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Intw Reed Krakoff – dall’architettura alla gioielleria, un modo di vivere in America

Una casa negli Hamptons appartenuta a Jackie Kennedy torna a nuova gloria – il pretesto per un discorso sul significato di ‘lusso’ nella visione di Reed Krakoff, creative director Tiffany

Lasata nel linguaggio dei nativi d’America significa “luogo di pace

Nel 1925 Maude Sergeant, nonna paterna di Jacqueline Bouvier, acquistò Lasata come seconda residenza estiva di famiglia, dopo Wildmoor nel South Hampton. Costruita nel 1917 su due piani e dodici acri di terreno, al numero 121 di Further Lane, nell’East Hampton, è un’abitazione in stile New England – legno chiaro e stucchi grigi. Dieci camere con letti a baldacchino e nove sale da bagno, all’esterno piscina, campo da tennis e da golf, orti e giardino delle erbe. Nella brezza dell’Oceano Atlantico Jacqueline trascorreva le vacanze imparando a cavalcare. Il matrimonio tra i suoi genitori, ‘Black Jack’ Bouvier e Janet Norton Lee (intellettuale di origine irlandese), fu segnato dall’alcolismo e dall’infedeltà di lui. Il crollo di Wall Street del 1929 e le difficoltà finanziarie portarono al divorzio, nel 1936. Jacqueline Kennedy e Caroline Lee Bouvier continuarono a utilizzare Lasata come casa per le vacanze. Quando suo padre morì, Jacqueline fece cospargere la cattedrale di St. Patrick’s di margherite e fiordalisi, come Lasata in agosto. Nel 2006 Reed Krakoff e sua moglie, l’interior designer Delphine, compravano Lasata recuperandola dallo stato di abbandono in cui era caduta a seguito del declino della famiglia Bouvier. Oggi il valore complessivo della proprietà si aggira intorno ai 30 milioni di dollari. 

Giornalista e fotografa, Jacqueline Kennedy Onassis, nata Jacqueline Bouvier, aveva studiato nei migliori college

Andava a cavallo, danzava, giocava a tennis, parlava francese, spagnolo e italiano. Di una bellezza non oggettiva, la sicurezza di sé la rendeva attraente. A Pablo Larrain si può rimproverare di aver scelto una cesellata Natalie Portman per il ruolo della vedova Kennedy in Jackie (2016), e di aver sostituito la sua voce nasale con un soffiato che ricorda più Marilyn. Il padre di Jacqueline, John Vernou ‘Black Jack’ Bouvier III, broker di Wall Street e viveur, le ripeteva quanto fosse bella, preferendola alla sorella Caroline Lee. I Kennedy appartenevano alla stessa cerchia sociale dei Bouvier, coi quali condividevano gli eventi mondani a Manhattan e le vacanze negli Hamptons. Jacqueline e John Fitzgerlad: 1200 invitati al matrimonio in una casa vittoriana a Rhode Island e abiti disegnati da Ann Lowe, prima stilista afro-americana a raggiungere la notorietà. Lo charme di Jackie oscurò presto il marito. 

Un uomo torna a casa da uno dei suoi viaggi e svuota il contenuto della borsa prima di versarsi un cognac

Sul tavolo in legno stile tardo Ottocento, posa un anello in oro giallo e onice, una fiaschetta in argento massiccio, un portadocumenti, un orologio dal cinturino in pelle di alligatore, i gemelli in oro da 18ct, un calzascarpe, una bussola e una catenina d’oro con il ciondolo a forma di targhetta identificativa. In quella stessa casa – forse una villa negli Hamptons, o a Biarritz, un loft a Manhattan o a Clapham Court, un attico a Milano – c’è una scacchiera in oro e argento massiccio, carte da gioco con fiches in porcellana, un mobile bar con dentro shaker e misurini d’argento e un tavolo da biliardo, dove il verde è sostituito dall’Azzurro Tiffany. È questa l’immagine della collezione per lui che si delinea dal racconto di Krakoff. Si articola in quattro categorie: watches & jewelry, travel accessories, games e barware. Stesso umore per diverse ore del giorno. Niente di infantile, seduttivo o troppo romantico. Più virile che maschile, più uomo che maschio. Alla base ci sono l’oro (diciotto carati) e l’argento sterling. In questo caso mescolati e intercambiabili.

