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La città a quindici minuti non è prerogativa delle metropoli

Città piccole e intelligente, abitanti responsabili. L’architetto Joseph di Pasquale interviene sul concetto di città e sul progetto Chorus Life a Bergamo

Rigenerazione urbana Bergamo

La città di Bergamo, che si estende su una superficie di 40mila chilometri quadrati, ha vissuto negli ultimi anni una riqualificazione urbana – riconversione dovuta alla chiusura di centri produttivi, nonostante la città resti una delle più avanzate nel settore manifatturiero. L’ex gasometro è diventato un parcheggio, gli ex Ospedali Riuniti stanno per diventare la nuova Accademia Nazionale della Guardia di Finanza a il cantiere dell’ex Caserma Montelungo diventerà una residenza universitaria. Chorus Life si inserisce in questo contesto di rinnovamento; uno Smart District all’interno di una città con una superficie non eccessiva. La Smart City è un concetto a volte abusato. «Il rischio della nostra società è di etichettare e certificare tutto», sostiene l’architetto milanese Joseph di Pasquale, che ha realizzato il progetto. «La parola inglese ‘Smart’ in italiano si può tradurre anche con ‘furbo’, che nella nostra lingua non ha sempre un’accezione positiva; è un po’ una scorciatoia dell’intelligenza, per questo secondo me dovremmo parlare di cittadinanza responsabile». 

La città a 15 minuti

Di Pasquale vuole applicare in un contesto piccolo come quello di Bergamo il concetto di ‘città a quindici minuti‘, proprio di metropoli come Parigi o Milano. «Avere un Format che vada bene ovunque sarebbe impossibile. Quella che adesso è definita città in 15 minuti, la stavamo già pensando cinque anni fa. La differenza di Chorus Life riguarda la gestione del quartiere. C’è il rischio che queste zone si trasformino in una sorta di centro commerciale. Bisogna invece creare un mondo, un luogo con un’identità. Sarà l’esperienza a poter essere replicata, non lo spazio fisico». Il committente è Domenico Bosatelli. Il progetto sarà realizzato in un’area ex industriale di 70mila metri quadrati. «Ho condiviso l’idea di socialità urbana, perché parallelamente porto avanti da anni un lavoro sui comportamenti abitativi emergenti. Alla base ci deve essere un’idea di socialità, per limitare la segregazione dovuta all’età o sociale. Nel tempo la città si è andata dividendo per zone funzionali, e molto tempo lo si passa a spostarsi da una parte all’altra».

Chorus life Bergamo – il progetto

Le diverse aree che si districano lungo il sistema delle piazze riproducono le attività di una città di epoca romana: «Al centro del progetto c’è un’Arena che ha la stessa funzione che avevano le basiliche romane all’interno del foro. Politica, religiosa e giuridica. Quando pioveva o d’inverno tutto succedeva all’interno della basilica. Per renderla un’area contemporanea si è dovuto intervenire dotando questo spazio di una componente tecnologica. Attraverso degli automatismi le tribune si ‘impacchettano’ e spariscono. Dal pavimento emergono dei tavoli e delle strutture per farla diventare una piazza. Sarà un luogo di ritrovo concepito come un’agorà coperta in continuità con il sistema delle piazze esterne, ma durante tutto l’anno sarà in grado di accogliere manifestazioni sportive, spettacoli, mostre, esposizioni ed eventi aziendali». Oltre alle piazze e all’Arena ci sarà un sistema di portici commerciali che ospiterà circa quaranta attività commerciali, servizi di coworking e associazioni. Si aggiungono al progetto un hotel, 90 appartamenti, una spa, un parco giochi per bambini e un centro medico. «Da un certo punto di vista questo è un progetto antico. Prendiamo a esempio la tradizione dell’architettura italiana del Medioevo, quando ci fu il risveglio delle città. Questo periodo ha portato a pensare gli spazi urbani come degli spazi scenici. Un luogo va pensato come un teatro, dentro ci sono delle rappresentazioni che sono le diverse fasi della vita. Piazza del Campo a Siena ne è un esempio – una scenografia teatrale grazie al dislivello che genera pendenza».

Chorus life Gewiss

Gli spazi non finiscono dove finiscono le opere in muratura, ma sono attraversati dalla tecnologia Gsm (Global System Model): una piattaforma per sistemi urbani nata dalla cooperazione tra tre aziende tech: Gewiss, Siemens e Microsoft. Una tecnologia in che mette in connessione i sistemi impiantistici della città e l’infrastruttura digitale. L‘interconnessione degli edifici in rete, oltre a permettere la loro gestione da remoto, genera dati che organizzati, analizzati e mutati in smart data consentono di realizzare applicazioni e servizi digitali per aumentare la comodità, la sicurezza e la sostenibilità del quartiere. I servizi si concentrano in un’unica piattaforma digitale per dispositivi mobili. L’app permetterà di accedere ai servizi integrati in un portale per monitorare e coordinare l’intera area. Le tecnologie digitali, dunque, si uniscono all’impiantistica – dalla gestione dell’energia alla fornitura di servizi per l’utente – inserendo nuovi canoni di progettazione e aumentando la funzionalità di case e spazi pubblici.

Joseph di Pasquale

Alla sua professione affianca l’attività di professore a contratto al Politecnico di Miano. Di Pasquale si definisce ‘architectural storyteller’, i suoi racconti non si limitano solo all’architettura: nei primi anni Duemila studia regia alla New York Film Accademy, realizzando corto e mediometraggi. Fonda poi Joseph di Pasquale Architects (Jdp) composto da un gruppo di architetti, designer, web master, artisti e ingegneri, che opera a livello internazionale, impegnato nell’interscambio tra pratica professionale di progettisti e attività di ricerca. I suoi progetti hanno vinto concorsi internazionali di Architettura, tra questi il Guangzhou Circle, aperto al pubblico nel 2013, che la Cnn ha inserito tra le 10 costruzioni più interessanti del 2014.

Alessandro Mariani

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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