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Kunstmuseum Liechtenstein: una collezione d’arte per un Principato – introduce Letizia Ragaglia

A Vaduz l’arte favorisce il flusso di visitatori e un dialogo con altri Paesi. L’arte contemporanea trova il sostengo di governo e privati per consentire al sesto stato più piccolo al mondo di porsi su un piano internazionale

Lampoon intervista Letizia Ragaglia, direttrice del Kunstmuseum Liechtenstein, a Vaduz

Dopo un decennio alla guida di Museion – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano, Letizia Ragaglia dal luglio 2021 dirige il Kunstmuseum Liechtenstein, a Vaduz. Due ambienti alpini, uno con una sede trasparente, l’altro un cubo nero di cemento e basalto creato da Meinrad Morger, Heinrich Degelo e Christian Kerez. Oltre al comune scenario montano, emergono analogie e differenze rispetto alla vita culturale che distingue queste due luoghi e l’esigenza di conservare e comunicare un’identità ben definita. 

«In entrambi i luoghi c’è il desiderio di concentrarsi sul territorio locale e di dotarsi di un irradiamento internazionale. Si tratta di due musei con un focus sulle proprie collezioni. Credo nel modello di una collezione non statica, che non si presenta seguendo un. ordine cronologico, ma che sia aperta a contaminazioni o cortocircuiti, mettendo in dialogo opere diverse. Farei fatica a lavorare per una kunsthalle, una galleria o uno spazio privo di una collezione. A partire da questo corpus di opere, a Museion ho sempre affiancato alla sezione permanente una mostra temporanea. Sto lavorando per istituire questa duplice offerta culture anche a Vaduz». 

Kunstmuseum Liechtenstein – l’arte come ambasciatore del Principato 

A Vaduz il ruolo della arti vuol favorire il flusso di visitatori e un dialogo culturale con altri Paesi. L’arte contemporanea trova il sostengo del governo e di privati che vi riconosco una cifra per consentire al sesto stato più piccolo al mondo di interfacciarsi con un panorama internazionale. «C’è uno iato sul budget di investimento riservato alle attività museali. A Bolzano ho avuto la possibilità di lavorare in autonomia e senza interferenze politiche, una possibilità non scontata all’interno del panorama italiano. In Liechtenstein ci sono i mezzi, ma ciò che mi ha colpito è che qui l’arte si fa ambasciatrice del Paese, anche grazie a un insieme di investitori privati che affiancano i fondi del governo riservati al Museo. L’arte contemporanea può far fatica in un ambiente ristretto e provinciale ma è indubbio il sostegno che ci viene riservato». 

Il Museo concentra in sé la duplice funzione di luogo di rappresentanza e di conservazione del patrimonio artistico. «Gli abitanti sono orgogliosi del Liechtenstein. Si possono percepire alcune ‘arretratezze’. Il Paese ha raggiunto la ricchezza negli anni Settanta, grazie a un’industria specializzata, e il diritto al voto è stato concesso alle donne nel 1984. In ambito artistico, c’è un côté internazionale. Abbiamo visite di ambasciatori, gli abitanti sono culturalmente abituati a valicare i confini giornalmente e i miei colleghi riportano esperienze all’estero diffuse. Tutto ciò caratterizza l’ambiente di lavoro per una apertura mentale molto pronunciata. C’è molta vivacità e potenziale in questo luogo piccolissimo. Per me il fattore umano è molto importante, credo nel museo come luogo di incontro e mi piacerebbe che il Kunstmuseum fosse sempre più caratterizzato da proposte culturalmente interdisciplinari». 

La collezione del Kunstmuseum Liechtenstein e il rapporto con la vicina Hilti Art Foundation

Opere d’arte moderne e contemporanee vanno a comporre la collezione statale il cui edifico è affiancato sul corso principale di Vaduz dalla Hilti Art Foundation, monumentale realtà privata in cemento bianco, realizzata dallo studio di architettura Morger + Dettli di Basilea nel 2015 e che condivide il medesimo ingresso con il Kunstmuseum. 

