico. Riteniamo che l’agri-food sia il settore di punta per il futuro. Le biotecnologie possono contribuire sia alla riduzione dell’impatto ambientale, sia al miglioramento della salute. Impariamo dalla natura a cercare soluzioni che la natura stessa applicava spontaneamente. Qui abbiamo laboratori che ci danno la possibilità di conoscerle. Ci stiamo concentrando sulla fertilità del suolo, studiata attraverso il dna. La ricchezza del terreno non è data dai fertilizzanti chimici, ma da una serie di equilibri naturali legati ai batteri, alla fisica del suolo, a tanti aspetti fino ad ora ignorati perché sconosciuti. Cerchiamo di capire sempre di più cosa ci sia dietro a questa meraviglia».     

Innovation center Giulio Natta

All’interno dell’Innovation center Giulio Natta, le tecniche agricole e di economia circolare sono studiate sul campo, per poi essere trasformate in prototipi, messe sul mercato e vendute alle aziende. La struttura di Neorurale è composita. Al suo interno si trova Neorurale Tech, che si occupa dello sviluppo di tecnologie sia per il risparmio di risorse energetiche, che per la valorizzazione e recupero degli scarti organici nei processi industriali. «Facciamo leva su oltre 25 anni di ricerca e sviluppo, nati nella rinaturalizzazione di oltre 500 ettari di quello che chiamiamo “deserto agricolo” a sud di Milano, dove è stata ricreata la condizione dei suoli di mille anni fa – racconta Luca Pilenga, Direttore Generale di Neorurale Hub e responsabile del dipartimento Neorurale Tech – questo laboratorio è diventato un punto di osservazione dove studiamo cosa la natura metta in atto per rigenerarsi. Le idee e le innovazioni che ne ricaviamo vanno poi nei laboratori e nei campi sperimentali per diventare tecnologie innovative capaci di aumentare la sostenibilità dell’intera filiera. Il nostro business punta proprio a portare l’innovazione “from farm to fork and back to farm again”: dal campo alla forchetta e poi di nuovo al campo». Le scoperte che nascono nell’Innovation center Giulio Natta e che qui vengono testate sono poi trasferite sul mercato attraverso Neorurale Tech, che si occupa dell’implementazione di queste soluzioni a beneficio del cliente, con un interesse sempre più rivolto all’intera filiera di produzione, soprattutto per quanto riguarda le grandi aziende italiane.

Tecnologia per rinaturalizzazione del territorio

Il processo di rinaturalizzazione del territorio di Neorurale ha portato non solo alla scoperta e all’applicazione di tecniche innovative nella coltivazione, ma dalla sua nascita, all’interno dell’oasi si è rilevato un aumento della biodiversità del 170%. Una crescita che ha consentito la creazione di un ecosistema antico e in grado di auto proteggersi e rigenerarsi. «Questo ambiente tende all’equilibrio – spiega Giovanni Boschin, Agri-service manager di Neorurale Hub e a capo della business unit di Neorurale Hub – Gli animali, dall’avifauna, agli insetti, ai mammiferi arrivano spontaneamente. Ci sono poche zanzare: i pipistrelli e le libellule si nutrono degli adulti, mentre nell’acqua ci sono carpe e lucci che mangiano le uova. La natura si autoregola. Un esempio dell’importanza della biodiversità e del mantenimento della naturalità dell’ambiente ce lo regala il Tarabuso (o airone stellato). È stata questa specie a mostrarci la perfetta sinergia che si crea all’interno di un ambiente naturale. Quando abbiamo creato l’area rinaturalizzata, abbiamo piantato diversi fragmiteti. Ci aspettavamo che il tarabuso si insediasse immediatamente, ma non è andata così. Gli uccelli sono arrivati quando le piante si sono sviluppate, e hanno iniziato a nidificare quando nell’oasi ha fatto la sua comparsa il falco di palude, che protegge le uova del tarabuso dai predatori. La prova che la natura è assolutamente circolare e tende all’equilibrio».

