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Cinema queer in Italia, corrente in cerca d’autore

La filmografia Lgbt in Italia soffre di un vuoto narrativo e autoriale, colmato dai festival internazionali. «Dopo Pasolini non c’è una traiettoria lineare», Emanuele Liotta autore di Nuovo cinema queer

New Queer Cinema: definizione

Il New Queer Cinema raccoglie tutti quei film che hanno trattato le questioni legate alle identità LGBTQI+ e transgender. Il termine è stato scelto, nel 1992, dalla giornalista B.Rudy Rich per indicare il periodo prolifico di film a tematica gay e transgender, senza privilegiare alcun genere in particolare. Questa tendenza era già stata anticipata, in Italia, dal cinema di Pasolini: «Le rappresentazioni cinematografiche di Pasolini – spiega Emanuele Liotta, autore di Nuovo cinema queer – storia della filmografia LGBTQI+ in Italiaportano sul grande schermo personaggi orgogliosi della loro sessualità divergente, non eterosessuale ma anche ipersessualizzata, vicina alla storia della prostituzione, alla rappresentazione dei margini, con persone economicamente appartenenti a ceti più bassi, che lo stesso Pasolini nella sua autocritica definisce margini». Un’operazione che negli anni Settanta va di pari passo con la nascita e lo sviluppo delle teorie queer, cioè le rappresentazioni dei soggetti eccentrici, non solo da un punto di vista sessuale ma prettamente intersezionale –tutti i soggetti che non sono aderenti a una norma eterosessuale ma molto più ampia. 

Cinema lgbt in Italia

«I primi esiti della produzione Lgbt e queer in Italia – ovvero la presenza di una storyline che dedica attenzione a tematiche o a soggetti Lgbt – non sono particolarmente felici. Nel mio libro prendo in esame una serie di registi che trattano la tematica in modo tragico. Per esempio Luchino Visconti, Giuliano Montaldo, Edouard Molinaro», spiega Liotta. La storia di Renato e Albin, una coppia omosessuale alle prese con i problemi familiari del figlio di Renato – prossimo al matrimonio con una donna di una famiglia ultraconservatrice – è al centro del plot di Il vizietto (1978) di Molinaro, tratto dal libro La cage aux folles, commedia di Jean Poiret del 1973 . Montaldo ha trasposto invece Gli occhiali d’oro di Giorgio Bassani con la rappresentazione di un personaggio omosessuale che alla fine si suicida. In Morte a Venezia, un uomo di mezza età in crisi spirituale si invaghisce di un giovinetto. Si frequentano, ma la vicenda si consuma in tragedia. Nel film di Luchino Visconti, la rappresentazione del Lido estivo – cinereo e portatore di cattivi presagi – si fonde con la storia personale del musicista tedesco Gustav von Aschenbach, una rappresentazione della percezione sociale dell’omosessualità nell’immaginario culturale e artistico del tempo.

Sicilia Queer Film Fest 2021

Il film del 1971, tratto dall’omonimo libro di Thomas Mann, è tra le pellicole proposte per l’undicesima edizione del Sicilia Queer Film Fest 2021, il primo evento internazionale di cinema Lgbt e nuove visioni in Sicilia. Nel suo manifesto, il festival afferma di voler allargare lo sguardo a «tutto ciò che – pur se non correlato a tematiche lgbt – è eterodosso, indipendente, alternativo dal punto di vista delle poetiche e dei linguaggi, degli approcci produttivi o distributivi, non domo alle logiche di mercato». L’adattamento viscontiano di Morte a Venezia – il racconto di una vicenda figlia del sentire del suo tempo ma non Lgbt – segue lo spirito del festival, realizzando una continuità temporale tra la programmazione dei film selezionati e il pionierismo delle tematiche cinematografiche Lgbt. In What do we see when we look at the sky? – diretto dal regista georgiano Aleksandre Koberidze – Lisa, una farmacista, e Giorgi, un calciatore, s’incontrano in una mattina che sembra uguale a tante altre. Dal loro sguardo nasce la promessa di vedersi nuovamente l’indomani, nello stesso crocevia che percorrono tutti i giorni. Quello che non sanno è qualcuno li ha osservati e deciso di colpirli con una maledizione che li farà svegliare con volti e corpi diversi. I due continueranno a vedersi senza riconoscersi, fino a che qualcuno non offrirà loro la nuova possibilità di un incontro. 