Quali le opere e gli artisti che compongono la collezione attuale, quali le linee guida previste per nuove acquisizioni e il rapporto con i giovani artisti. «Il mission statement del Museo, sdoganato poco prima del mio arrivo, afferma che la Collezione è incentrata principalmente sulla tridimensionalità, sulla scultura, sull’arte europea e dell’America del Nord. L’anelito all’universalismo da parte dei musei è stato in effetti cassato e, per quanto non esista una storia dell’arte solamente occidentale, non si deve necessariamente essere globali. È mia intenzione creare progetti che vadano a tessere dialoghi extra europei o statunitensi. Abbiamo un nucleo molto sviluppato di Arte Povera, che risale a un prestito permanente, e artisti provenienti dall’Est Europa, come Paul Neagu».

«Il Museo ha una commissione acquisti che procede per votazioni all’unanimità e si focalizza su opere a partire dagli anni Sessanta, finora elevando a modello l’arte di Marcel Duchamp. C’è però da domandarsi se le nuove generazioni guardino ancora molto a Duchamp, per quando indubbiamente importante: credo che oggi ci sia una tendenza allo storytelling, a una ricerca nella storia che pone domande su chi ha il diritto di narrarla, unendola a riflessioni su tematiche identitarie. Inoltre, il Museo si sta aprendo anche all’opera di giovani artisti, in particolare figure femminili, con cui ho sempre lavorato molto. Una dimensione che mancava al Kunstmuseum Liechtenstein». 

La Hilti Art Foundation ha una sua storia, separata da quella del Kunstmuseum Liechtenstein

«Il collezionista Michael Hilti è stato tra i primi a promuovere la costruzione del nostro Museo, creato da privati e donato al governo. La sua collezione è improntata sulla pittura, sulle Avanguardie storiche e l’astrattismo. La sede della Fondazione è stata creata accanto al Kunstmuseum. Le due istituzioni, se pur collegate da un corridoio, ad oggi non hanno ancora collaborato a progetti comuni». 

La comunicazione per la creazione di un palcoscenico internazionale 

«Si tratta di un progetto a lungo termine. Abbiamo ampliato il personale all’interno del dipartimento di comunicazione, tra cui la ex responsabile stampa del Mumok di Vienna, con attenzione al ruolo dei social media. La realtà culturale svizzera è densa, c’è abitudine a spostarsi in treno e a Vaduz non passa la ferrovia; ciononostante, stiamo ad esempio al momento lavorando a un ‘asse dell’arte’ con i Musei di Coira, San Gallo e Bregenz, i nostri vicini più immediati, per istituire nuove forme di collaborazione».

«Rispetto alla realtà dell’Engadina, vorremmo coinvolgere i suoi visitatori ad includere nel loro viaggio anche la nostra realtà. Abbiamo istituito il mercoledì come giorno di accesso gratuito al museo e lanciato un progetto educativo pilota con le scuole del Principato. Inoltre, se si rimane focalizzati sulla collezione e le sue mostre, penso sia possibile aprirsi ad eventi più ludici per coinvolgere più persone a conoscere il Museo». 

La mostra C^4 a cura di Letizia Ragaglia al Kunstmuseum Liechtenstein

La prima mostra temporanea di Letizia Ragaglia a Vaduz coinvolge quattro giovani artisti provenienti da diversi Paesi. Il titolo eleva “alla quarta” la lettera C che sottende l’importanza primaria della collezione permanente, la necessità di contaminazione artistica a culturale, il ruolo della comunità e la dimensione collaborativa. 

«C^4 (C to the Power of Four) è un po’ un mio manifesto rispetto a come percepisco la realtà museale. Credo nella forza delle collezioni e credo siano un qualcosa di molto vivo con cui si deve dialogare. In questo senso mi ha molto ispirata il testo Logic of the Collection di Boris Groys [Sternberg Press, 2021] in cui si parla di un museo fluido. Durante la mia carriera sono stata segnata dalla collaborazione con artisti viventi e per la prima mostra curata al Kunstmuseum Liechtenstein ho pensato di affidare i milleduecento metri quadri del principale spazio espositivo del museo, a loro volta distribuiti in quattro sale, a quattro giovani artisti: Nazgol Ansarinia, originaria di Tehran, Mercedes Azpilicueta, che vive ad Amsterdam, l’americana Diamond Stingily e Invernomuto, duo italiano formato da Simone Bertuzzi e Simone Trabucchi».

«Ho dato loro carta bianca, chiedendo solo di integrare nel loro progetto almeno un’opera della collezione. Lessi una citazione da un‘intervista di Hannah Arendt a Robert Motherwell in cui la scrittrice gli domanda quali artisti lo hanno influenzato maggiorente nelle sua formazione. Risponde di non aver capito la domanda perché è lui ad aver influenzato loro. Credo anch’io che il nuovo artista possa far rileggere con sguardo fresco e innovativo la storia dell’arte».

