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Emilija Škarnulytė, Aphotic Zone, 2022 in “Penumbra”, Fondazione In Between Art Film presso Complesso dell’Ospedaletto, Venezia, 2022. Courtesy dell’artista, Erik Cordes e The Schmidt Ocean Institute, e Fondazione In Between A
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Penumbra alla 59. Biennale d’Arte di Venezia l’immagine in movimento secondo Beatrice Bulgari

«Dobbiamo seguire lo sguardo dell’artista – un terzo occhio premonitore che legge la complessità del contemporaneo». Intervista a Beatrice Bulgari, fondatrice e presidente di Fondazione In Between Art Film

Fondazione In Between Art Film alla Biennale d’Arte 2022: il tempo del video

Fondazione In Between Art Film, nata a Roma nel 2019, a Venezia esordisce con la sua prima mostra, Penumbra, a cura di Alessandro Rabottini e Leonardo Bigazzi. Un percorso attraverso otto videoinstallazioni, commissionate ad artisti internazionali – Karimah Ashadu, Jonathas de Andrade, artista scelto dal Padiglione Brasile, Aziz Hazara, He Xiangyu, Masbedo, James Richards, Emilija Škarnulytė, Ana Vaz – che esplorano le potenzialità estetiche e narrative dell’immagine in movimento. Una mostra che invita il visitatore a prendere tempo e volgere lo sguardo all’evolversi delle dinamiche che contraddistinguono tematicamente ogni opera. Baluginii digitali nell’ombra degli oscurati interni del Complesso dell’Ospedaletto. Struttura costruita nel 1517 per accogliere gli indigenti, nel tempo ha introiettato vari interventi artistici tra cui quelli di Baldassare Longhena e Giambattista Tiepolo, per divenire oggi uno spazio culturale, Ospedaletto Contemporaneo, iniziativa promossa da Venews Arts. 

Beatrice Bulgari: le origini dell’interesse per l’immagine in movimento. 

Secondo Beatrice Bulgari, «c’è un interesse in crescita verso l’immagine di movimento. Può essere considerata una nicchia e proprio per questo una mostra installativa come Penumbra dà la possibilità a un pubblico eterogeneo di poter fruire di un medium dalle molteplici peculiarità che si iscrive nell’ampio palcoscenico della Biennale Arte». Prima scenografa e costumista in ambito cinematografico, Beatrice Bulgari crea nel 2007 CortoArteCircuito, piattaforma poliedrica dedicata alla realizzazione di documentari su artisti contemporanei, poi la casa di produzione cinematografica In Between Art Film, oggi Fondazione. 

«Ho lavorato per molti anni nel cinema. Nutrendo già una passione per l’arte contemporanea, il passaggio verso un impegno dedicato all’immagine in movimento è stato naturale. Uno sviluppo che è segnato da alcuni momenti o incontri, come quello con Bill Viola o i Masbedo e il film del regista Ermanno Olmi su Jannis Kounellis, girato durante l’allestimento della mostra Atto unico (2006) alla Fondazione Arnaldo Pomodoro. La documentazione del lavoro di Kounellis è durata un mese e ho avuto possibilità di assistere alle riprese. Olmi poeticamente“spiava” l’artista mentre installava le sue opere». L’idea di documentare filmicamente il processo creativo dell’artista mentre il regista sviluppa il proprio si traduce concretamente in CortoArteCircuito, un primo ponte creato per favorire la comunicazione e un’armonizzazione ideativa tra due forme di creatività sempre più congiunte tra loro. 

CortoArteCircuito

«Da qui è nata la volontà di fondare CortoArteCircuito con l’obiettivo di affidare a giovani registi la possibilità di documentare artisti viventi nell’esecuzione di opere d’arte e nella realizzazione di installazioni site-specific, come ad esempio già era avvenuto nel passato per l’arte di Giorgio de Chirico. Si generò così una prima scintilla di commistione di linguaggi, tra cinema e arte contemporanea. Seguì il progetto Crossing Culture, in occasione di Asiatica Film Festival a Roma, con cui proposi a registi asiatici di realizzare per dieci giorni opere video all’interno di studi di artisti che non conoscevano. Ne scaturirono dodici lavori, oggi fruibili online. La mia passione mi ha poi condotta a seguire più nello specifico i lavori autoriali di artisti visivi, coproducendo opere tra cui quelle di Shirin Neshat [Premio Internazionale La Biennale di Venezia nel 1999 e Leone d’Argento con il lungometraggio Zanan-e-bedun-e mardan (Women without men) nel 2009], Pierre Bismuth o William Kentridge». 

