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Lampoon, Marco Scarpi, ‘Scazzottata I’, 2020
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Caio Twombly, Spazio Amanita: a Firenze un ponte per l’America

«L’amanita muscaria era impiegata per trionfare sulla paura della morte. Lo Spazio prende il nome di questo fungo, sinonaimo per me di coraggio». Caio Twombly racconta Amanita, di cui è co-fondatore e curatore

Caio Twombly, co-fondatore e curatore di Spazio Amanita

Realtà statunitense nata un anno fa con sede nel cuore rinascimentale di Firenze, Spazio Amanita intende promuovere e curare nuovi artisti. L’Amanita è un genere di fungo a cui appartengono sia specie tra le più velenose sia commestibili. «Mio padre è uno pseudo micologo – esordisce Caio Twombly, co-fondatore e curatore di Spazio Amanita – appassionato dello studio dei funghi, e lo sono anch’io. L’amanita muscaria è quella cui ci riferiamo, comunemente chiamata la ‘spia’, di colore rosso con screziature bianche. Lessi un libro dal titolo The Sacred Mushroom and the Cross (di John M. Allegro, 1970) che parla di un mistico luogo in Grecia dove nell’antichità molti senatori romani, e pure Marco Aurelio, partecipavano a riti sciamani psichedelici in cui l’amanita muscaria era impiegata per trionfare sulla paura della morte. Lo Spazio prende il nome di questo fungo perché per me è sinonimo di coraggio»

Spazio Amanita nasce un anno fa. «Siamo in tre ad averlo fondato: Luca Zannoni, proprietario di Palazzo dello Strozzino, dove al secondo piano c’è la nostra sede, Tommaso Rositani Suckert, il businessman del gruppo che collabora anche con Gagosian, e io. Lo spazio fiorentino è in comodato d’uso ma siamo una compagnia statunitense e stiamo aprendo una galleria a New York. Abbiamo fatto la prima mostra a Firenze tra febbraio e marzo 2021, compatibilmente con i disagi dovuti alla pandemia, in collaborazione con Avant Arte, uno dei primi blog dedicati alla promozione di giovani artisti, creato da Christian Luiten. È seguita la personale dedicata a Marco Scarpi, pittore ventiseienne di Cavallino-Treporti, che stimo molto sia come persona che artista»

Lo Spazio ha una vocazione per la promozione di giovani artisti. «Voglio lavorare con artisti che osano e sperimentano – soprattutto italiani ma non solo – e con cui possa costruire un rapporto d’amicizia, oltre a condividere con loro gli obiettivi della galleria. Lo consideriamo un lancio per artisti emergenti, per farli conoscere in America. Non per forza devono essere giovani. Abbiamo recentemente esposto tele di Eva Beresin, sessantenne austriaca che da pochi anni ha iniziato a dipingere e ha esposto durante la nostra penultima mostra, Post Fata Resurgo. Lavori in cui univa l’heritage visivo di Gucci con icone dell’arte rinascimentale».

Leonardo Meoni: Cancellare senza permesso la mostra allo Spazio Amanita

La mostra attuale, Cancellare senza permesso, è dedicata a Leonardo Meoni (26 anni). «Il titolo riflette su un possibile atto di sottrazione: è come togliere con l’indice della mano della polvere da una finestra disegnando una forma, è un atto di cancellazione da cui nasce altro, una piccola damnatio memoriae creativa. Leonardo si presentò spontaneamente ai miei soci mentre stavamo organizzando lo Spazio un anno fa e iniziò a dare una mano durante i lavori di allestimento. Edoardo Marabini, che ha scritto un testo critico sulla mostra, mi portò poi a vistare il suo studio e rimasi colpito dalle tele di velluto di grandi dimensioni. Mi parlò anche della sua voglia di intervenire sul tessuto con bombolette spray e questa intuizione dicotomica rispetto alla regalità del velluto veneziano mi affascinò. È un artista agguerrito, col fuoco negli occhi, pieno di idee». 

