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Contro la deforestazione e per il sostegno delle comunità locali

Gli interventi di ForPlanet a tutela dei luoghi di biodiversità che garantiscono la nostra sopravvivenza – in Belize, Indonesia, Brasile. Interviene la presidente dell’associazione Tessa Gelisio

Il problema della deforestazione

«Quando andavo a scuola a essere attenti all’ambiente eravamo in due, figli di ambientalisti. Ora c’è una sensibilità maggiore, esplosa nel movimento dei FridayForFuture» – introduce Tessa Gelisio, presidente di forPlanet, onlus che si batte per preservare la natura. «Lavorando in televisione mi sono occupata di comunicazione ambientale, ma sentivo la necessità di agire anche concretamente. L’associazione è nata da persone che condividevano lo stesso desiderio di concretezza. Ci siamo focalizzati sui problemi climatici e la deforestazione, e portiamo avanti progetti di rimboschimento in varie parti del mondo. Viviamo grazie ai servizi ecosistemici che gli alberi ci donano, ma l’uomo continua a intervenire distruggendo. Tra gli ecosistemi più minacciati ci sono le foreste tropicali. La deforestazione, oltre a cancellare habitat e a condurre alla scomparsa di specie, contribuisce a far crescere i livelli di Co2, partecipando con emissioni pari al 20 percento del totale emesso dalle attività umane».

ForPlanet e World Land Trust in Belize

ForPlanet raccoglie fondi da operazioni di comunicazione con le aziende e li devolve a chi li concretizza sotto la supervisione della onlus stessa: «Una grande Ong ha costi fissi per mandare avanti la struttura. Noi abbiamo fatto una scelta diversa, abbiamo deciso che ognuno di noi dona una parte del suo tempo, e quello che raccogliamo è devoluto ad associazioni che fanno concretamente il progetto, risparmiando denaro. Siamo impegnati in due progetti con il nostro partner inglese World Land Trust, organizzazione internazionale no profit che si occupa di conservazione ambientale, la cui missione è difendere gli ecosistemi minacciati e preservare la biodiversità. L’ONG lavora con le comunità locali.

«Acquistiamo dei pezzi di foresta – come quelle tropicali del Nord-Est del Belize, tra i primi luoghi di biodiversità al mondo – creando un corridoio ecologico naturale che protegge 36.500 acri di foresta tropicale e dà rifugio alle specie locali, tra cui i giaguari, circa 20 esemplari. La Riserva Shipstern, nella sezione nord del corridoio, ospita anche una popolazione di Black Catbirds, una rara specie presente solo nella penisola dello Yucatan e in Belize. Il secondo progetto che ci vede impegnati è in Argentina, dove stiamo cercando di portare a termine la realizzazione di un pezzo di parco, che funge da raccordo tra aree protette, per poter permettere alla fauna locale di attraversare aree abitate o coltivate».

Forestazione e protezione di specie a rischio in Indonesia

La collaborazione tra l’azienda dolciaria Di Leo, la Sumatran Orangutan Society (Ong attiva in Indonesia per tutelare gli orangutan e il loro habitat) e forPlanet ha permesso la reintroduzione in natura di 15 oranghi di Sumatra, la riforestazione di un ettaro del loro habitat attraverso la piantumazione di mille alberi e l’attuazione di interventi (campagne e progetti di sensibilizzazione) per la protezione a lungo termine delle foreste a Sumatra. Di Leo non utilizza olio di palma nei propri prodotti; ha sostenuto il progetto All’orango io ci tengo, donando per un anno parte del ricavato dalla vendita dei biscotti.