In Between Art Film: nel 2019 è nata  l’omonima Fondazione

«Ho poi sentito il bisogno di definire ancor di più quale fosse la mission di In Between Art Film e così nasce nel 2019 l’omonima Fondazione che vuole seguire e supportare gli artisti nel loro libero processo creativo, fino a metterli in contatto con istituzioni tra cui Tate, documenta, Manifesta e il Centre d’Art Contemporain Genève. I nostri artisti sono coadiuvati attraverso un rapporto continuo di scambio e dialogo. Per me è fondamentale che la loro opera sia fruita il più possibile». 

Beatrice Bulgari è sostenitrice delle arti visive e anche collezionista. Opere come quelle video-installative richiedono spazi e modalità di fruizione particolari: «non ho molte installazioni in casa, tranne un Albero di Penone. Le opere che possono però trovare collocazione nei miei spazi privati vivono con me. Grazie a tre grandi monitor fruisco quotidianamente di video d’artista. Tutte le opere video che ho collezionato nel tempo oggi appartengono alla Fondazione». 

Le opere presentate in mostra affrontano tematiche socio-culturali, ambientali, geo-politiche. Per Beatrice Bulgari l’arte può rigenerare il pensiero politico e culturale, e ne è convita da tempo. Lo è stata anche durante il periodo di immobilità e incertezza a causa della pandemia. Durante le misure di contenimento sociale a causa del Covid-19, In Between Art Film ha invitato otto artisti internazionali – Iván Argote, Silvia Giambrone, Eva Giolo, Basir Mahmood, Masbedo, Elena Mazzi, Adrian Paci, Janis Rafa – a rispondere creativamente a un progetto sviluppato durante una situazione di crisi transnazionale che, tra le svariate conseguenze, ha acuito i casi di violenza domestica sulle donne, triplicati dall’inizio della pandemia secondo l’ONU. 

L’arte a servizio delle urgenze contemporanee – il caso di Mascarilla 19

Mascarilla 19 è il nome della campagna lanciata dal premier spagnolo Pedro Sanchez che ha dato la possibilità, attraverso l’utilizzo di questa parola in codice, alle vittime di violenza di poter denunciare la loro situazione d’abuso al personale di tutte le farmacie in Spagna, così da avviare un protocollo d’emergenza. Riprendendo il nome di questo S.O.S. segreto, il progetto artistico Mascarilla 19 – Codes of Domestic Violence, a cura di Leonardo Bigazzi, Alessandro Rabottini e Paola Ugolini, pone l’accento sulle conseguenze psico-fisiche derivanti da un’emergenza nell’emergenza ed è stato presentato al MAXXI di Roma nell’autunno 2020 per poi arrivare, un anno dopo, a vedere proiettare gli otto film d’artista anche al Teatrino di Palazzo Grassi a Venezia. 

«Poco dopo la nascita della Fondazione saremmo dovuti partire con il duo Masbedo per girare alcune riprese a Pantelleria che furono posticipate a causa del primo lockdown. Durante la pandemia lessi un articolo di giornale intitolato Mascarilla 19: fui colpita dal suo contenuto e chiamai i miei curatori per avviare un progetto a duplice sostegno delle violenze di genere e dello stallo in cui versava il mondo artistico. Dal mio osservatorio ho così avviato un processo di riflessione e scambio, una concettualizzazione del lavoro che sarebbe poi stato concretamente svolto, attraverso e-mail, telefonate, disegni, proposte, moodboard. Questo per me rappresenta cosa significa supportare un artista e partecipare attivamente al suo iter creativo».  

La videoinstallazione Pantelleria del duo italiano Masbedo

Penumbra si apre con Pantelleria di Masbedo, duo artistico italiano formato da Nicolò Massazza e Iacopo Bedogni, già presente a Venezia nel 2014 con The Lack, presentato all’interno delle Giornate degli Autori alla 71. Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e coprodotto da Beatrice Bulgari. L’opera Pantelleria riflette sull’operazione Corkscrew del 1943, quando l’isola fu ripetutamente bombardata dalle truppe alleate nella prima operazione di riconquista dell’Italia. Nella videoinstallazione, la memoria storica si lega a quella degli abitanti che raccontano di come, dopo la resa, edifici del paese furono distrutti per delle riprese di un combat film di propaganda. 

