Edilcanapa - economia circolare in bioedilizia
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Economia circolare e benessere abitativo, la canapa in bioedilizia

Stucchi e mattoni in canapa attivano una filiera circolare con ricadute positive sulla salute degli ambienti interni. Cosa serve per sviluppare questa industria? In conversazione con Edilcanapa

Edilcanapa – Economia circolare e canapa sativa

Edilcanapa produce prodotti destinati al settore delle costruzioni a base di fibra di canapa e calce naturale NHL 5. Evita l’utilizzo di cemento e di derivati petrolchimici. Si parte dal rinnovabile: da materiali che sarebbero scarto della coltivazione si ne creano altri. Mariaelena Alessandrini ha fondato Edilcanapa nel 2014 assieme ad altri soci. L’economia circolare comincia dai materiali che Edilcanapa impiega – il fusto della canapa sativa, parte della pianta che di solito viene considerata paglia e viene gettata via. Spesso si privilegiano parti più ricche: semi e infiorescenze. «Di questo fusto utilizziamo sia la parte esterna, e cioè la fibra, che la parte interna, ovvero il legno di canapa altrimenti detto canapulo. Prendendo questi due semi lavorati abbiamo sviluppato la nostra gamma di prodotti.   Siamo quindi partiti dal legno di canapa, lo abbiamo abbinato ad una calce specifica, una calce nature NHL5. Ci sono poi altri elementi, sempre di origine naturale, che compongono i premiscelati».

Lo sviluppo dei prodotti è andato di pari passo con lo sviluppo dei processi. È stato brevettato un solo prodotto. Per i restanti è stato deciso di non depositare la licenza, per evitare di spiegare i processi di creazione. La lavorazione del canapulo è complessa. Può avere diverse granulometrie e deve quindi essere trattato per ottenere la misura adatta al tipo di utilizzo che se ne vuole fare. 

Canapa e bioedilizia: impieghi

«Il legno di canapa con una scheggia di sei o sette millimetri lo utilizziamo per i blocchi. Se lo dobbiamo utilizzare per gli stucchi, deve essere ulteriormente lavorato». Si impasta e si posa in miscelatori, studiati e fabbricati ad hoc. A questo punto, se il prodotto è un premiscelato – un intonaco, uno stocco, un massetto – è pronto per essere insaccato. Altrimenti si porta su un’altra linea di lavorazione, quella dei blocchi. «I blocchi, una volta attivata la calce con l’acqua, vengono formati attraverso una blocchiera che abbiamo fatto appositamente sviluppare. Lavora con dinamiche e pressioni specifiche. Estratti dalla blocchiera, i blocchi vengono lasciati 24 ore a riposo e poi messi in asciugatura all’aria. Qui c’è un passaggio fondamentale: non utilizziamo alcun forno di essicazione che possa accelerare l’asciugatura o la maturazione della calce. Tutti i nostri blocchi vengono asciugati all’aria: sono materiali a bassissima energia incorporata». I blocchi sono pronti per essere venduti al ventottesimo giorno di asciugatura. È il tempo di cui la calce idraulica necessita per rispettare le resistenze meccaniche che vengono dichiarate nella scheda dall’azienda. La peculiarità di questo materiale è che migliora le sue prestazioni di resistenza con il passare dei giorni. 

Bioedilizia, aspetti positivi e difficoltà

Le costruzioni sostenibili migliorano il benessere dalla vita di chi le abita. Edilcanapa impiega materiali completamente naturali. Provengono da fonti rinnovabili che non rilasciano sostanze nocive per l’uomo e per l’ambiente, garantendo la massima traspirazione. «I nostri intonaci e i nostri stucchi hanno la capacità di assorbire in maniera naturale l’umidità che si crea all’interno degli ambienti in cui viviamo. Mantengono sempre questo tasso costante. Il valore all’interno degli ambienti che ci permette di star bene è intorno al 50% di umidità. È quello che tecnicamente si chiama benessere abitativo». I materiali utilizzati sono ignifughi, isolanti acustici e termici, proteggono dalle alte temperature estive. Dati ENEA dichiarano che per raffrescare di un grado la temperatura di una stanza occorre tre volte più energia di quella che serve per riscaldarla. «Un nostro blocco da 40 cm ha uno sfasamento termico intorno alle ventiquattro ore. Che cosa vuol dire? Che l’onda di calore dall’esterno non riesce a entrare all’interno. La massa e il materiale che trova non permettono il passaggio del calore. Equivale ad affermare che una casa costruita con un blocco da 40 non avrà bisogno di fare rinfrescamento». 

