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Vivere come in barca: eliminando il superfluo

Docce nebulizzanti, lavastoviglie a vapore, luce che lava il pavimento. Houseboat di Lucio Micheletti – «Dobbiamo allontanarci dall’ostentazione. Il lusso è un fatto di intimità, quasi segreto, poco visibile»

Houseboat – Lucio Micheletti e Rubner Haus

Spazi stretti, risorse limitate, scombussolamenti provocati da onde e vento: la vita in mare per molti evoca scomodità. Quando hanno chiesto a Lucio Micheletti, classe 1961, fondatore nel 1987 della Micheletti+Partners, come si fa a vivere bene e nel rispetto dell’ambiente, l’architetto e designer ha invece subito pensato alla barca. «Bisogna entrare nella mentalità di chi vive in barca: consumare meno, usare solo l’acqua indispensabile, tenere gli spazi in ordine, vivere in armonia con i cicli naturali della giornata». In occasione della Milano Design Week 2021, nel chiostro Olona del Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci e nell’ambito del progetto ideato e curato da Rossana Orlandi RoGUILTLESSPLASTIC, Micheletti in collaborazione con Rubner Haus ha presentato Houseboat, uno spazio abitativo su due piani di 3,8 metri per 3,8, interamente in legno di abete ispirato al vivere in barca. 

I listoni di legno prefabbricati sono sovrapposti e giuntati a pettine sugli angoli in modo da eliminare qualsiasi collegamento in metallo. L’edificio è antisismico e utilizza solo materiali ecologici – legno, sughero, fibra di legno – che assicurano un risparmio energetico del 20% rispetto alle case tradizionali. Il legno massiccio favorisce anche la regolazione automatica dell’umidità, sottraendola all’ambiente interno quando in eccesso e cedendola di nuovo nei periodi più asciutti. Salotto e cucina si trovano nello spazio all’aperto su un’ampia piattaforma in legno: come se fosse il ponte di una barca. Le dimensioni, 380 per 380, si ispirano alla capanna di Le Corbusier: architettura progettata come regalo di compleanno per la moglie Yvonne che riduceva l’abitazione al massimo dell’essenzialità. «L’houseboat, il ‘punto terra’ è un posto dove i volumi non seguono un disegno definitivo, ma prendono forma da pensieri in dialogo con la natura e si fanno essenziali. Con questo progetto non voglio mostrare una casa ma un modo di vivere».

Barca a vela o barca a motore

Il settore nautico è ancora dipendente dai combustibili fossili e in ritardo nella ricerca di soluzioni sostenibili. La barca a vela, che sfrutta l’energia del vento, è più sostenibile di una barca a motore. Anche la barca a vela tuttavia ha bisogno di un motore, che si attiva quando non c’è vento e per i consumi a bordo. Nelle barche a vela è più facile avere motori ibridi o totalmente elettrici: quando la barca procede spinta dal vento, il motore elettrico può ricaricarsi. È il caso del Baltic 142 Canova, superyacht di 43,3 metri interamente elettrico, dotato di sei batterie al litio e un’autonomia di 9 ore. Lo yacht Swan 88 invece ha un motore ibrido. Il design di entrambi è stato progettato da Lucio Micheletti. Alcuni paesi, come Austria e Germania, hanno già vietato di introdurre nei rispettivi laghi barche non elettriche, mentre quelle già registrate possono continuare a navigare con diverse limitazioni.

Consumo di acqua e di luce in barca

Il consumo elettrico e dell’acqua sono le due cose cui prestare attenzione in barca. Non è necessario avere spazi interni sempre illuminati a giorno: «Noi in barca laviamo il pavimento con la luce, cioè illuminiamo il pavimento: in questo modo si allarga la percezione dello spazio e la barca sarebbe già illuminata a sufficienza. Per la luce architettonica l’ideale è la dark light, di cui cioè non si percepisce la sorgente. Per il resto si può illuminare l’angolo in cui si sta lavorando. È importante però mantenere zone d’ombra negli spazi in cui non è necessario avere la luce, soprattutto la sera, perché le pupille non rimangano sempre appallate»

