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Alberto Cavalli, voci per un vocabolario di artigianato contemporaneo

Maestro d’Arte e Mestiere: appunti sullo stato dell’arte, per una geografia dell’Artigianato. Homo Faber Guide è la guida digitale alla scoperta dell’alto artigianato europeo

Lampoon: intervista ad Alberto Cavalli, Direttore generale della Fondazione Cologni e Direttore esecutivo della Michelangelo Foundation

Lo spiega Alberto Cavalli, Direttore generale della Fondazione Cologni e Direttore esecutivo della Michelangelo Foundation, due corpi che, rispettivamente in Italia e in Europa, si occupano di promuovere il valore dell’artigianalità e dei mestieri d’arte. «Quando tengo una lezione in qualche scuola di moda, chiedo quali siano i mestieri d’arte della moda e vedo brancolare nel buio. Se un creativo non conosce l’esistenza di ricamatori, plissettatori e di tutte le professioni di artigianato, non saprà integrare queste lavorazioni nella sua progettualità».

Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte ha creato e lanciato la nuova applicazione Wellmade

Wellmade è no strumento per scoprire gli artigiani intorno a sé e gli indirizzi delle migliori botteghe. L’app è stata sviluppata con il contributo di Allianz Bank Financial Advisors. Wellmade è un progetto digitale della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, nato nel 2015 dalla collaborazione con il duo di designer di Whomade, Dario Riva ed Edoardo Perri. La piattaforma, lanciata a ottobre del 2016, permette di scoprire i migliori artigiani in Italia, conoscere il lavoro e recensirne i prodotti e servizi su misura. Oggi fanno parte della community oltre 500 artigiani, circa 19.000 utenti attivi, 34 rinomati Ambasciatori e 15 Circuiti partner.

I mestieri d’arte soffrono di invisibilità

«I giovani e le famiglie ritengono svilente un mestiere d’arte. Sarti, decoratori, gioiellieri, costumisti, scenografi – in realtà possono offrire opportunità occupazionali e di guadagno più di altri settori». In merito a una geografia dell’artigianato, «se ci fosse un’azione di orientamento sarebbe più facile individuare il proprio talento e trasformarlo in una professione – in Italia ci sono scuole nelle grandi città, ma anche in centri più piccoli: la Scuola per Mosaicisti del Friuli, per esempio, a Spilimbergo, al Politecnico Calzaturiero di Capriccio di Vigonza, al Tarì di Marcianise, l’elenco sarebbe lungo».

Mestieri d’Arte – le tutele nel mondo

Giappone. «Sin dal 1950 esiste il titolo di Ningen Kokuhō – Tesoro Nazionale Vivente, istituito per legge. È un titolo assegnato agli esponenti della cultura giapponese nei campi delle arti performative come il Noh e il Kabuki e nelle discipline di artigianato tradizionale. Nel momento in cui il Paese usciva sconfitto e distrutto dalla Seconda Guerra Mondiale è stata data priorità alla valorizzazione delle espressioni dell’identità giapponese, tra cui appunto i mestieri d’arte. Oggi sono circa un centinaio gli artigiani riconosciuti come portatori di eredità nazionale».

Francia. «La legislazione che istituiva il titolo ufficiale di ‘Maître d’Art’ si deve a Valéry Giscard d’Estaing. Negli anni, il processo di selezione e di nomina è stato perfezionato e lo scorso anno l’Institut National des Métiers d’Art è stato fatto confluire in una macro-agenzia pubblica che si occupa sia del titolo onorifico di Maitre d’Art sia delle Imprese del Patrimonio Vivente. Il Maitre d’Art francese deve rispettare le regole dell’arte, deve trasmettere il suo saper fare, lavorare con integrità ed essere consapevole del suo ruolo all’interno dell’identità culturale francese».

