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Grafici, rigogliosi o cartacei: i fiori cambiano con le stagioni, e anche il mercato

Due fioristi per una floricoltura che rispetta l’alternanza dei mesi. Materie prime, pratiche non inquinanti, nuovi materiali, rotazione. La Rosa Canina e White Pepper Studio 

Seguire la stagionalità conviene per chi acquista, anche nella floricoltura

Lo dicono i fioristi. «Funziona come con la frutta: posso trovare le ciliegie in mesi invernali, ma avranno un costo alto e non saranno buone come quelle estive», spiega Camilla Callegaro, fondatrice insieme a Cristina Cozzo e Lena Schneider Rasch di White Pepper Studio. «Se un cliente chiede una peonia in dicembre l’avrà piccola e di scarsa qualità. I petali si macchieranno di marrone a causa dello shock termico che probabilmente subiranno. È normale, perché fiorisce a maggio. Siamo noi a consigliare da subito i fiori di stagione ai nostri clienti, che quasi sempre si fidano. Non ha senso spendere di più per un prodotto che non è al massimo della sua bellezza». Base a Milano, dal 2016 White Pepper Studio si occupa di allestimenti floreali. Singole composizioni come bouquet, centrotavola, fino ad arrivare alla trasformazione di interi spazi pensando a scenografie per vetrine, matrimoni, sfilate. Operano soprattutto nel campo della moda e del settore eventi. Usano fiori secchi, freschi, verde e altro materiale, paglia per installazioni sospese. 

Il nome White Pepper

«Siamo partite dall’idea di seme. Qualcosa che cresce e poi rinasce, seguendo la circolarità. Abbiamo pensato al pepe. Bianco: un rimando ai matrimoni per i quali lavoriamo». La pandemia ha fermato parte dell’attività, ma non tutta. Se le installazioni scenografiche sono bloccate, la realizzazione di bouquet procede. «Nei mesi precedenti c’è stato un ritorno del secco», continua Callegaro. Per procurarselo esistono due metodi: «Lo si può ordinare ai fornitori giù essiccato oppure lo si crea in casa, facendo seccare il fresco. Non vale per tutti i tipi di fiori: le rose e le ortensie per esempio. Ci sono più strategie: si lasciano i gambi in vaso con pochissima acqua e li si lascia seccare in piedi. Oppure li si appende capovolti, in un luogo con poca luminosità e zero umidità. I tempi variano in base all’ambiente e al fiore stesso. Un’alternativa è il forno (40 gradi) ma non funziona sempre perché in alcuni casi brucia i petali. Con l’ortensia si può fare, prestando attenzione alla temperatura e alle tempistiche», prosegue Callegaro. White Pepper collabora con le Flower Farm, le aziende floricole che coltivano seguendo la stagionalità e la produzione del territorio, senza forzare la crescita dei boccioli e usando concimi naturali. «Ci rivolgiamo a loro quando vogliamo un fiore diverso, capace di dare un movimento alla composizione. Se abbiamo bisogno di grandi quantità di materiale ci affidiamo ai nostri fornitori. A Bergamo, a Milano, in Toscana». 

Le composizioni partono spesso da un ambito che non ha niente di floreale: immagini di mostre e film, fotografie, luci, colori

Tutte forme di ispirazione da cui parte il lavoro. Se si tratta di fare un allestimento va considerato anche l’aspetto spaziale: «Io sono appellata dalle mie colleghe ‘l’ingegnere’ perché ho studiato scenografia degli eventi e mi concentro sulle strutture necessarie a realizzare quello che ci è stato chiesto. Alzate da mettere sui tavoli per ottenere sospensioni in assenza di supporti, oppure elementi per lavorare in verticale». In altri casi la composizione comincia con i fiori stessi, sperimentando. «Consideriamo le ortensie: in primavera-estate hanno colori diversi rispetto all’autunno. Quando fa più caldo si trovano le sfumature di azzurro, di rosa, le gradazioni di bianco. Nei mesi più freddi sono invece frequenti i colori bruciati, come il viola melanzana, il bordeaux», prosegue Callegaro. «Lo stesso vale per le dalie. È difficile vederne di bianche in ottobre, quando sono in prevalenza arancioni e gialle». 

