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Le aziende piantano alberi in proporzione alle CO2 che la loro attività produce

I boschi potranno crescere nelle zone periurbane e rurali di Milano – ma in città è possibile piantare alberi lungo i viali e chiedere la collaborazione dei privati

Rete Clima ha contabilizzato la CO2 emessa per allestire la sfilata di Gucci di settembre 2019

Sono stati presi in considerazione la mobilità, i pernottamenti e i consumi dell’evento. Per compensare la CO2 è stato calcolato il numero di alberi da piantare, che poi Gucci ha scelto di aumentare fino a 2.000 per regalare simbolicamente alla città un albero per ogni partecipante all’evento. Epson Italia ha compensato le emissioni dei siti internet dei propri rivenditori, piantando tanti alberi quanti servivano per supplire ai servizi di hosting

Non esistono calcoli esatti per quantificare la CO2 assorbita da un albero

Influiscono variabili come la specie di albero in questione, l’impianto forestale in cui è insito, la densità. «Si può anche calcolare il valore economico di una pianta, sulla base dei servizi che l’albero stesso offre ai territori dov’è collocato», spiega Paolo Viganò, fondatore di Rete Clima. «Possiamo quantificare in termini monetari un fusto, non basandoci sul valore di vendita tronco-legno: è il valore che ha l’albero come essere vivente, in grado di erogare benefici – servizi ecosistemici».

Durante il lockdown la natura si è ripresa il suo spazio – fiumi puliti, l’aria di Milano migliorata negli indici di valutazione

Ora che le attività stanno riprendendo occorre una soluzione per mantenere questo equilibrio. Rete Clima è un ente no-profit che si pone questo obiettivo. «Accompagnare le aziende nei processi di sostenibilità ambientale e di decarbonizzazione. Affianchiamo le società per mappare l’impronta ambientale (indicatore complesso impiegato per stimare il consumo umano delle risorse naturali, n.d.r.) dei loro servizi, prodotti, processi di produzione e dell’intera organizzazione. Lo scopo è compensare le emissioni di gas serra, che costituiscono la grande maggioranza dell’impronta ambientale complessiva delle aziende».

Per determinare l’impronta ambientale Rete Clima segue linee guida e tecniche internazionali che fanno riferimento agli standard Iso, l’International Organization for Standardization – organizzazione mondiale per la definizione delle norme tecniche. Lo standard che viene preso come riferimento è la UNI EN ISO 14064-1, che definisce i criteri per contabilizzare l’impronta di carbonio delle Organizzazioni. «Usiamo anche i software, per mappare le emissioni e allocare il carico ambientale in base alle attività. Dopo questa prima fotografia, si procede alla riduzione delle emissioni e alla loro compensazione, spesso attraverso progetti di piantumazione – non direttamente creati, ma supportati dall’azienda. Questa è la nostra attività principale. Seguiamo la posa di alberi, dalla posa fino alla maturità».

Le attività di forestazione di Rete Clima si sono finora concentrate perlopiù su Milano

«Qui sono presenti grandi aziende nazionali e multinazionali. In Italia le innovazioni passano prima da Milano e poi si declinano su tutto il territorio». A Milano c’è più bisogno di natura e di alberi che altrove. L’attività di Rete Clima si è concentrata su aree ai confini della città, come il Parco Nord. Non nel centro cittadino. «Parliamo di foreste con fitte attività boschive, che richiedono ampie superfici per essere sviluppate. Nel centro della città è più probabile che ci sia necessità del rinnovamento arboreo o di piantare alberi per creare dei nuovi filari o piccoli macchie – interventi pure utili alla città. Le foreste urbane vengono create su aree con un minimo di dimensione, da poter garantire la promozione della biodiversità, la prevenzione delle isole di calore e la regimazione delle acque meteoriche».

Rete Clima partecipa al piano decennale di forestazione urbana di ForestaMi, senza un incarico specifico

Sono le attività svolte finora dall’ente a essere considerate parte del programma. «A causa del Covid-19 c’è stato un rallentamento. È giunto il tempo che il progetto riparta e che la collaborazione tra pubblico e privato venga confermata». Oltre a ForestaMi – e se il progetto non dovesse portare i frutti auspicati – si può comunque contribuire all’aumento del verde in città. Paolo Viganò illustra, secondo l’esperienza di Rete Clima, quali possono essere le strategie: «Si possono piantare alberi lungo i viali. Dove ciò non è possibile, vanno messe in atto altre pratiche, anche a livello di singole abitazioni. Serve fare rete perché tutte queste soluzioni possono far parte di un progetto di una strategia più grande». Rete Clima è già ripartita. A giugno ha messo a dimora 15mila alberi, 400 piantati con il sostegno dei privati e 11mila dall’ente, tutto in tre giorni. 