La partecipazione alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale diVenezia e la futura mostra Candida Höfer. Liechtenstein

A confermare il desiderio di presentarsi al mondo dell’arte internazionale, quest’anno il Principato del Liechtenstein è intervenuto alla Biennale d’Arte di Venezia attraverso una colazione istituzionale con cui ha manifestato la sua vicinanza allo scenario artistico contemporaneo, illustrando l’idea di un padiglione nomade in scala che ha attraversato le calli veneziane nei giorni di anteprima della manifestazione. Inoltre, Letizia Ragaglia ha esposto il futuro programma espositivo del Kunstmuseum che comprende la personale dell’artista Candida Höfer, visitabile dal prossimo 30 settembre. 

«Il Liechtenstein non ha un padiglione alla Biennale di Venezia. Questo è un tema discusso e la presenza del Principato alla rassegna veneziana è delegata dal Ministero al Kunstmuseum. Mi sono trovata quindi a ottemperare a questo compito e a collaborare con l’Associazione Visarte che, votata a promuovere e valorizzare gli artisti del territorio, reclama un vero e proprio padiglione. In attesa di ciò, è stato scelto di portare a Venezia un padiglione portatile: il Liechtenstein Pavilion è un intervento performativo itinerante che ha previsto il “viaggio” tra calli e campielli veneziani di un Padiglione Liechtenstein in miniatura, trasportato a dorso d’uomo».  

La futura mostra Candida Höfer. Liechtenstein e la prima collaborazione con Hilti Art Foundation

«Un ulteriore motivo per presentarci a Venezia è il progetto incentrato sul territorio del Liechtenstein attraverso l’opera fotografica di Candida Höfer. L’artista durate la sua carriera internazionale ha immortalato numerosi luoghi deputati alla cultura e alla sua conservazione come musei, biblioteche, archivi o teatri. L’idea è quella di mettere in dialogo le collezioni esistenti con opere inedite realizzate nel Principato e che danno ordine a una nuova serie: Candida Höfer. Liechtenstein. Höfer, che proviene dalla Scuola di Düsseldorf, conserva l’attenzione per l’architettura ed è mossa da una forte etica professionale, con un linguaggio che tende sempre più all’astrattismo. È interessata ad approfondire i luoghi meno frequentati ma essenziali per lo svolgersi di attività culturali, come, nel nostro caso, i depositi, i giroscale e i lucernari del museo». 

Una breve anticipazione del percorso espositivo a cura di Christiane Meyer-Stoll, Letizia Ragaglia e Uwe Wieczorek: «nella prima sala, focalizzata sugli esterni, abbiamo cercato di creare un fil rouge attorno all’idea di pelle, di superficie, accostando alle fotografie di Candida Höfer opere di Gotthard Graubner, Rosemarie Trockel, Bill Bollinger e Edith Dekyndt per poi passare agli scatti dei giroscale, messi in rapporto a Forme uniche della continuità nello spazio di Umberto Boccioni». 

Letizia Ragaglia 

Letizia Ragaglia è direttrice del Kunstmuseum Liechtenstein. In precedenza, dal 2009 al 2020, ha diretto il Museion – Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Bolzano. Dopo studi in storia dell’arte e museologia, ha lavorato come freelance specializzandosi in progetti di spazi pubblici per conto di diverse istituzioni italiane e internazionali e allestito numerose mostre monografiche tra cui quelle di Monica Bonvicini, Isa Genzken, Andro Wekua, Valie Export, Carl Andre, Claire Fontaine, Paweł Althamer, Rosemarie Trockel, Danh Vo, Klara Lidén, Ceal Floyer, Tatiana Trouvé, Rossella Biscotti, Cerith Wyn Evans, Francesco Vezzoli, Korakrit Arunanondchai, Judith Hopf, Lili Reynaud Dewar, John Armleder, Keren Cytter, Haim Steinbach, Marguerite Humeau, Luca Vitone e Karin Sander.

Kunstmuseum Liechtenstein – Candida Höfer. Liechtenstein

Dal 30 settembre 2022 al 10 aprile 2023, il Kunstmuseum presenterà, assieme a Hilti Art Foundation, il progetto personale Candida Höfer. Liechtenstein.
Städtle 32 
9490 Vaduz, Liechtenstein

Federico Jonathan Cusin

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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