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Le città del futuro sono ecosistemi resilienti progettate secondo i principi dell’Adaptive Design 

Principi del Biophilic Design: progettare la natura viva con Roberta Studio. «Per relazionarsi con la natura bisogna accettare di avere del limiti»

Biofilia e sociologia

La biofilia in psicologia e biologia è tradotta come amore per la vita. Una tendenza innata nell’essere umano ad interessarsi dei processi vitali. Solo dal 1984, con il saggio Biophilia di Edward O. Wilson, sociobiologo e naturalista statunitense, la biofilia viene accomunata all’amore per la natura e al benessere che lo stare nella natura può dare all’essere umano. 

Il Biophilic Design progetta spazi, ambienti e anche oggetti in armonia con la vegetazione così che le persone possano trovarne giovamento e migliorare la qualità della loro vita. Nel periodo post-pandemico il verde si è impossessato anche degli uffici e sempre più aziende ricorrono a sistemi di ‘green wall’ e piante per rendere più piacevole e salubre il tempo che i dipendenti trascorrono in ufficio. Il Biophilic Design può essere applicato a progetti di diverse scale, non solo interni.

Lampoon intervista Roberta Filippini di Roberta Studio

Roberta, di Roberta Studio, Architetto paesaggista e designer si occupa di Biophilic Design da oltre dodici anni, disegna Gioielli di paesaggio e produce succo di mela con Melo Bevo di Campodimele. «Nell’architettura del paesaggio l’uomo è al centro dell’interesse dei progettisti. Per questo è stato necessario indagare come le persone possano riconnettersi con la natura in un modo confortevole e contemporaneo». Partendo dai grandi spazi verdi, come i parchi, fino al piccolo balcone di casa «grazie agli studi sulla Biofilia è risultata oggettiva l’importanza per le persone di stare bene e a proprio agio in ambienti in cui la natura è presente». Quello che fa il Biophilic Design è partire da questo concetto per sviluppare spazi di design utilizzando la natura viva e seguendo specifici dettami.

Progettare con la natura viva

«Progettare con la natura viva non è facile. Oggi siamo abituati ad avere tutto subito e con pochissima, se non nulla, manutenzione. E negli anni si è diffuso il concetto di natura stabilizzata, quasi cristallizzata. Progettare con il verde invece implica dei tempi, spesso lunghi.» E il tempo è l’aspetto principale quando si parla di paesaggio, perché la natura è in continua crescita ed evoluzione. Un paesaggista è un artista che non vedrà mai la propria opera terminata, perché i tempi della natura sono molto più dilatati dei tempi dell’uomo. 

«La natura ha i propri equilibri, ti riconduce a una condizione primordiale». L’architetto paesaggista deve saper cogliere questi equilibri e renderli fruibili a tutti affinché ne godano. «Per progettare con la natura viva, bisogna tener in considerazione molti fattori, tra questi l’esposizione. Lavoro molto con aziende di luci specializzate in crescita vegetale. Le piante hanno bisogno di lunghezze d’onda di luce differenti per facilitare la fotosintesi negli ambienti indoor. Un allestimento continua a vivere e crescere dopo essere stato creato e ha bisogno di essere curato».

Progettare con il Biophilic Design: multidisciplinarietà

Per progettare con il Biophilic Design è necessaria non solo una conoscenza approfondita della natura ma anche multidisciplinare in altri ambiti. È richiesta una padronanza di ogni specie e questo rende importante collaborare con tecnici esperti del settore. Non tutto può essere Biophilic Design: bisogna tenere in considerazione l’utilizzo di materiali, l’ergonomia, la durabilità, il cromatismo e come lo spazio possa essere abbracciato in modo spontaneo dalla natura. È necessario avere una certa sensibilità non solo estetica, ma saper vedere e ascoltare, pensare agli spazi più consoni alla proliferazione delle piante stesse. «Come progettista bisogna accettare di avere dei limiti, per far sì che la natura possa vivere al meglio».

La natura ha bisogno di essere seguita e può dare tanto a chi se ne prende cura. Trovare del tempo per essa è trovare del tempo per se stessi. Per lavorare con le essenze vegetali è necessario conoscerle ma soprattutto porre l’attenzione a come evolvono. «Un piccolo spazio, come un balcone, può diventare un tassello di un ecosistema che può collegarsi ad una rete ecologica all’interno delle città». Avere prati fioriti sui balconi o sui terrazzi permette di creare una connessione per gli impollinatori e i lepidotteri che trovano così sostentamento e possano continuare il loro lavoro di impollinazione preservando la biodiversità anche all’interno dei centri urbani.«Quando progetto un terrazzo non è solo per le persone che lo vivono ma anche per tutto il sistema di insetti e animali che ne possono aver bisogno. È necessario trovare un equilibrio».

Stagionalità e biodiversità

«Oggi si presta più attenzione alla scelta delle piante: devono poter convivere bene insieme ma anche essere differenti tra di loro. Negli anni si è andati verso un’omologazione, mentre ora nel vivaismo si sta portando la biodiversità anche tra le varie specie». Ad esempio negli ultimi anni è avvenuta la riscoperta dei grani antichi e piante spontanee per rispondere ai cambiamenti climatici e per preservare la biodiversità dei luoghi. 