Mestieri d’Arte – le tutele in Italia

Italia. Una legislazione esiste, ma solo a livello regionale: «Le Regioni hanno istituito dei disciplinari di produzione relativi ad alcuni specifici mestieri artigianali, in alcuni casi hanno stabilito dei titoli o dei riconoscimenti per gli artigiani. La Lombardia, al momento della ricerca, aveva disciplinari sviluppati. In Italia lavorano artigiani o imprenditori dal cuore artigiano – dalla pelletteria al ricamo, dalla plissettatura alla modellistica – in grado di entrare in sintonia con le esigenze dei direttori creativi delle grandi case. Sanno porsi in dialogo con i creativi non in maniera passiva, ma in maniera utile. L’Italia dovrà competere su questo tipo di produzioni di alto livello, dove al contenuto culturale si affianca una capacità realizzativa sostenibile, evoluta e flessibile, che antepone la qualità al profitto immediato».

MAM – Maestro d’Arte e Mestiere

MAM. «A livello nazionale il titolo di MAM – Maestro d’Arte e Mestiere – è stato introdotto solo nel 2016 per proposta di Franco Cologni e della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte, in partnership con ALMA, la scuola internazionale di alta cucina italiana di Colorno. Questo titolo è assegnato ogni due anni da giurie di esperti: è un Albo dei mestieri d’arte prodotto dalla Fondazione». Lo strumento utilizzato dalle giurie per la valutazione è stato messo a punto nel volume Il valore del mestiere. Elementi per una valutazione dell’eccellenza artigiana (Marsilio 2014), scritto da Alberto Cavalli insieme a Giuditta Comerci e Giovanna Marchello.

«Abbiamo provato a costruire uno strumento di valutazione per stabilire chi sono i veri maestri artigiani e quali caratteristiche hanno. Siamo partiti dal dato oggettivo: la legge. Abbiamo letto i disciplinari di tutte le regioni italiane, notato quali parole ricorrevano. Siamo andati a vedere se anche in altre legislazioni fossero presenti gli stessi riferimenti. Abbiamo studiato la legislazione giapponese, inglese, francese e tedesca. Dalla comparazione dell’elemento legislativo è nata un’ossatura di undici criteri. Di ogni parola abbiamo ricostruito il decorso storico nel mondo dei mestieri d’arte, così da identificare definizioni comprensive. Abbiamo raccolto interviste a maestri artigiani».

Homo Faber

«La prima edizione si è svolta nel 2018 presso la Fondazione Giorgio Cini di Venezia: in diciassette giorni abbiamo ricevuto quasi settantamila persone. Articolato intorno a diciassette mostre, ognuna delle quali curata da un esperto, Homo Faber ha raccontato storie di artefici, artigiani, creativi e designer. L’edizione 2021 vedrà l’introduzione dei Ningen Kokuhō giapponesi, i ‘Tesori viventi’: ci sono serviti da punto di partenza per identificare, in Europa, quegli artigiani che possono essere considerati possessori di eredità culturale intangibile».

Tra i curatori della nuova edizione, Bob Wilson racconterà i mestieri d’arte legati al teatro e all’opera, Judith Clark si occuperà di tracciare genealogie delle tecniche ornamentali, Sebastian Herkner racconterà il rapporto tra decorazione d’interni e artigianato, Naoto Fukasawa metterà in scena una selezione di oggetti realizzati da i Ningen Kokuhōe; David Caméo guiderà alla scoperta della porcellana contemporanea. La Fondazione Cologni allestirà una sala con pezzi realizzati da artigiani italiani ispirati dalla cultura giapponese.

Homo Faber Guide

Si tratta di una guida digitale che permette di scoprire artigiani, manifatture, musei, gallerie ed esperienze legati al mondo dell’alto artigianato europeo. Ambasciatori selezionati consigliano dove trovare le gemme di artigianalità. Jacopo Etro, a Milano, invita a scoprire la bottega del bronzista Ernesto Carati, che realizza lampade, arredi e oggetti in bronzo e ottone, e un negozio storico, gestito da tre fratelli legati dalla passione per la legatoria artistica – Angelo, Gabriele e Gianluca Marchesi. Carla Sozzani conduce da Daniele Papuli, artista della carta, e nella casa-laboratorio di Gianluca Pacchioni, maestro specializzato nella lavorazione del metallo.