A Meoni è stato offerto di lavorare a Bassano in Teverina. «Qui stiamo creando una Fondazione (presso Palazzo Altemps, acquistato da Cy Twombly nel 1975) che possa offrire residenze d’artista. Qui per due mesi si è un po’ ‘ridimensionato’: una persona così forte ed estroversa si è trovata in una sorta di isolamento. I quadri sono diventati una salvezza rispetto alla solitudine e alla lentezza del tempo. Il viterbese è un luogo esoterico, un po’ surreale e anarchico. Vicino a Bassano in Teverina si troval Sacro Bosco di Bomarzo. Le sensazioni che evocano questi luoghi le ritrovo sulle tele che ha creato»

«Sono cresciuto a New York, lì tutto accede più in fretta, si cresce più in fretta. A vent’anni c’è chi ha già degli impiegati e aziende in ascesa. Questa mentalità ‘americana’ ci appartiene. Tommaso è molto intrepido. Per me le mostre devono essere celebrate. Essenziale il fatto che la gente possa venire qui anche a divertirsi. Questa energia forse manca a gallerie più strutturate. Nei ventuno precetti del Dokkōdō, Miyamoto Musashi dice: Think lightly of yourself and deeply of the world. Considero un riferimento Carl Kostyál, per come gestisce la sua galleria: quarant’anni di carriera, sempre legato ai suoi artisti. Una combinazione tra esperienza ed energia»

Caio Twombly: la pittura presso Spazio Amanita

Lo Spazio è orientato a promuovere soprattutto la pittura, un ritorno al materico quando il digitale incalza anche nella creazione artistica. Come curatore, Caio Twombly guarda all’innovazione anche dal punto di vista delle tecniche impiegate nell’atto di creazione artistica: «Marco unisce acrilico a polvere di marmo, Leonardo accarezza il velluto e così via. Credo che lo Spazio, in termini architettonici e di design, si presti meglio alla pittura, ai quadri: è un corridoio ampio con finestre da un lato e un muro bianco dall’altro che culmina in due stanze più piccole. Nella mia carriera di curatore ho lavorato principalmente con pittori e ciò rappresenta il mio più grande interesse. Non riesco, almeno per il momento, a pensare a delle sculture nello Spazio».

In questo palazzo ha sede il cinema Odeon, risalente agli anni Venti. «La prima presentazione di Spazio Amanita fu fatta lì. Nel futuro vorremmo esporvi artisti legati all’universo del video, a quel sottile rapporto tra cinema, arte e digitale. Siamo fortunati ad avere così vicino uno spazio del genere e sarebbe pure bello poterci realizzare eventi legati al panorama musicale italiano, penso in particolare a Giorgio Quarzo Guarascio (Tutti Fenomeni)»

A proposito di NFT. «Sono legato a Kenny Scharf, pioniere dell’arte digitale, ma faccio fatica a confrontarmi. Mi sembra di vedere tante cose brutte più che belle. Sono reticente a spendere tempo eccessivo davanti allo schermo e questa modalità che implica un supporto digitale per fruire di un’opera non mi aggrada. Tommaso pensa più di me a possibili future mostre legate all’NFT»

Un prossimo progetto di Spazio Amanita si terrà in Engadina, a Sankt Moritz. «Vorrei crearvi una nostra realtà più concreta. La Svizzera ha un’offerta culturale alta. Un mio amico, Adrian Schachter, vive e crea lì. Condividiamo una passione per questo luogo. C’è un nuovo spazio chiamato The Stable S-Chanf con cui stiamo collaborando. L’ambiente, essendo interamente di legno, non è apparentemente adatto all’installazione di opere, ma accolgo questa sfida: a marzo 2022 vi esporremo i nostri artisti»

Spazio Amanita

Via Sassetti,1 Firenze

Federico Jonathan Cusin

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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