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Tecnologia applicata all’agricoltura: app per la velocità e la riduzione degli sprechi

In Calabria una piattaforma per raccogliere il grano e lavorarlo con macine in pietra naturale. In Romagna un algoritmo identifica oggetti in un’immagine, dalle sementi alle opere d’arte. Mulinum e Getcoo

Mulinum – La Storia​

Mulinum – startup vincitrice del premio Oscar dell’Innovazione, conferito dall’ANGI (Associazione Nazionale Giovani Innovatori) – recupera grani locali per creare una filiera nazionale agricola biologica, lontana dalle importazioni industriali. Lo spiega Stefano Caccavari, fondatore di Mulinum. «L’obiettivo è realizzare un centro di raccolta in ogni regione d’Italia – in zone agricole, distanti massimo venti minuti dai centri urbani». Una realtà agricola con componente tecnologica partita nel 2014: «Sono rientrato dall’America per dar valore alla mia terra: sui terreni dei miei genitori ho creato Orto di famiglia, una multiproprietà con spazi affittati a oltre 150 agricoltori bio. Decisi di approfondire anche le origini delle sementi antiche del mio territorio. Portavo a macinare il grano di famiglia in un mulino a pietra, a un’ora e mezzo di macchina, per poi condividere con gli amici il pane prodotto da noi per uso domestico.

La richiesta cresceva, ma il mugnaio ci annunciò la decisione di vendere il mulino. Grazie a un crowdfunding che ho lanciato il 14 febbraio 2016 l’ho acquistato ed è nato Mulinum. In novanta giorni sono stati raccolti 500mila euro. I cento soci dell’inizio provenienti da vari angoli del mondo sono ora diventati trecento. Non abbiamo chiesto finanziamenti pubblici. Il 31 gennaio 2017 abbiamo inaugurato Mulinum San Floro, un casolare che utilizza solo macine in pietra naturale, dove i grani antichi, come Senatore Cappelli, Maiorca, Segale, Verna, Farro, sono trasformati in farina integrale. C’è anche un forno a legna d’ulivo a vista, per pane, lievitati e pizze».

Dal borgo calabrese si è arrivati in Puglia e in Toscana – a Mesagne, in provincia di Brindisi e a Buonconvento, provincia di Siena. 3mila ettari pronti a essere seminati a grani antichi locali. La formula è sempre la stessa: crowdfunding e incontri con appassionati che permettono di raccogliere i capitali necessari, senza il sostegno dello Stato. «L’unico ostacolo riscontrato è la lentezza burocratica: abbiamo costituito Mulinum Buonconvento nel 2017, ma solo nel 2019 abbiamo ottenuto il permesso di costruire. Non esiste una difficoltà maggiore in Calabria: chi fa impresa trova gli stessi problemi sia a Catanzaro sia a Milano. La nostra risorsa è il territorio: occorre difenderlo coltivandolo – consiglio alle nuove generazioni di puntare sull’agroalimentare, colmare il deficit nella produzione e specializzarsi nel biologico».

Getcoo – la storia

A Ravenna, due fratelli: Caludio e Stefano Berti. «Lavoravo in aziende romagnole come informatico, prima di fondare Getcoo», racconta Stefano. «Nei ritagli di tempo ho sviluppato un algoritmo capace di identificare oggetti in un’immagine. Claudio è un ingegnere informatico, con un dottorato di ricerca in biofisica computazionale presso il Rush University Medical Center di Chicago, tornato in Italia per unirsi al mio progetto d’impresa». L’anima di Getcoo è Dart, software di intelligenza artificiale di computer vision, acronimo di Direct Acquisition and Re-Trieval. Dart identifica oggetti all’interno di immagini, in ogni contesto, anche senza marcatura o codice a barre.

Non si limita a indicarne la categoria – come le soluzioni alternative – ma specifica cosa è l’oggetto in questione, suggerendo il codice o il nome esatto. Ciò velocizza tutte le operazioni di identificazione, gestione del magazzino e del controllo qualità. «Nel corso di questi primi cinque anni di attività abbiamo applicato Dart al turismo con Getcoo Travel; al settore del collezionismo con Instabrick, l’identificatore per mattoncini da costruzione Lego; fino all’industria con Piqapart, che identifica qualsiasi componente (anche viti e bulloni o grande lastre in vetro, ad esempio) facendo risparmiare fino al 40 percento del tempo sui processi industriali e facilitando la gestione dei magazzini».

Getcoo Travel

«Nasce per caso durante un viaggio a Chicago con mio fratello: eravamo incuriositi da una scultura, ma in quel momento non trovammo alcuna informazione. Non c’erano pannelli descrittivi e non avevamo una guida turistica con noi. Abbiamo intuito che l’algoritmo a cui stavo lavorando faceva al caso nostro: scattando una foto con lo smartphone si sarebbe potuto risalire a tutte le informazioni desiderate. Da quel momento abbiamo iniziato a sviluppare un’app per tutte le destinazioni di viaggio. Intendiamo per noi è promuovere il territorio e i luoghi meno conosciuti, fuori dagli itinerari di massa. Sono i singoli utenti che segnalando chiese, monumenti e punti di interesse ci aiutano a completare il puzzle. Abbiamo progettato Instabrick, in collaborazione con alcuni appassionati di Lego selezionati in vari Paesi. Grazie a continui scambi di idee, test e mesi di lavoro siamo arrivati al prodotto che abbiamo lanciato a fine 2019 sul mercato con una campagna di crowdfunding su Kickstarter: un trampolino di lancio per validare la nostra idea, evitando di immettere sul mercato un prodotto di cui non se ne sentiva il bisogno. Instabrick è piaciuto moltissimo e abbiamo ricevuto centinaia di ordini da tutto il mondo e continuiamo ad oggi a riceverne».

Obiettivo: Riduzione degli sprechi

Sulla riduzione degli sprechi: Stefano Berti sostiene che «in ambito industriale accade che alcuni articoli non siano marcati per mancanza di superficie o per motivi di costo – l’identificazione e catalogazione richiede tempo, denaro e personale. Capita che sia più conveniente gettare un oggetto piuttosto che identificarlo. Con Piqapart ciò non accade: l’identificazione avviene in modo rapido e senza errori, consentendo di gestire il magazzino con un limite degli sprechi. Da alcuni mesi stiamo lavorando anche nel settore dell’agricoltura, con l’identificazione di granaglie e sementi. Ci sono aziende che selezionano materie prime destinate sia alla produzione di sementi per colture, sia al mercato alimentare, al fine di non immettere prodotti con patologie micotiche, macchie o corpi estranei, infestanti o altri difetti. In questo modo si ottiene un prodotto di alta qualità e si aumenta l’efficienza produttiva. Noi forniamo alle aziende soluzioni di visione artificiale basate su Dart che intercettano in una frazione di secondo corpi estranei o semi difettosi».

Sono 3579 le startup italiane nate con una costruzione digitale e gratuita lo scorso anno, secondo la diciottesima edizione del Rapporto trimestrale di monitoraggio pubblicato dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con InfoCamere e Unioncamere. Nonostante la crisi dovuta alla pandemia, nel quarto trimestre del 2020 sono nate 338 nuove startup innovative costituite online, il numero più alto tra tutti i trimestri dal 2016. Le startup innovative sono in totale 12.068, secondo i dati Mise, e i soci di capitale raggiungono i 56mila, molte fondate da under-35, il 18,6 percento del totale. 

Alessandro Mariani

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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