«Per la biodiversità è importante lavorare con specie perenni e non annuali. Non utilizzare piante stagionali, ovvero quelle che hanno un ciclo breve, di una sola stagione. Bisogna invece, come aveva insegnato Piet Oudolf, utilizzare le piante perenni che durante il corso dell’anno si trasformano, ma hanno sempre una aspetto scenografico e il loro ciclo di vita continua in tutte le stagioni».

Si  progetta site-specific, non utilizzando più piante che vanno di “moda” ma piante spontanee che possano rispondere ai mutamenti del clima. Quello che si poteva piantare a Milano venti anni fa, non è più quello che si può piantare oggi. Capire l’ambiente in cui siamo, utilizzare le specie autoctone consente di non mettere a repentaglio gli ecosistemi.

Adaptive design e Biophilic Design

La congiuntura tra la grande attenzione della società contemporanea alla qualità della vita e alla resilienza climatica sta portando a ripensare il nostro modo di vivere e progettare la città. 

L’Adaptive Design permette di rispondere ai cambiamenti analizzando diversi campi di applicazione. Dalla mobilità alla forestazione urbana al water design. «Uno dei filoni dell’Adaptive Design è lo Streetscape, ovvero capire come migliorare le strade esistenti, che non sono confortevoli né per le persone né per gli animali, facendole diventare dei sitemi ecologici, lavorando su più scale».

Uno degli aspetti fondamentali è scegliere materiali permeabili rispetto all’asfalto, che permettano il drenaggio dell’acqua. Utilizzare lungo le vie, filari di piante perenni che possano dar ombra, ristoro e aiutino ad abbassare le temperature nei mesi più caldi. Progettare sedute confortevoli con materiali econaturali. Inserire casette per uccelli, farfalle e insetti. Utilizzare piante che in inverno mettano le bacche per dare sostentamento alla fauna nei mesi più freddi. Progettare uno spazio che sia un sistema ecologico funzionante durante tutto l’anno e in armonia con tutti, non solo con le esigenze dell’uomo.

Rain Gardens, i giardini della pioggia 

Il cambiamento climatico e le inadeguate infrastrutture idriche di contenimento e smaltimento, portano sempre più di frequente a fenomeni di allagamento ed inondazione. «L’Adaptive Design si lega alle Nature-Based Solutions, ovvero l’utilizzo di risorse naturali in modo intelligente». Come la risorsa idrica, creando bacini in cui l’acqua piovana possa essere canalizzata. «In conseguenza alle sempre più frequenti precipitazioni di tipo tropicale, progettiamo giardini lineari ai bordi delle strade; così il corso della pioggia può essere deviato in bacini dove vengono piantate essenze arboree specifiche e resistenti a notevoli quantità d’acqua. Questa dovrebbe diventare una best practice nelle nostre città». I bacini dall’aspetto di aiuole sono detti Rain Gardens, ovvero delle leggere depressioni del suolo che permettono di accogliere l’acqua piovana e drenarla nel terreno e nelle infrastrutture in modo controllato e filtrato. 

Esempio di Biophilic Design: Tillandsia Wall Green Wave

Tillandsia Wall Green Wave è l’installazione presentata da Roberta Studio e Michieli Fioricoltura alla mostra di Interni alla Statale di Milano durante la Design Week 2022. «Siamo stati invitati da Interni, il tema era Design e Regeneration. Abbiamo interpretato il tema sotto forma di una grande onda, che abbraccia le persone. 

Una rete metallica prima modellata con una mesh in 3D e poi ricoperta da oltre quattordicimila piantine di tillandsia. Rappresenta la necessità delle persone di riconnettersi con la natura, è un grande specchio di quello che è il Biophilic Design».

Un’installazione immersiva e scenografica, che è mutata durante tutto l’arco della settimana grazie alla fioritura delle tillandisia. «Tutte le piante dopo il disallestimento sono rientrate in vivaio. Questo permette davvero di lavorare con il verde vivo in modo sostenibile e senza sprechi. Anche la struttura dell’onda prenderà vita nuovamente sotto altre forme». Anche nelle progettazioni temporanee e meanwhile è necessario considerare tutti gli aspetti del progettare con qualcosa di vivo e che deve avere una vita futura, creando allestimenti in modo modulare e riutilizzabile.

Secondo l’ONU si prevede che entro il 2050, due terzi della popolazione mondiale vivrà nelle città

Per rimediare all’inevitabile sovrappopolamento e alle conseguenze del Climate Change è necessario ripensare ai centri urbani come ecosistemi circolari e connessi con la rete naturale. Il verde deve permeare tutti gli spazi dei centri cittadini concedendo alle persone una qualità della vita superiore. Bisogna creare reticoli interconnessi di vegetazione che permettano anche ad animali e insetti di popolare questi nuovi paesaggi. Il Biophilic Design è una delle soluzioni che consente di realizzare questo cambiamento in armonia con il mondo naturale, partendo dal balcone di casa fino ai grandi masterplan.

Roberta Filippini

Roberta Filippini, direttrice artistica e tecnica di Roberta Studio, è architetto paesaggista e designer. Lavora da più di dieci anni nel settore, approcciandosi al mondo del paesaggio dalla scala territoriale a quella domestica, attraverso progetti che si proiettano nel futuro, coniugando uomo e natura, per una coesistenza collaborativa e armonica. Collabora dal 2009 con il gruppo LAND come progettista e project manager e dal 2016 come Art Director e co-progettista del TILLANDSIA WALL con Michieli Floricoltura.

Domiziana Montello

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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