«Quando i lavori esposti in mostra sono stati commissionati non si pensava ancora a farli convergere in Penumbra. Un lavoro come Pantelleria, nato precedentemente al conflitto in Ucraina, affronta un tema oggi estremamente attuale che si dirama attraverso lo sguardo dell’artista e ci pone di fronte a memoria, storica e personale, propaganda e distruzione. L’arte attraverso il video suggerisce uno stimolo, una chiave di lettura del presente. Noi dobbiamo seguire lo sguardo dell’artista: è un terzo occhio premonitore che legge e ci restituisce la complessità di tematiche impellenti più che mai odierne».

Tra arte e speranza: l’artista Yarema Malashchuk e la guerra in Ucraina

Penumbra si sviluppa, con un set design di Ippolito Pastellini Laparelli, 2050+, attraverso una commistione architettonica che spazia dalla Chiesa di Santa Maria dei Derelitti agli ambienti dell’Ospedaletto, tra cui lo scalone elicoidale di Giuseppe Sardi e la settecentesca Sala della Musica  decorata da Jacopo Guarena, rispettivamente messi in dialogo dai curatori con le opere di Emilija Škarnulytė e James Richards. Suggestionati dalla storia di questo luogo, ex luogo di cura, ci si domanda quanto la mostra stessa, con le sue videoinstallazioni, possa essere permeata da un senso di resilienza che tocca il visitatore. 

«L’Ospedaletto non è stato solo un luogo di ricovero e malattia ma anche di rinascita e sentimento. Personalmente, non potrei approcciare questo lavoro di ricerca senza passione e la passione non è mai fredda. In mostra c’è una pulsione che ha a che fare con la possibilità che qualcosa accada, trasformi e aiuti e gli artisti ci introducono a una possibilità alternativa di ricostruzione. È estremamente importante non cadere in genericità scontate: ritengo necessaria una presa di posizione tramite l’arte che conforti e scuota. Ogni anno la Fondazione acquisisce tre o quattro opere di giovani artisti. Uno di questi è l’ucraino Yarema Malashchuk».

Dedicated to the youth of the world II

«Nella sua opera video Dedicated to the youth of the world II [realizzata con Roman Khimei], Malashchuk filma un rave notturno a Kiev in cui molti ragazzi danzano irrefrenabilmente quasi a voler entrare in uno stato di catarsi e dimenticare qualcosa, un trauma? È un’opera premonitrice. L’occhio dell’artista si sofferma sui loro volti, penso a quanti di loro non ci sono più. Il tutto si conclude con il sorgere dell’alba e il prevalere di un senso di spaesamento: un limbo tra uno stato di fuga dalle difficoltà da poco svanito e una giornata da dover incominciare a vivere per cui non si è pronti». 

«Con la guerra in Ucraina, Yarema si è arruolato. Siamo riusciti ad accogliere le sue sorelle in Italia. Al telefono, proprio per coltivare uno sguardo resiliente verso il futuro, gli ho comunicato che ho intenzione di lavorare a un nuovo progetto assieme riguardo a ciò che vorrà artisticamente affrontare e comunicare dopo questa tragedia». 

Leonardo Bigazzi, co-curatore di Penumbra

Il video ha molteplici potenzialità tra cui quella inclusiva e partecipativa che si innesca tra chi realizza l’opera e chi è ripreso, queste peculiarità possono essere declinate per una narrazione del contemporaneo e si ritrovano in Penumbra. 

Secondo Bigazzi, «è interessante ciò che Jonathas de Andrade ha detto sul suo lavoro: se inizialmente aveva creato il progetto per influenzare il pubblico, in realtà il medium del video ha innanzitutto suggestionato il soggetto coinvolto per la sua realizzazione, in questo caso un gruppo di senzatetto. Quello delle immagini in movimento è un processo di realizzazione collettivo. Il video è rilevante e immediato: lo ha dimostrato anche negli anni di pandemia, diventando il mezzo prediletto all’interno delle nostre stesse abitazioni per mantenere un contatto, digitale, con l’esterno. Collocare immagini in movimento in uno spazio espositivo permette di vivere l’esperienza del video in una tridimensionalità scultorea. Penumbra è approcciabile attraverso una dimensione liminale: uno spazio tra luce e ombra in cui le cifre di categorie opposte non sono più così definite. Finzione e realtà, umano e non umano finiscono per confondersi in queste otto videoinstallazioni». 