L’acqua. «Nelle barche installiamo lavapiatti a vapore: invece di 24 litri ne consumano 3, richiedono meno elettricità e rovinano meno le stoviglie. All’inizio costano un po’ di più – 1700 euro circa, contro 6-700 – ma in una settimana si risparmiano anche 500 litri d’acqua. Anche questa è una soluzione che sarebbe opportuno e utile adottare anche nelle abitazioni su terra. Ho lavorato con la Gessi per creare rubinetti che permettano di utilizzare una quantità di acqua proporzionale a quello che si sta facendo. Chi ha vissuto in barca tende a non sprecare l’acqua». Nelle docce delle barche, Micheletti installa doccione e nebulizzatori: «Il primo si usa solo per sciacquarsi alla fine, per il resto ci sono i nebulizzatori. Oltre a consumare 4 litri invece di 20, è una esperienza differente: quando ti insaponi sei tutto bagnato e non solo dove cade l’acqua».

In entrambi i casi quelle che all’inizio sembrano essere privazione nel nome della sostenibilità, si rivelano opzioni migliori sul piano della comodità. «Stiamo lavorando sul concetto di percepito, togliendo il superfluo. Questo vale per l’acqua, la luce, ma anche per il lusso – un fatto di intimità, quasi segreto, poco visibile. Dobbiamo allontanarci dall’ostentazione. Lusso non è un orologio d’oro ma il fatto che ci sei affezionato, che te l’ha regalato tuo padre».

Intervista a Lucio Micheletti, designer e architetto

Da piccolo, a causa della rosolia, Micheletti ha temporaneamente perso l’udito: forse anche per questo adora il silenzio e odia i rumori. «Quando ho provato un motoscafo elettrico per la prima volta, molti anni fa, si sentiva il suono del mare e non l’odore del carburante. A livello di design eravamo tuttavia nel Medioevo: in questi anni ho lavorato per portare la bellezza e l’armonia anche nell’elettrico. Ancora oggi vedo che molte automobili elettriche continuano a mettere lo spazio del radiatore davanti anche se non ce n’è più bisogno, dato che non c’è il radiatore: è come se sentissero ancora di dover nascondere il fatto di essere elettrici. Perché? Dobbiamo avere l’arroganza di rivendicarlo, e cambiare il design di conseguenza»

Anche la sostenibilità, come la bellezza, è una questione di equilibrio, armonia e rispetto: «Vivere bene significa esser collegati alla natura in uno spazio armonico, quindi essere in contatto con l’esterno, con la realtà». Per questo metà dell’Houseboat è all’aperto. «Per vivere bene credo che basterebbe una stanza con letto, doccia, e fuori un’altra stanza senza soffitto, per essere in contatto con la natura. Gli architetti giapponesi con cui ho lavorato quando uscivano dallo studio a fine giornata si inchinavano sul lavoro appena fatto. Mi sono abituato a farlo anch’io. Se avessimo questo senso di rispetto verso il lavoro che stiamo facendo credo potremmo vivere meglio».

Lucio Micheletti

Lucio Micheletti è nato a Milano nel 1961, dove vive e lavora. Si è laureato al Politecnico di Milano con Marco Zanuso. Nel 1987 ha fondato lo studio di design e architettura Micheletti+Partners e nel 2009 ha aperto una divisione nautica. Ha progettato hotel, teatri, palazzi, centri commerciali e abitazioni in America, Russia e Cina. Ha collaborato tra gli altri con aziende quali Zagato, Audi, Nardi, Momo, Lexus, BMW, Ferrari, Bayer, Pratesi, Neri, Flos, Breil, Swatch, Ebel, Gerard Peregaux, Vismara, Solaris, Infiniti Yacht, Baltic Yacht; per alcune di queste è stato direttore artistico.

Gruppo Rubner

La storia del Gruppo Rubner inizia nel 1926 con una piccola segheria ad acqua a Chienes, vicino a Brunico in Alto Adige. Oggi il Gruppo è una delle principali realtà europee nel settore delle costruzioni in legno e include un ampio numero di aziende su tutta la filiera produttiva. Rubner Haus è la società del Gruppo specializzata nella costruzione di case in legno mono e bifamiliari: in 57 anni di attività ha realizzato più di 25mila edifici.

Nicola Baroni

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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