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Alain Delon e Annie Girardot in un’immagine dal set di Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconti, 1960
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Enrico Medioli, il costruttore di immagini e il suo mondo antico

Era rapito – e felice di esserlo – dalle passioni, che il cinema ha reso marginali: l’ispirazione e la linfa per i mondi che inventava sulla carta

Enrico Medioli, sceneggiatore

«Pensi possa interessare a qualcuno?» – questa è stata la prima reazione di Enrico Medioli alla mia richiesta di girare un documentario su di lui e sul suo lavoro. Ancora oggi non so quanta modestia o quale sottile malizia contenesse quella risposta, magari entrambe le cose considerando la sua riservatezza e consapevolezza di essere stato uno sceneggiatore di quella che è stata definita l’età di Pericle del cinema italiano – gli anni Sessanta.

Mi ha sempre affascinato il rapporto con il suo lavoro: ha scritto molto e per vari registi come Zurlini, Leone, Bolognini. ‘Lo sceneggiatore di Visconti’ si è detto più volte, quasi un tormentone, da Rocco e i suoi fratelli in poi firmò quasi tutti i film di Visconti, ma Enrico Medioli è stato più dell’autore del soggetto di Gruppo di famiglia in un interno, al quale ho rubato parte del titolo per il mio Ritratto di sceneggiatore in un interno del 2013. 

Che hai fatto in tutti questi anni Noodles?

Nel tempo passato in sua compagnia durante le riprese del documentario e negli ultimi anni mi è sembrato un uomo rapito – e felice di esserlo, dalle sue passioni, quasi da fare diventare il cinema un elemento marginale ai suoi interessi quando nella conversazione si parlava di letteratura o di musica. Di sicuro dalle sue passioni traeva ispirazione e linfa per i mondi che inventava sulla carta. Enrico Medioli era un uomo colto, un lettore, e proprio le sue letture alle volte sembravano ritornare nelle sue sceneggiature come ispirazioni, citazioni o dichiarazioni d’amore alla letteratura e i grandi classici. È lo sceneggiatore che è riuscito a inserire l’incipit di Du côté de chez Swann in un film forte e violento come C’era una volta in America di Sergio Leone che niente ha, almeno all’apparenza, di proustiano.

Sono andato a letto presto, risponde Robert Deniro/Noodle alla domanda, che hai fatto in tutti questi anni?, proprio come il longtemps, je me suis couché de bonne heure, letto da Medioli in gioventù – magari da liceale, quando era alunno del professore e poeta Attilio Bertolucci che accese in lui la scintilla del cinema e della letteratura. Giovanni Testori e gli autori russi tra le righe delle sceneggiature per Visconti, quasi un gioco sofisticato per cinefili e bibliofili. In televisione, invece, ha portato la letteratura al grande pubblico curando la trasposizione di alcuni romanzi per gli sceneggiati tratti da La Certosa di Parma, I promessi sposi, Cime tempestose, Guerra e pace

Luchino Visconti, Lampoon

Lampoon, grandi maestri: Enrico Medioli e la letteratura

Essere suo ospite per un pranzo o un pomeriggio nel suo giardino è stato alle volte come essere in compagnia anche di Shakespeare o Stendhal: apparivano nelle parole di Medioli, quasi inevitabili, e mai evocati con boria o secondo il cliché della bella citazione. «Cosa stai leggendo?» – prima ancora di parlare delle ultime uscite cinematografiche, era la domanda che rivolgeva a me e a Maurizio Pusceddu che, con me, è autore del documentario Leggi Bleek House di Dickens. Il suo ultimo consiglio: «ma fallo in lingua originale», aveva ragione.

La musica, come la letteratura, è un’altra chiave per entrare nel mondo di Medioli e il suo lavoro è stato quasi come un personaggio dei suoi film e della sua vita. La passione per la musica classica, per esempio, è presente nella produzione di Medioli ancora prima del debutto come sceneggiatore. Nel 1958, in piena Dolce Vita – lo spogliarello al ristorante Il Rugantino di Roma con il quale convenzionalmente si fa iniziare questo momento storico è dell’autunno di quell’anno, Enrico Medioli è impegnato con alcuni spettacoli che segneranno la storia del teatro della seconda metà del Novecento.

Nel gennaio del 1958 debutta come autore di una commedia musicale dal titolo Lina e il cavaliere scritta insieme a Giuseppe Patroni Griffi, Franca Valeri e Vittorio Caprioli con i quali più volte tornerà a lavorare al cinema – Caprioli con Scusi, facciamo l’amore? e Splendori e Miserie di Madame Royale, Franca Valeri con Tosca e altre due e Un’amicizia durata tutta la vita. La commedia è un grande successo, il tema è il trasformismo, la voglia di emergere e la smania per la chirurgia estetica – amaramente viene da chiedersi quanto siamo cambiati in questi sessanta anni.

Nel maggio dello stesso anno è assistente alla regia di Luchino Visconti per un famoso Don Carlo al Covent Garden di Londra e dopo un mese, ancora assistente alla regia di Luchino Visconti per il Macbeth che aprì il primo Festival dei Due Mondi di Spoleto. Ancora lirica nel 1960, questa volta come regista al Covent Garden di Londra con La sonnambula di Vincenzo Bellini e nel 1963 come autore del libretto – insieme a Luchino Visconti e Filippo Sanjust – dell’opera Il diavolo in giardino al Teatro Massimo di Palermo. 

Sceneggiature di Enrico Medioli

La Dolce Vita, sì, quella vera, come ama sottolineare chi l’ha vissuta veramente e prima del film di Fellini. Una sera, a Roma, in compagnia dello scenografo Maurizio Chiari e la Principessa del Drago – racconta Alberto Arbasino (L’ingegnere in blu, edizioni Adelphi), portano Carlo Emilio Gadda in un club di via Veneto vincendo le esitazioni dell’autore di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. «Si sarà tenuti a danzare all’interno?», chiedeva Gadda, «vi suoneranno saxofonisti sguaiati?», per poi entrare rassicurato da Medioli e i suoi complici.

Enrico Medioli ha firmato tanti film, tante storie, tanti personaggi entrati di diritto nella storia del cinema – La Prima Notte di Quiete con Alain Delon e il suo cappotto di cammello o La ragazza con la Valigia, entrambi diretti da Valerio Zurlini. Per il teatro ha tradotto in italiano la piece teatrale Gin Game di D. L. Coburn portata in scena da Franca Valeri insieme a Paolo Stoppa, poi Il Leone d’Inverno di James Goldman con Rossella Falk e Andrea Giordana. L’epiteto ‘lo sceneggiatore di Visconti’ è prestigioso ma riduttivo per un personaggio così importante. È stato un signore colto ed elegante, il suo apporto al cinema d’autore è prezioso. Sono contento di aver vinto la sua fiducia e di avere raccontato, con il mio film, la sua storia, affidandogli il racconto in prima persona, alla sua voce, come testimone – superstite, avrebbe detto lui, con ironia e malinconia insieme.

Ritratto di sceneggiatore in un interno

Enrico Medioli è il protagonista del docufilm Ritratto di sceneggiatore in un interno, regia di Rocco Talucci, che ne è anche il produttore, che fu presentato in anteprima nazionale nel luglio 2013 al Festival di Spoleto. Una narrazione nella quale, vincendo la sua riservatezza, Medioli parla della sua vita e della genesi delle sue sceneggiature.

Rocco Talucci

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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