Le nuove piantumazioni sono state fatte sempre al Parco Nord

A novembre Rete Clima pianterà altre 8mila piante, e si potrebbe arrivare fino a 10mila prima della fine dell’anno. Nel parco c’è ancora spazio e si potrà ampliare in futuro, poiché lavora anche in convenzione con soggetti esterni e ci sono acquisizione vere e proprie, come donazioni in terreno o in denaro. In alcune aree non possono essere piantati altri alberi, ma degli arbusti, che hanno un’efficacia non solo sulla C02, ma anche sul micro-particolato, l’insieme delle sostanze inquinanti sospese in aria.

Parco Nord già da tempo ha preso la via della forestazione

In 36 anni sui suoi terreni sono state interrate circa 500mila piante. Oggi la sfida di Forestami è quella di dare vita a un sistema di verde sei volte l’estensione del parco. «Non si tratta di creare una piantagione di alberi – spiega Riccardo Gini, direttore del Parco Nord – ma di modificare l’idea del rapporto tra natura e centro urbano che è appartenuta finora a Milano e agli altri comuni della città metropolitana». Il cambio di paradigma è possibile attraverso una collaborazione dei 133 comuni della città metropolitana con il capoluogo. «Parco Nord, Parco Sud e l’Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura sono pronti a dare il loro supporto a Forestami. Questa rete può da subito creare un gruppo di lavoro nella gestione – preliminare alla creazione di un Parco Metropolitano e Agricolo Milanese». La ricerca del Politecnico ha scandagliato tutti i modi possibili per aumentare il patrimonio verde, individuando 146 aree dov’è possibile piantare nuovi alberi. Gini rietiene che ci sia un passo in avanti da fare: «Ora abbiamo bisogno di mettere in piedi una macchina operativa che consenta di concretizzare l’interesse che le aziende hanno mostrato per Forestami».

Sulle modalità di attuazione di questo progetto: «Dobbiamo pensare di realizzare aree boschive in tutte le superfici in disuso che imbruttiscono il territorio. Gli spazi verdi dovrebbero includere estensioni di bosco consistenti e andrebbero posizionate accanto a praterie. Gli unici esempi di questo tipo sono il Bosco in Città e il Parco Nord. Queste due realtà provano che si può amministrare una foresta urbana. Servono delle linee guida di programmazione che permettano di alberare le zone industriali e i parcheggi, in modo tale da creare aree verdi in superfici oggi cementificate. Per le bonifiche è necessario che diventi prioritario l’impiego degli alberi, adottando le tecniche della fitodepurazione – la purificazione delle acque reflue che emula la capacità auto depurativa naturale, sfruttando i processi disintossicanti delle piante».  Un altro criterio da tenere in considerazione è il canopy, che indica lo spessore, la densità e la massa della chioma degli alberi e la disposizione delle foglie. «Non basta solo il parametro del numero di tre milioni di alberi, anche la loro disposizione deve essere valutata nella progettazione delle nuove aree verdi» spiega Gini. 

«Collocare tre milioni di piante nel territorio della città metropolitana è un‘impresa possibile, rendicontabile, però complessa. Il cambiamento portato dal Covid-10, che forse ci accompagnerà per un lungo periodo, indica come ForestaMi debba essere uno dei pilastri della ripresa di Milano. Questa è sì un’iniziativa di tipo tecnico-politico, ma possiamo pensare che sia anche un’azione di popolo, di partecipazione e condivisione». Per Gini, insieme alle politiche pubbliche, ForestaMi dovrà avere anche la funzione di moltiplicatore delle iniziative spontanee di cittadini, associazioni e scuole, che individuano nel piantare un albero il loro apporto per migliorare le condizioni ambientali della loro città. «Si possono coinvolgere tutti le categorie sociali, da chi può ospitare alberi nel proprio giardino o sulla propria terrazza a chi può prenderli in affido sul proprio balcone, per restituirli alle istituzioni quando saranno cresciuti e pronti per essere piantumati. Un ‘balcone verticale’ nutrito e curato dalle famiglie», chiarisce il direttore del Parco Nord.

Per inverdire la città non esiste solo la forestazione

Le Nature based Solutions sono azioni influenzate, supportate o copiate dalla natura, che hanno il fine di aumentare la resilienza della città. Secondo Viganò: «Si possono prevedere pareti e tetti verdi, che migliorano la qualità dell’ambiente urbano e contribuiscono a ridurre i consumi, poiché sono delle barriere isolanti a livello termico. Milano ad esempio potrebbe prendere spunto dalla città Utrecht». Nel 2019 nella città olandese sono state ricoperte 316 pensiline degli autobus con dei piccoli giardini in fiore. Queste aiuole pensili sono utili sia ad attirare alcuni insetti impollinatori, come le api. Per Paolo Viganò le imprese sono pronte a dare il loro contributo: «Dal nostro osservatorio abbiamo avuto un aumento dei contatti delle aziende intenzionate a realizzare progetti di sostenibilità – un termine abusato, ma che quando si concretizza in progetti tracciabili e calcolabili, allora può essere usato con cognizione. La sensibilità all’ambiente è uno dei principali canali di comunicazione sociale delle aziende, oggi. Bisogna andare oltre lo slogan, perché l’emissione di CO2 è la causa primaria al cambiamento climatico».

Alessandro Mariani

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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