La suddivisione dei fiori per le stagioni non è fissa, ma variabile a seconda dei cambiamenti climatici

Un’estate più fredda può causare ritardi, un autunno mite anticipi, un inverno particolarmente freddo assenze. Tenendo conto delle variazioni, è comunque possibile dare una linea generale. «In primavera i protagonisti sono i tulipani, i giacinti. Tutti i fiori che vengono dai bulbi», racconta Tommaso Torrini, presidente e fondatore di Slow Flowers Italy e titolare de La Rosa Canina di Firenze. «Fiori grafici, consistenti, estremamente definiti come forme. Un narciso o lo stesso tulipano non hanno la delicatezza della scabiosa, che sembra una piccola farfalla. Sono fiori che escono da un terreno di solito nudo, emergono dal nulla e devono essere forti». In maggio cambia lo scenario: «Inizia la stagione della morbidezza. Le rose e le peonie sono protagoniste. L’estate è caratterizzata dal bruciato: non si trovano fiori carnosi ma con una consistenza cartacea, come la zinnia. Hanno una durata maggiore nel tempo e possono resistere con poca acqua. Un esempio specifico: le peonie lasciate senza bere anche solo per due ore non resistono, le zinnie sì». La fine dell’estate e l’arrivo dell’autunno modificano ancora il panorama: «In questo momento dell’anno c’è una rivoluzione estetica. Ai fiori si abbinano le bacche, i frutti: a livello simbolico sono le risorse che dobbiamo conservare per affrontare il freddo dei mesi successivi. In inverno infine ci sono i rami e l’attenzione si sposta sulla texture. Non c’è più la forma del vegetale, della foglia. Bisogna tornare alla struttura del ramo, degli arbusti o dei sempreverdi». 

Torrini promuove il rispetto di questi cicli sia in quanto presidente di Slow Flowers Italy, movimento che condivide l’attenzione alla natura di Slow Food e la declina in ambito floreale, sia in quanto titolare della sua attività La Rosa Canina. Da dieci anni impegnata negli allestimenti per eventi, in particolare si rivolge al mercato del destination wedding. I suoi clienti sono stranieri (Americani soprattutto) che scelgono di sposarsi in Italia. Da quest’anno Torrini propone il progetto Unconditional Beauty: solo fiori locali e l’utilizzo di tecniche che escludono la spugna, usata spesso dai fioristi: «E’ inquinante. Slow Flowers si occupa di fare workshop che insegnano a sostituirla, da sempre. Anche io, con La Rosa Canina, cerco di proporre alternative ai miei clienti. Per esempio: la rete metallica. Si inserisce nel vaso al posto della spugna per creare volume e fornire un sostegno. Oppure il kenzan, d’ispirazione orientale e usato per l’ikebana. È un peso di piombo con spilloni in ottone. Lo si appoggia sul fondo del vaso: permette l’ancoraggio dei fiori». 

La composizione, per Torrini, parte dall’osservazione e dall’ascolto

Capire la richiesta del cliente e guardare la natura. «Già nel fiore possiamo leggere la composizione che sarà. La piegatura di un gambo mi induce un movimento a sinistra o a destra, la robustezza di un arbusto mi spinge a cercare il contrasto con la morbidezza di una peonia. Quando insegno lo dico sempre: bisogna prima di tutto guardare la natura per capire come si comporta, come cresce. Una zona di macchia mediterranea in campagna è già un esempio di composizione floreale. La rosa canina si appoggia agli altri arbusti solo con armonia. Da qui si impara». Seguire e imitare i movimenti che si osservano. Altrimenti, dice Torrini, si ottiene un’installazione artificiale. Bella, ma incapace di restituire «una sensazione di pacificazione. Di empatia con la forma vegetale. Per me, questo è il senso ultimo del fiore. Pensiamoci: reciderlo è già un atto di violenza. Nella mia composizione dovrebbe idealmente continuare a fiorire, a proseguire la sua crescita. Questo è il valore etico del nostro mestiere». Torrini crede nella semplicità della composizione in vaso: «Il fiore è un bene di cui dobbiamo tenere conto per gli altri giorni che gli permettiamo di vivere». 

Slow Flowers Italy vuole puntare sulla rivoluzione verde del mercato floricolo e renderlo stagionale, locale

Capace di rimettere il fiore dove è sempre stato: in natura. Togliendolo, quindi, dagli aerei e dalle navi che lo portano in giro per tutto il mondo e lo sottopongono a stress e sbalzi termici. I fondatori sono Torrini, sua sorella Tania (entrambi gestori del laboratorio floreale La Rosa Canina), le sorelle Cugusi responsabili della Flower Farm Puscina Flowers, Sofia Barozzi e Cosetta Vicini, titolari de Il Profumo dei Fiori, e la fotografa Lelia Scarfiotti. «Per come la vedo io, è importante che tutti i soggetti di questo settore vengano coinvolti nel cambiamento. Anche i produttori su larga scala, cui i fioristi si rivolgono se hanno bisogno di grandi quantità di prodotto. Basterebbe focalizzarsi su alcuni punti. Bilanciare ettari a serra, dannosi per le api, con ettari a campo libero. Ridurre le sostanze chimiche. Aiutare i clienti a capire che alcune pratiche sono più inquinanti di altre. Fornitori, clienti, Flower Farm, fioristi: lavoriamo tutti insieme». 

White Pepper Studio,
Via Alessandro Astesani 54,
20161 Milano

La Rosa Canina,
San Casciano Val di Pesa,
Firenze

Elisa Cornegliani

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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