La naturalità all’interno dell’area è stata creata formando 107 ettari di aree umide, 78 di boschi, 65 da rimboschimento da legname, 50 di prati e 110km di siepi e filari campestri. Le specie di uccelli, utili in agricoltura perché in grado di ripulire le risaie dalle erbe infestanti, sono aumentate di circa il 170%, mentre i mammiferi sono arrivati all’81% in più. Insetti benefici come libellule e farfalle, che si nutrono di quelli dannosi, sono quasi raddoppiati. E insetticidi e fertilizzanti possono essere usati in quantità molto inferiore a quella impiegata nella tradizionale agricoltura intensiva. Un risultato che ha permesso a Neorurale Hub di ottenere ingenti fondi dall’Unione Europea, grazie a una PAC – Politica Agricola Comunitaria indirizzata in questa stessa direzione.

«A livello mondiale, l’agricoltura è il terzo fattore inquinante – ha detto Pietro Manzoni, AD di Neorurale hub in un’intervista rilasciata ad Affari e Finanza – il 33% dei terreni arabili è esaurito, non più coltivabile. A questo si aggiunge il fatto che, nel 2050, l’80-90% della popolazione si concentrerà nelle città, cioè su una minima parte della superficie terrestre. Per questo le campagne svolgono un ruolo centrale nel fornire servizi alle metropoli. È lì che si dovranno produrre cibo di qualità ed energia pulita da portare alle persone che ci vivono. Ed è lì che si dovranno assorbire i rifiuti prodotti, nel pieno rispetto dell’ambiente».

Una “Valley” della sostenibilità

Ospita anche start-up e piccole e medie imprese che sono interessate a sviluppare tecnologie della filiera agroalimentare. L’obiettivo è quello di diventare una “Valley” della sostenibilità: un centro catalizzatore di innovazioni in ambito Agri –Food – Tech basate sulla blue economy e sulla circolarità in campo agricolo, diventando un modello e contribuendo alla creazione di un paesaggio valorizzato sia dal punto di vista energetico, che da quello ambientale. L’impianto di irrigazione, per esempio, è stato studiato per potersi auto alimentare e per essere circolare: grazie a questo sistema, l’acqua di falda è utilizzata anche per riscaldare o raffreddare gli ambienti degli uffici dell’Hub, senza utilizzare ulteriore energia. Una tecnica che poi è stata testata e venduta. All’interno di Neorurale Tech, è stata infatti sviluppato iChiller, che consente di produrre acqua gelida “in diretta”, senza dover passare dal ghiaccio, sostituendo una tecnologia che risale circa agli anni ‘50  e che prevede un elevato consumo di energia. «I nostri clienti vanno dall’agricoltore al consumatore finale, passando per l’industria agroalimentare – continua Giovanni Boschin – Nella nostra business unit ci occupiamo delle tecnologie che ci consentono di favorire l’efficientamento della filiera agroalimentare. Ad esempio, iChiller consente di risparmiare dal 35 al 40% di energia che deriva dal processo di raffreddamento dell’acqua, che per un’azienda agroalimentare ha un forte impatto».

Tecnologie Neorurali

Oltre a iChiller, le altre tecnologie sviluppate all’interno di Neorurale riguardano ad esempio il controllo delle emissioni di gas metano dalle risaie, oppure l’Intelligent transfer system, che permette di produrre combustibili ad alto potere calorifico dai rifiuti urbani per la produzione di energia rinnovabile e immagazzinabile. O ancora, il Bioreattore Attivabile, ovvero un sistema che consente di accumulare energia a partire dagli scarti che vengono prodotti in città. Sempre in un’ottica di circolarità. «Abbiamo sviluppato internamente una tecnologia per il monitoraggio satellitare dell’agricoltura – spiega Boschin – Attraverso i satelliti dell’Agenzia spaziale europea e della Nasa riusciamo a monitorare e a guardare la campagna con altri occhi. Da un’immagine sola riusciamo a dividere lo spessore elettromagnetico in diverse lunghezze d’onda e vedere la coltura con altri occhi, per capire di cosa abbia bisogno. Questo ci permette di ottimizzare gli input: dall’utilizzo dell’acqua a quella dei fertilizzanti».

Valeria Sforzini

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

SFOGLIA
CONDIVIDI
Facebook
LinkedIn
Pinterest
Email
WhatsApp
twitter X