Tra un approccio italiano al video e l’avanzare del metaverso

La dimensione trasformativa della mostra ha una rilevanza politica che viene declinata attraverso partecipazioni artistiche internazionali. L’approccio italiano alla sperimentazione video-artistica sembra essere contraddistinto da un’urgenza specifica: «credo che la differenza sia più tematica che estetica, in Italia ad esempio manca una riflessione sulla condizione post-coloniale, mancanza che è specchio della realtà politica. Sul piano formativo non siamo dotati di una scuola, penso ai percorsi erogati da Le Fresnoy – Studio National des Arts Contemporains nel nord della Francia. Certo è che nel panorama nazionale l’Italian Council [progetto della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura] sta cambiando le dinamiche attorno al video sovvenzionando lavori come quello di Diego Marcon, esposto in Biennale». 

Ci si domanda come si configuri la realtà del metaverso per Fondazione In Between Art Film, che si è dotata anche di una piattaforma di ricerca per indagare le nuove prospettive degli artisti sulle immagini in movimento attraverso la pubblicazione trimestrale di testi appositamente commissionati: «è un contesto ancora per noi inesplorato, mi affascina ma credo sia eccessivamente legato alla dimensione economica, andando a depotenziare così un discorso sulle reali potenzialità di Internet come spazio espositivo. Il web può non solo veicolare immagini in movimento ma essere un contenitore di opere pensate per essere percettivamente fruite in quel dato contesto. È un argomento che potrebbe essere approfondito in futuro attraverso gli apparati critici che compongono la piattaforma STILL – Studi sulle immagini in movimento della Fondazione». 

Bianca Stoppani, co-curatrice del programma pubblico Vanishing Points della mostra Penumbra 

Vanishing Points è il programma pubblico di Penumbra, curato da Bianca Stoppani e Paola Ugolini, una mostra che attivamente coinvolge i visitatori durante i mesi di apertura (fino al 27 novembre 2022) attraverso incontri con gli artisti e un dibattito intorno alle loro pratiche per mezzo di conversazioni con curatori e intellettuali internazionali.

Stoppani afferma: «è la prima volta che presentiamo un progetto a Venezia in occasione della Biennale, che riempie la laguna di proposte culturali. Volevamo trovare un modo per restituire un’offerta culturale alla città e non solo occuparne uno spazio. Stiamo anche lavorando con università locali per offrire percorsi formativi agli studenti. Il programma pubblico inizierà a maggio e si svolgerà fino a ottobre, con un calendario di due eventi al mese che sarà pubblicato sul sito della Fondazione. Ogni volta coinvolgeremo un artista, un curatore e una personalità del mondo accademico. Vogliamo offrire punti di vista inusuali e interdisciplinari sul lavoro degli artisti: ad esempio, affronteremo il percorso pittorico all’interno della carriera di Karimah Ashadu, che attualmente si esprime principalmente attraverso il video ed è presente in mostra. Pittura e videoinstallazioni sembrano universi distanti tra loro e questa relazione sarà approfondita anche con un intervento di un curatore della Tate». 

Beatrice Bulgari

Beatrice Bulgari vive e lavora tra Roma e New York. È la fondatrice e presidente di Fondazione In Between Art Film, votata a sostenere artisti e istituzioni che lavorano con le immagini in movimento. Nel 2007 ha creato CortoArteCircuito, piattaforma poliedrica che ha prodotto documentari di registi internazionali sul lavoro di artisti contemporanei. Dal 2012 al 2019 ha fondato e diretto la società di produzione cinematografica In Between Art Film, dedicata a fornire ad artisti e registi l’opportunità di esplorare liberamente un approccio creativo interdisciplinare tra il linguaggio del cinema e quello dell’arte contemporanea. Ha anche collaborato come scenografa e costumista in molti film, tra cui Nuovo Cinema Paradiso di Giuseppe Tornatore. 

Leonardo Bigazzi

Leonardo Bigazzi è un curatore che vive a Firenze. Attualmente, è curatore presso la Fondazione In Between Art Film. Fa parte della redazione di STILL – Studi sulle immagini in movimento. Dal 2008 è anche curatore dello Schermo dell’Arte – Festival di Cinema e Arte Contemporanea. 

Bianca Stoppani 

Bianca Stoppani è ricercatore e vive a Londra. Attualmente, ricopre il ruolo di editor presso la Fondazione In Between Art Film, per la quale è responsabile di STILL – Studi sulle immagini in movimento. Dal 2020 fa parte del team curatoriale di Almanac Projects, Londra. 

Federico Jonathan Cusin

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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