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Carlo Emilio Gadda: lo gnommero e la realtà come un piatto di gnocchi al burro

Gnommero: cinquant’anni fa se ne andava Gadda – Paola Italia, co-fondatrice Centro Studi Gadda, analizza il suo lessico, tra letteratura, ingegneria filosofia

Cinquant’anni dalla morte di Carlo Emilio Gadda

Il 21 maggio ricorrono i cinquant’anni dalla scomparsa di Carlo Emilio Gadda, scrittore-ingegnere che inseguendo la verità ha prodotto pagine di letteratura. Quello che da decenni – almeno dalla pubblicazione di Quer pasticciaccio brutto de via Merulana che nel 1957 dà fama all’autore facendolo sentire, usando le sue parole, un ‘lollobrigido’ – tiene i lettori incollati alle pagine del Gran Lombardo sono il divertimento e la qualità delle sue pagine. È come se alcuni oggetti su cui Gadda fissa la sua attenzione cambiassero per sempre agli occhi di chi legge, venendo, in qualche modo, gaddizzati.

Paola Italia, co-fondatrice del Centro Studi Gadda; l’edizione completa delle opere di Gadda per Adelphi

Strumento principe di questo lavoro è quella lingua a cui Paola Italia, professoressa ordinaria di Filologia Italiana all’Università di Bologna e co-fondatrice del Centro Studi Gadda, ha dedicato la sua carriera. Dal 2010, la professoressa Italia cura insieme a Giorgio Pinotti e Claudio Vela l’edizione completa delle opere di Gadda per Adelphi, che sta portando l’autore a una riscoperta da parte del pubblico. Nel Gaddabolario uscito per Carocci, Paola Italia insieme a numerosi colleghi passano in rassegna 219 parole della lingua di Gadda – 219 come il civico di via Merulana dove si compie il Pasticciaccio. Da dove derivano le suggestioni della lingua di Gadda? 

Il Gaddabolario: la lingua di Gadda tra letteratura, ingegneria e filosofia

«Prima di essere scrittore, Gadda è stato combattente nella Prima guerra mondiale, ingegnere elettrotecnico, e ha dato tutti gli esami di filosofia – spiega Paola Italia. «Questo quadro ci dice qualcosa della libertà assoluta che mostra nell’attraversare la lingua italiana: non solo i dialetti e l’ambito umanistico, ma anche parole che vengono dalla scienza e dalla tecnica. Un esempio di immagine grottesca, spassosa, che viene dalla chimica si trova nel racconto L’incendio di Via Keplero, in cui di una signora che scappa dall’incendio scrive che ‘ha tutte le valenze sature’ degli oggetti di valore che cerca di portare in salvo. È un grande esercizio delle potenzialità della lingua e, tra l’altro, cambia anche un po’ la lingua letteraria italiana, fino ad allora rigorosamente chiusa».

Una lingua per descrivere una realtà in continua deformazione; il saggio di Gadda Meditazione breve circa il dire e il fare 

La lingua di Gadda non è solo uno strumento per stupire il lettore, come spiega la professoressa Italia: «Non è un gioco fine a se stesso, un’invenzione provocatoria come quella delle avanguardie. Gadda non perde mai di vista la moralità della lingua. L’idea di fondo della sua filosofia è che il mondo sia costituito da una serie di sistemi che si deformano, perciò la lingua per descrivere questa realtà in continua deformazione non può essere unica, ma ha essa stessa quasi una necessità di deformazione. Nel saggio Meditazione breve circa il dire e il fare Gadda spiega bene che la nostra espressione linguistica è strettamente collegata con la nostra azione. Quindi chi parla male agisce male».

Che cos’è lo gnommero, centro della filosofia e della nevrosi di Gadda

A questo proposito, che cos’è lo ‘gnommero’, che Edoardo Camurri – che ne cura la voce nel Gaddabolario – definisce ‘una dannazione gnostica’ per l’autore?: «Nell’occuparsi dello gnommero, ‘il centro di tutta la filosofia della nevrosi gaddiana’, Edoardo Camurri scrive che è ‘il groviglio, il garbuglio, il pasticciaccio, il gomitolo inestricabile, il gorgonzola, il guazzabuglio, la calca polifonica e scoreggiona’. Per spiegarla con un’altra voce, possiamo dire che la realtà per Gadda è un piatto di ‘gnocchi’ che, se conditi con abbondante burro e formaggio, perdono la loro individualità per legarsi con altri gnocchi. Non è immediatamente comprensibile né esprimibile in modo semplice. Non è Gadda a essere barocco, è la realtà che è barocca».

Gadda e il racconto della borghesia tra rancore e pietas

In Come lavorava Gadda, uscito per Carocci, si sottolinea come nel metodo di lavoro di Gadda concorressero la «tensione etica di una fedeltà ai fatti» e il corrispondente «rifiuto radicale di una lingua-referto». Gadda parte dalla sua esperienza, dal suo vissuto in quella borghesia a cui rinfaccia il narcisismo, ‘l’egotismo’, ‘l’oziosa eleganza-flanella. «Per Gadda la borghesia è l’humus in cui è cresciuto, l’origine dei suoi riti e miti e soprattutto l’origine della discrasia tra il comportamento e l’espressione verbale» spiega la professoressa Italia. «Delle famiglie borghesi milanesi, come quella raccontata nel San Giorgio in casa Brocchi, e in generale di una certa borghesia sovrastorica, Gadda stigmatizza proprio la falsità, l’amoralità, il non essere aderente al vero, alla vita. Contemporaneamente però va in crisi quando nel 1944 deve pubblicare L’Adalgisa, proprio nel momento in cui Milano è stata distrutta dai bombardamenti e devastata, e la borghesia cittadina ha costituito un baluardo di resistenza di valori che sembravano persi e distrutti dal fascismo. La borghesia insomma non è solo un idolo polemico, ma può essere raccontata con grande pietas: la voce ‘detopaziato’ del Gaddabolario ricorda, per esempio, le signorone milanesi avvolte da una pellicciosa e margaritante regalità, che segretamente temono e sperano di essere domicilio-aggredite, per rendere più spericolata e più interessante la loro realtà. Per Gadda la borghesia è complessa, la tratta talvolta con rancore, ma anche con uno sguardo elegiaco».

