Il primo dicembre 1970 fu approvata alla Camera la legge per il divorzio. Nella foto la manifestazione per il divorzio nel 1962, immagine Mondoperaio
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Nilde Iotti: la donna della Resistenza che ha segnato la politica del Novecento

Bisogna lottare, perché la forma è sostanza – la conquista della dirigenza del PCI, l’amore per Togliatti, la passione per l’ascolto degli altri. Un riferimento politico per l’Italia verso le elezioni

La condizione della donna negli anni Cinquanta

In una lettera inviata alla rivista giovanile comunista Avanguardia pubblicata nel settembre 1954, Rosanna, giovane iscritta al partito, scriveva: Care compagne, non potrò venire al congresso dei giovani comunisti perché la mia famiglia non vuole. Mio padre non vuole, il mio fidanzato è geloso. Insomma, sono una donna. Non ho gli stessi diritti di un uomo. Nella pratica la ragazza è, oggi come ieri, la serva di casa. Seguiva la risposta dell’onorevole Nilde Iotti: Le ragazze comuniste debbono essere sempre se stesse, anche nei rapporti personali, con il senso completo della loro dignità

Lo scambio epistolare – ripreso nella docu-fiction dello scorso anno Storia di Nilde, diretta da Emanuele Imbucci con Anna Foglietta nel ruolo della protagonista – è realmente accaduto. Leonilde detta ‘Nilde’ nata a Reggio Emilia il 10 aprile 1920, figlia di un ferroviere licenziato dai fascisti, laureata all’Università Cattolica grazie alle borse di studio, compagna nella Resistenza antifascista, onorevole della Repubblica nel Partito Comunista Italiano.

La storia politica di Nilde Iotti 

Nasce con la Resistenza antifascista, e nel segno della rivendicazione del ruolo pubblico delle donne, nei Gruppi di difesa della donna e a sostegno dei Comitati di liberazione periferici. Nella primavera del 1946 viene eletta al consiglio comunale di Reggio Emilia, come indipendente nel PCI. Dopo l’iscrizione al partito, diventa membro dell’Assemblea costituente. Il 20 giugno 1979, Nilde Iotti è la prima donna a ricoprire la terza più alta carica dello Stato. Resterà alla presidenza della Camera fino al 1992, per 13 anni consecutivi. La dedica del suo primo discorso da presidente è alle lotte per i diritti delle donne: io stessa – non ve lo nascondo – vivo quasi in modo emblematico questo momento, avvertendo in esso un significato profondo, che supera la mia persona e investe milioni di donne che attraverso lotte faticose, pazienti e tenaci si sono aperte la strada verso la loro emancipazione. 

Nilde Iotti ha rappresentato la parabola ascendente del Partito Comunista Italiano nell’epoca delle battaglie civili, che lo vedevano agli antipodi della Democrazia Cristiana. Nel 1976 il PCI aveva raggiunto il miglior risultato di sempre: 33,8% delle preferenze, poco dietro alla ‘Balena Bianca’. Due anni prima, il referendum sul divorzio era stato un successo per il partito guidato da Enrico Berlinguer. Nel 1978 la seconda grande vittoria sulla DC, con la legge 194 che ha decriminalizzato e liberalizzato l’aborto. 

L’ingresso delle donne nella magistratura

Sono state tutte battaglie di Nilde Iotti. Chi la conosceva bene, non si azzarda a definirla femminista. Credeva nello studio, nella libertà, nel tipo di società che il PCI, forgiato dalla Resistenza antifascista, si voleva impegnare a formare: fondata sul lavoro, libera e giusta. Togliatti fu sorpreso dal suo intervento acuto e preciso in una riunione dell’Assemblea costituente, dove si decideva di un articolo della Costituzione sull’ordinamento giudiziario, in particolare sui limiti imposti alle donne nell’accesso alla magistratura. Le norme dell’ordinamento giudiziario possono mettere dei limiti all’ingresso delle donne nella magistratura. Può darsi che questi limiti non ci saranno. Allora perché rompersi le corna su questo articolo? esclama il relatore. Perché la forma è sostanza, onorevole Leone! I suoi argomenti non sono validi e sa perché? È vero che esiste la femminilità delle donne, ma non per questo deve essere loro precluso l’accesso agli alti gradi della magistratura. Può darsi che le donne non ce la facciano, ma in questo caso si tratta di meriti e non di un limite, risponde l’onorevole Iotti. 

Nilde Iotti e Palmiro Togliatti

Togliatti, segretario del PCI, se ne innamorò – si innamorarono – si scambiarono lettere e condivisero la passione politica. Togliatti, sposato con un figlio, lasciò la moglie Rita Montagnana – sempre parlamentare del PCI. Iotti, nubile, andò incontro al grado di giudizio del partito e della società. Un amore vissuto alla luce del sole in tempi insospettabili – il secondo dopoguerra, periodo magmatico della società italiana ancora intriso dei postumi del fascismo e dei vagiti della prima Repubblica. Non si lasciarono nelle difficoltà, fino alla morte di Togliatti nel 1964, colpito da un ictus in trasferta a Mosca. Iotti divenne un punto di riferimento per il PCI, in particolare per il segretario Enrico Berlinguer. 

La nomina di Iotti a presidente della Camera 

Arrivò nel clima di distensione tra i due partiti dominanti del Parlamento. Nilde Iotti era una riformista, Livia Turco l’ha ricordata così, con il Vangelo della Costituzione in mano. Atea, ma non per questo incapace di collaborare con le forze politiche di altri schieramenti. Nel 1987 ottenne un incarico di governo con mandato esplorativo da parte del Presidente della Repubblica Cossiga che si concluse senza esiti, ma fu la prima donna e la prima esponente comunista ad arrivare tanto vicino alla Presidenza del Consiglio. Nel 1992 fu la candidata di sinistra alla Presidenza della Repubblica. Ottenne 256 voti. 

Emanuela Colaci

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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