A Venezia si incontra Toto Bergamo Rossi, maestro restauratore e direttore della Venetian Heritage Foundation, mentre a Firenze si entra nella bottega di Renzo e Leonardo Scarpelli, esperti dell’arte del commesso fiorentino. Il progetto è stato sviluppato in collaborazione con il network internazionale di partner della Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship e con il contributo della Fondazione Cologni dei Mestieri d’Arte.

Michelangelo Foundation

Ogni anno Michelangelo Foundation – nata nel 2016 da un’iniziativa di Franco Cologni e da Johann Rupert, chairman del gruppo Richemont – sceglie cento ragazzi dalle scuole europee e li porta a Venezia come Young Ambassadors, giovani che guidano il pubblico di Homo Faber attraverso i percorsi della mostra e i segreti degli oggetti d’arte. Per promuovere la trasmissione di arti e mestieri nel nostro Paese, la Fondazione Cologni, nata venticinque anni fa su iniziativa dello stesso Franco Cologni, ha inoltre ideato il progetto Una scuola, un lavoro. Percorsi di eccellenza, finanziando ogni anno venticinque tirocini formativi di sei mesi in bottega o in azienda per ragazzi selezionati dalle migliori scuole italiane:

«Nella mia esperienza, le nuove generazioni mostrano interesse a imparare i mestieri. I maestri non sono esecutori ma interpreti di uno stile, di una visione. Mi viene in mente Eugenio Monti Colla, uno dei Maestri d’Arte e Mestiere che ci ha lasciati qualche tempo fa. Era l’erede di una compagnia di teatro di figura e ha saputo traghettare le marionette nel futuro. Diceva che il talento trasforma il presente che viviamo nel futuro che desideriamo».

Creatività, originalità, tradizione, competenza, formazione, innovazione, talento, artigianalità (intesa come maestria), interpretazione, territorialità e autenticità: sono gli undici termini individuati nello studio. «È diventato anche uno strumento online, lo stiamo sperimentando con un network europeo di circa quaranta istituzioni e sarà disponibile su un sito dedicato. È già in uso in alcuni Paesi in via sperimentale, in altri fuori di sperimentazione: in Portogallo quest’anno si daranno per la prima volta i titoli di maestro d’arte e mestiere, in Svizzera l’associazione dei mestieri d’arte già da un paio d’anni si basa sulla nostra metodologia». La matrice valutativa ha anche una finalità promozionale, per correggere ciò che nel lavoro dell’artigiano funziona o non funziona: «Il prodotto dell’artigiano nasce per il mercato. In questo l’artigiano e l’artista sono diversi. L’artista esprime la sua visione del mondo, l’artigiano deve fare qualche cosa che esprima una funzionalità».

Distretti manifatturieri

«Dove il genius loci è più evidente. Ogni territorio ha un suo spirito, una particolarità che storicamente ne ha segnato la vocazione: per la presenza di materie prime o per la vicinanza ad ambienti di corte, molte delle nostre città hanno saputo sviluppare (e in tanti casi mantenere). Penso alla pelletteria in Toscana o a Vicenza, al vetro di Murano e al merletto di Burano, alla liuteria cremonese. Dove il distretto ha saputo creare formazione, innovazione e rispetto per la tradizione, senza scadere nel folklore, il genius loci è rimasto attivo e generativo».

Doppia Firma

«Un designer e un maestro artigiano, che firmano i pezzi o le piccole serie. La finalità è duplice: dare visibilità ai maestri artigiani, permettere loro di entrare in contatto con una cultura del progetto contemporanea, che possa dischiudere per loro opportunità nuove; e far avvicinare i designer all’alto artigianato, permettendo loro di scoprire tecniche rare o poco note, ricche di ispirazione e di potenziale». Tre oggetti creati per Doppia Firma hanno vinto un Wallpaper Prize: la Scatola del Legnamé di Giordano Viganò e Giacomo Moor, i Fundamentals di Giampaolo Babetto e Studio Swine, e Untitled #1 di Dunedin Stone e Nick Ross.

Emanuele Giacca

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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