La costruzione del ‘personaggio Gadda’

In quanto parte di questa stessa borghesia, Gadda si nasconde tra le pieghe dei suoi personaggi. «Il personaggio Gadda è un argomento che fornisce parecchi spunti – spiega Paola Italia – e nasce fin dal Giornale di guerra e di prigionia: quando scrive il diario dal fronte è come se trovasse la strada per costruire sé come personaggio, soprattutto nei quaderni inediti che abbiamo consultato per la recente edizione. In molti dei suoi racconti e romanzi, l’autore ha qualche personaggio che rappresenta lui e le sue idee, le sue idiosincrasie. Si identifica per esempio con l’ingegner Valerio del Fulmine sul 220, a cui le damazze milanesi attribuiscono una relazione clandestina con Elsa, ma che ne è quasi ignaro, sempre impettito, pieno di furori contro l’irrazionalità del mondo, con un regolo pronto a essere inserito, scrive Gadda, nella mammella destra. Questo dell’ingegnere con il regolo è forse il modo migliore per Gadda di presentarsi in una forma autoironica. I suoi personaggi hanno una dose di autoironia estremamente efficace, dalla quale dovremmo imparare tutti».

Il Giornale di guerra e di prigionia: una testimonianza della Prima Guerra Mondiale vicina al momento che storico che stiamo vivendo

Il Giornale di guerra e di prigionia, la cui edizione Adelphi pubblicata a gennaio 2023 è stata curata dalla professoressa Italia insieme a Claudio Vela e Giorgio Pinotti, ha incontrato un grande successo di pubblico. «Ha suscitato un interesse che non immaginavamo – racconta Paola Italia – molto più di altre opere più famose. Probabilmente perché questo suo diario della prima guerra mondiale è vicino all’esperienza che stiamo vivendo, ci mette davanti alle stesse domande alle quali noi non sappiamo dare risposta». 

L’eredità di Carlo Emilio Gadda: un invito a esercitare lo sguardo sulla realtà

Spiega la professoressa Italia: «Gadda impone a chi lavora un atteggiamento da investigatore. Per me, la prima sfida è stata proprio la resistenza del mezzo: leggevo una lingua che era la mia lingua, ma contemporaneamente sembrava un idioma straniero: non lo capivo, ma ne percepivo il fascino. Poi ho ho trovato al suo interno un sistema di visione della realtà, una capacità di esercitare una forma di attenzione e di curiosità verso aspetti della realtà che non si comprendono e che alla fine si rivelano più interessanti di quanto pensiamo a una visione superficiale delle cose. Ed è una scoperta inesauribile. Avere incontrato Gadda mi ha dato tempo per imparare, e spero anche per divulgare senza spaventare. Del resto anche a Gadda è capitato di leggere senza comprendere, come quando, di fronte all prima recensione che gli scrisse Gianfranco Contini, filologo del Novecento dalla prosa quanto mai difficile, scrisse alla sorella dicendo: ‘Mi ha recensito un certo Gianfranco Contini che bisogna leggere quattro volte prima di capirci qualche cosa’. Quindi io tranquillizzo i miei studenti: se anche Gadda si è dichiarato inetto, ma ha sfidato il testo per tentarne la comprensione, perché non dovremmo farlo noi?».

Paola Italia

Insegna Filologia italiana e Scholarly Editing all’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. Si è occupata di autori e temi dell’Ottocento e del Novecento (da Leopardi a Manzoni fino a Gadda, Bassani, Savinio, Tobino), con una particolare attenzione allo studio e all’edizione delle varianti d’autore. Da trent’anni studia le carte e l’opera di Carlo Emilio Gadda (Io sono un archiviòmane, Pistoia 2003 e Come lavorava Gadda, Carocci, 2017) e con Giorgio Pinotti e Claudio Vela è responsabile della nuova edizione Adelphi delle sue opere.

Centro Studi Gadda

Il Centro Studi Gadda (CSG) nasce per iniziativa di Mariarosa Bricchi, Paola Italia, Giorgio Pinotti e Claudio Vela. Ha sede a Cremona presso il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali dell’Università di Pavia, e intende proporsi come punto di riferimento, spazio di documentazione, luogo di incontro, scambio e discussione non solo per gli specialisti ma per chiunque intenda accostarsi alle opere di Carlo Emilio Gadda. Al tempo stesso il CSG intende sviluppare un progetto culturale capace di dare visibilità, attraverso iniziative editoriali, espositive, teatrali e didattiche, all’opera dell’autore e al rapporto che lo legava a Milano e alla Lombardia

Elena Viale

Pagine del diario di Gadda, anno 1917, dal volume, Giornale di guerra e di prigionia, Adelphi 2023
Pagine del diario di Gadda, anno 1917, dal volume, Giornale di guerra e di prigionia, Adelphi 2023
Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia, Adelphi 2023
Carlo Emilio Gadda, Giornale di guerra e di prigionia, Adelphi 2023

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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