Edilcanapa produce prodotti destinati al settore delle costruzioni a base di fibra di canapa e calce naturale NHL 5. Evita l’utilizzo di cemento e di derivati petrolchimici
Edilcanapa produce prodotti destinati al settore delle costruzioni a base di fibra di canapa e calce naturale NHL 5. Evita l’utilizzo di cemento e di derivati petrolchimici

Questi prodotti hanno anche prestazioni antisismiche, perché sono materiali fibro-rinforzati. Se sottoposti a compressione, non esplodono come il cemento, ma cercano di adattarsi alterando la propria forma. In linea di principio i materiali realizzati con la canapa sono più resistenti: «Stiamo studiando la canapa in combinazione con altri componenti per ottenere la schermatura rispetto al limite dell’inquinamento magnetico. Però ancora non siamo arrivati a conclusioni. O meglio ci siamo arrivati in parte. Ci dobbiamo ancora lavorare».

L’aspetto negativo più consistente è che questi materiali si conoscono poco. È difficile trovare tecnici pronti a progettare con prodotti bioedili e imprese che sappiano maneggiarli. «A volte incontriamo lo scetticismo del tecnico nell’utilizzo di nuovi prodotti. Sappiamo che cambiare non è cosa semplice. Confrontarsi con nuovi materiali comporta anche dover studiare, apprendere, confrontarsi». Edilcanapa organizza in tutta Italia moduli all’interno di corsi universitari per garantire formazione sia ai docenti che agli studenti che rappresentano il futuro dell’edilizia.

Canapa e benessere abitativo

Già negli anni Ottanta l’OMS aveva individuato una patologia dal nome Sindrome dell’edificio malato. Una vera e propria malattia, con una sintomatologia precisa. Problemi all’apparato respiratorio, agli occhi, alla pelle, deficit di attenzione e relativi problemi neurologici. Le cause sono da ricercare nelle sostanze di origine chimica, biologica e fisica che vengono inglobate nelle pareti e inalate. Muffe, condense, particelle chimiche. Sempre l’OMS afferma che passiamo la maggior parte del tempo in ambienti chiusi, dal 90% al 95% del tempo giornaliero. È  provato come la qualità interna dell’aria sia da una a cinque volte più inquinata rispetto a quella esterna. 

I nuovi progettisti hanno colto questi segnali e hanno cominciato a realizzare piani di lavoro con materiali bioedili. «Abbiamo l’evidenza che il nostro sito è visitato in orario di lavoro, dalle otto alle diciannove, in maniera costante. Sono quindi prevalentemente tecnici che visitano i nostri siti. L’età dei nostri visitatori al 70/75% va dai diciotto ai quarantaquattro anni. Indicazione molto importante perché ci dice che i tecnici più giovani sono sicuramente più aperti all’utilizzo di questi materiali. È anche il riscontro che abbiamo sul mercato», dice Alessandrini.

Il futuro della bioedilizia 

Edilcanapa nell’ultimo anno è cresciuta sia a livello nazionale sia a livello internazionale. I click sul loro sito sono passati da un 98% proveniente dall’Italia e un 2% dall’estero al 75% dall’Italia e 25% dall’estero. Le richieste di informazioni, preventivi e acquisto si sono sestuplicate. Gli anni scorsi le domande giornaliere erano circa due, ora se ne contano dodici. «C’è un fermento importante, lo percepiamo. Si è innescato un sistema innovativo dato dalla visione che i nuovi tecnici hanno nei confronti dei nostri materiali. Oggi ci si chiede se mettere un cappotto in EPS o mettere un cappotto in canapa. Se sostituire la lana di roccia con la fibra di canapa». 

Il futuro della bioedilizia, però, dipende dal quadro normativo, al momento scarno e poco utile. I materiali che Edilcanapa produce sono talmente innovativi che non rientrano nelle normative edili. Vengono venduti con una dichiarazione di prestazione che sottintende un marchio CE, che non può essere dichiarato. Le leggi non menzionano materiali edili a base di canapa sativa. «Noi lamentiamo l’assenza di un quadro normativo che possa essere rassicurante in primo luogo per i consumatori. Sarebbe bello cominciare a normare in maniera inequivocabile bioedilizia, materiali naturali e relative prestazioni. Non solo in ambito italiano, ma anche europeo, dove erano iniziati dei percorsi».

GPP – Green Public Procurement 

In Italia il Green Public Procurement (GPP) prevede che gli enti pubblici debbano acquistare con criteri specifici per ridurre al minimo il loro impatto ambientale. Nasce da una direttiva europea che in Italia si sviluppa secondo decreti chiamati CAM per l’edilizia. I Criteri Ambientali Minimi dispongono a chi lavora nel settore pubblico di determinare la quantità di materiale che a fine ciclo vita deve essere riutilizzato, rigenerato o riciclato. Vale sia per le nuove progettazioni sia per i progetti di riqualificazione. L’Unione Europea e i legislatori italiani hanno fatto un primo passo verso la bioedilizia, ma la strada è ancora lunga. È fondamentale deliberare e dichiarare le percentuali di canapa sativa all’interno dei prodotti sul mercato per garantirne la sostenibilità.

Noemi Soloperto

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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