Dall’uomo Tiffany alla gemmologia

Le pietre vengono classificate in base all’origine, all’era, al valore e, in seguito, al possibile utilizzo. Esiste anche una classificazione legata ai poteri mistici e curativi attribuiti anticamente alle gemme – le pietre portafortuna. È riportata sia sul sito dell‘American Gem Society che su quello del Gem Institue of America. Questo tipo di classificazione attribuisce a ogni mese una gemma e trae le sue origini dall’Antico Testamento: nel libro dell’Esodo viene descritto il pettorale di Aaron, indossato dal Gran Sacerdote per comunicare con Dio, sul quale compaiono dodici pietre diverse. Nel 2002 l’American Gem Society apportava la prima modifica alla classificazione delle pietre portafortuna dal 1912, inserendo la Tanzanite come pietra del mese di Dicembre. L’ingresso della Tanzanite nel mondo dell’alta gioielleria risale al 1968 – a scoprirla, battezzarla, e introdurla sul mercato è il marchio Tiffany & Co. Si trova solo in un’area mineraria della Tanzania di circa sette chilometri, vicino alle colline del Merelani all’ombra del Kilimanjaro. I cristalli mostrano diverse sfumature di colore, in base al taglio si avrà una pietra più blu o più viola.  

Dopo venticinque anni alla direzione dei brand americani Coach, Ralph Lauren, Tommy Hilfiger, dal 2017 Reed Krakoff è direttore artistico di Tiffany – a seguito della dipartita di Francesca Amfitheatrof dalla direzione del design. Alle nove del mattino, nella boutique di Tiffany in Piazza Duomo a Milano, Krakoff indossa i jeans, una polo e un paio di occhiali a montatura spessa. Mi racconta del suo primo giorno di lavoro, nel febbraio del 2017: bevve un caffè in un bicchiere di carta del colore istituzionale, ‘azzurro uovo di pettirosso’ – una classica paper cup americana, ingentilita dal Tiffany Blue. Pochi mesi dopo, quella paper cup, in porcellana, entrava a far parte della linea Home & Accessories. Accanto, bicchieri, posate, accessori per neonati, ciotole per gatti e un portachiavi a forma di cuore ispirato a un disegno del 1969 della collezione Return to Tiffany – con l’incisione please return to Tiffany & Co. e l’indirizzo del negozio di New York. Nella linea Home & Accessories c’è anche l’argenteria, piatti che presentano la stessa increspatura di quelli di carta usa e getta. Per le sue creazioni Tiffany utilizza l’argento solido, o argento sterling. Fu la maison stessa a elaborare la misurazione tecnica dell’argento utilizzata ancora oggi – 925 su mille. Nel 1867 il marchio ricevette il suo primo riconoscimento ufficiale per la lavorazione dell’argento durante l’esposizione internazionale di Parigi. In una vecchia officina a Rhode Island da cento anni si creano oggetti a mano, impreziositi dall’artigianalità, partendo da semplici fogli d’argento. Krakoff l’ha visitata nei suoi primi giorni da Tiffany. 

Nel 2018 Krakoff ha creato la sua prima collezione per Tiffany (e la prima di alta gioielleria mai creata dal designer) – Tiffany Paper Flowers, illuminata dalle sfumature blu-violette della tanzanite

Il pezzo centrale è un collier di platino con sessantotto diamanti, ma ci sono anche pendenti, anelli e orecchini da indossare tutti i giorni. Compaiono un paio di orecchini in argento a forma di foglia e un anello in oro rosa che riprende il disegno del ramo di ulivo – simbolo universale di pace. Alla base della collezione c’è l’informalità – ‘lussuoso’ non equivale a ‘formale’ –, Everyday luxury. Nella campagna pubblicitaria di Paper Flowers, Elle Fanning prende il posto di Audrey Hepburn, con addosso non un tubino nero ma una felpa col cappuccio; Lady Gaga con la collana di Tiffany Aurora ai Golden Globes; le fragranze del marchio, da poco introdotte sul mercato: il profumo Tiffany & Love si auto proclama tributo all’amore moderno e celebra i molti modi in cui l’amore unisce le persone. La campagna Tiffany Holiday del 2018 diretta da Mark Romanek (già autore del video di Beyoncé, Lemonade) vede la partecipazione di Naomi Campbell, Zoe Kravitz, Karen Elson e Ju Xia come protagoniste di una rivisitazione di Alice nel paese delle meraviglie – la buying manager di Selfridges, Josie Gardner, manifesta il suo entusiasmo a Refinery 29 per il modo in cui la campagna riesce a comunicare anche alla clientela più giovane.

Sara Kaufman

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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