Rainbow washing nella cultura gay

Per quanto riguarda le tematiche Lgbt tout court il riferimento resta Ferzan Ozpetek, nel bene e nel male, come sottolinea Liotta: «C’è un termine specifico, si chiama rainbow washing, un modo per rendere appetibili i contenuti al grande pubblico. Tutto questo fa parte di una serie di fattori, che fanno sì che si diffonda una sorta di cultura pop gay. Ci sono molte serie che hanno accanto alla storyline eterosessuale anche quella omosessuale, con la storia approfondita a tutto tondo. C’è anche un lato positivo: una persona giovane che si approccia a questo prodotto culturale ha anche bisogno di immedesimarsi». Mancano i mezzi per far emergere nella grande distribuzione lungometraggi indipendenti a tematica lgbt, fautori di linguaggi nuovi e sperimentali. Questo vuoto è colmato in dal circuito dei festival del cinema Lgbt e queer. 

Queer Days – Giornate di Cinema e Cultura Queer 

Dopo il Sicilia Queer Film Fest è la volta di Queer Days – Giornate di Cinema e Cultura Queer – festival romano previsto nel 2021 dal 7 al 10 ottobre al Centro Giovani Municipio 1 – ha scelto di volare sull’attualità per raggiungere le pieghe dimenticate dei diritti e delle vite queer.  La nuova edizione – organizzata da Associazione Cine Queer, Zalib e Frocya – sarà dedicata all’intersezionalità delle lotte: comunità trans, femminismi neri, universo del porno e dei sex workers. La Giuria, presieduta dal regista e produttore Luca Padrini, assegna il premio miglior Cortometraggio per la sezione competitiva ‘Queer Short’. Anche il Festival Mix 2021 per la sua 35 esima edizione ha scelto tematiche vicine all’attualità, mettendo in relazione la pandemia e il coronavirus, con l’Hiv e l’Aids, una pandemia taciuta: «Quando il Mix debuttava, nel 1986, quella pandemia aveva assunto le dimensioni di una catastrofe. Per noi, innanzitutto: per noi fuori e contro la Norma eterosessuale. Noi queer».

Il cinema queer in Italia dopo Pasolini

«Il cinema queer italiano dopo Pasolini non ha una traiettoria lineare», spiega Liotta. «C’è da considerare la nascita di una nuova società e quindi di un nuovo pubblico, con una sensibilità che corrisponde al bisogno delle persone non eterosessuali di avere una visibilità più pronunciata». Lo sguardo su cosa sia oggi il cinema Queer cambia da una prospettiva più ampia e concettuale del Sicilia Queer Fest fino alle questioni di lotta e diritti vissuti giornalmente dalle persone Lgbt e queer. Nella traiettoria tracciata da Liotta in Nuovo cinema queer – Storia della filmografia LGBTQI+ in Italia, Pier Paolo Pasolini ha segnato il passaggio da un’identità sessuale solo abbozzata e repressa – tra desideri e sensi di colpa – fino alla conquista di uno spazio vitale nella rappresentazione cinematografica. Uno spazio artistico che oggi, in Italia, resta ancora nascosto e non raggiunge pienamente la superficie.

Emanuele Liotta – Nuovo Cinema Queer. Storia della filmografia LGBTQI+ in Italia 

Pasolini, Visconti, Ozpetek, Guadagnino: sono alcuni tra i protagonisti di un unico grande lungometraggio, quello dei film a tematica LGBTQI+ nel cinema italiano. Nuovo Cinema Queer fa scorrere i fotogrammi di una pellicola lunga cinquant’anni e proietta su queste pagine la storia e le lotte dei movimenti di genere, declinate in tutti i loro colori; una trama che è anche narrazione di una società, un gioco di specchi in cui i film riflettono la cultura in cui nascono e al contempo la modificano. Emanuele Liotta racconta la storia della cinematografia rainbow – dal cinema mainstream a quello d’autore – giungendo ai titoli di coda di un lungo piano sequenza che intreccia attivismo queer e passione per la settima arte. Buona lettura, allora: questo era solo il trailer.

Emanuela Colaci

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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