«Questo programma ci ha permesso di cooperare con le popolazioni locali e far sì che traggano un guadagno dalla foresta. L’unica alternativa al taglio di ettari di giungla amazzonica per piantare palme e ricavarne l’olio è permettere alle popolazioni locali di avere un introito. Abbiamo deciso di intervenire qui perché l’ecosistema Leuser, situato nel Nord dell’isola di Sumatra, è uno dei pochi centri di biodiversità rimasti sulla Terra. Include aree di montagna, zone pianeggianti e paludi. Basilare per la sopravvivenza di quattro specie a forte rischio di estinzione: oranghi, tigri, elefanti e rinoceronti di Sumatra – insieme a un’infinità di specie di mammiferi, insetti e uccelli. Negli ultimi 25 anni il 48 percento delle foreste di Sumatra è stato abbattuto. Cause: lo sviluppo delle infrastrutture, della migrazione interna e del diffondersi delle piantagioni, principalmente quelle di palma da olio».

La piantumazione di alberi in Sei Betung

Con l’autorizzazione del governo indonesiano, sono state eliminate le piantagioni di palma e rimpiazzate con specie vegetali caratteristiche della foresta tropicale. «Abbiamo garantito supporto al partner locale Yayasan Orangutan Sumatera Lestari per la piantumazione di mille piantine di alberi nella regione del Sei Betung. Le piante sono cresciute in vivai dalle comunità locali, formate per amministrare le coltivazioni e ricostituire le aree forestali degradate. Il coinvolgimento dei nativi è indispensabile. Motivarli a farsi custodi della propria terra è la strategia migliore per la protezione, il ripristino e la salvaguardia degli oranghi e del loro habitat. Il programma ha previsto il controllo continuo anche di altre specie animali a rischio estinzione, grazie all’uso di foto trappole. La squadra locale ha controllato lo stato di sviluppo delle piante e rilevato parametri climatici come l’umidità e il livello di precipitazioni».

La salvaguardia delle tartarughe in Brasile 

Un altro progetto realizzato in collaborazione con un partner locale, Amazonia onlus, e sponsorizzato dal marchio di gioielli Boccadamo, è la salvaguardia delle tartarughe amazzoniche del fiume Jauaperi, in Brasile. Il programma è stato finanziato grazie a parte del ricavato della vendita di un’edizione limitata dedicata a forPlanet. «Insieme abbiamo deciso di agire nell’area di foresta amazzonica intorno al fiume Jauaperi, tutelando le tartarughe, a rischio estinzione. Abbiamo garantito sostegno sociale ed economico ai Cabeclos, la comunità nativa. Le attività previste negli obiettivi del progetto: garantire il monitoraggio e la difesa delle tartarughe durante la fase più delicata, la deposizione delle uova. 2mila piccoli esemplari sono stati protetti, e i dati sono già stati trasmessi all’Università Federale di Amazonas e all’Istituto Brasiliano dell’Ambiente e delle Risorse Naturali. Per i Caboclos la foresta rappresenta la loro principale fonte di sussistenza, fornisce cibo, fibre tessili e materiali da costruzione».

«La deforestazione sta determinando un’emigrazione massiccia verso le favelas delle grandi città. I Caboclos, senza educazione scolastica e formazione professionale, sono destinati all’emarginazione e alla criminalità». Sei comunità indigene sono state coinvolte nel progetto, che ha prodotto l’interesse e la partecipazione di altre tribù che vivono lungo il fiume Jauaperi. 23 famiglie hanno ricavato benefici economi. 14 hanno svolto attività di vigilanza sulle spiagge, 6 hanno lavorato nella logistica e nei trasporti, 3 nell’organizzazione dei corsi per istruire sulle pratiche di tutela di ambiente. Un risultato questo che si riflette positivamente anche sulle altre famiglie delle comunità, che implicitamente beneficiano dei servizi generati dall’indotto del progetto.

Tessa Gelisio

Conduttrice televisiva, giornalista e presidente dell’associazione forPlanet Onlus per la conservazione ambientale. Ha militato in associazioni ambientaliste come WWF, Amici della Terra, Legambiente e collaborato con centri per la tutela di specie selvatiche.

Alessandro Mariani

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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