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Cannabetum. La canapa, una storia antica e latina
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Cannabetum – una startup nata 2.000 anni fa

Cosmesi bio naturale a filiera corta nel territorio padovano: la valorizzazione delle proprietà conservate nello stelo della pianta di canapa

Una produzione agricola originale

Cannabetum nasce dalla volontà della fondatrice Marina De Benedetti di creare una nuova strada per la produzione in agricoltura. Un’attività che si basa sulla canapa e con un percorso parallelo alla salvaguardia della biodiversità. Le ispirazioni come filo conduttore dell’attività sono sintetizzate in tre concetti: un approccio etico di uso del terreno, di innovazione di prodotto e dei processi con la realizzazione di minimo spreco. La formazione professionale della fondatrice è maturata in campo agricolo negli anni di attività della società da cui ha origine il progetto Cannabetum – la Bio Agrigea, un’azienda familiare agricola biologica che si rivolge dagli esordi alla coltivazione di terreni in modo responsabile.

La canapa, una storia antica e latina

Il progetto dedica una parte della propria missione al recupero della cultura della canapa. In Italia, nel Ventesimo secolo, si coltivavano 1.000.000 di ettari e l’Italia era al secondo posto in termini di quantità di produzione solo dopo la Russia. Lo sviluppo antecedente della coltivazione e diffusione in Italia è ricollegabile alle Repubbliche Marinare: la canapa arrivava dall’estero, si implementavano le coltivazioni nei luoghi limitrofi ai porti di arrivo ad Amalfi, Pisa Genova e Venezia, divenuti distretti produttivi nel tempo, e legati alla produzioni di cordami dalle caratteristiche di alta resistenza utili nella navigazione.

Le produzioni italiane risultano essere prime per qualità a livello mondiale. In alcune aree di produzioni si riscontrano ancora oggi un microclima naturale ideale per la sua crescita. Nella storia del progetto di De Benedetti un passo di valore è avvenuto con la scoperta e conoscenza di una stele antica – il Canabetum, appunto, che si trova ad Este (Padova) all’interno del Museo Nazionale Atestino. L’iscrizione rinvenuta a Bovolenta con la menzione di un canabetum, recita:

++[- – – mortuum] inferendi in ea area human̂d(i) sepeliundi ius potestateq(ue) esto et huic areae, quam ego definii, 5 et a fronte macerias duxi et titul(um) posui ultra eam aream vac. c. 4 et maceriam in fronte [et] in agro versus late ped(es) X retro usque ad canabetum (!) huic areae cedet in 10 qua pedatura neque humari neq(ue) tumulum fieri volo ut habeat ea area et a latere accessum suum.

A testimonianza che l’area era dedicata alla produzione della canapa. Una fonte di ispirazione e di collegamento e legame storico per la nuova start up. «La coltivazione della canapa nel mondo coincide con la nascita dell’agricoltura, a partire da 10.000 anni prima di Cristo, nei luoghi e presso le civiltà dei grandi fiumi, l’Hwang-Ho (Fiume Giallo) in Cina, l’Indo e il Gange in India, il Tigri e l’Eufrate in Mesopotamia e il Nilo in Egitto», si racconta nella sezione dedicata alla Storia nella comunicazione istituzionale del progetto.

Progetto Cannabetum: Cosmesi naturale a km zero

Si realizza biomassa – oltre una tonnellata dal recupero dal fiore unito o meno al seme; da questa produzione una parte di estrazione va in studio come prova di olio essenziale destinato all’aromaterapia. È risultata superiore la produzione del solo canapulo. La normativa europea permette per la produzione di cosmesi l’uso esclusivo del seme e delle bacchette triturate: Cannabetum per la propria linea utilizza solo le bacchette, macerate a freddo nell’olio per la produzione dell’oleolito. Il risultato emerso è che le proprietà della canapa, antiossidante, protettiva, antisettica e lenitiva si conservano anche nello stelo. Considerato come uno scarto, diventa una produzione ad alto valore. Dall’olio si realizza anche una crema viso a base totalmente naturale con l’unione della cera d’api che ne conferisce una consistenza quasi ad unguento.

A seguire sono state studiati e messi in produzione i saponi con l’inserimento del canapulo, come scrub naturale e lo spray protezione mani, con oleolito alla canapa che oltre a proteggere ha proprietà emollienti. Infine, il progetto ha messo in produzione l’idea di utilizzare seguendo le proprietà della materia residuale, anche l’acqua idrolato derivata dalla distillazione e separazione nella produzione dell’olio, la quale è stata destinata non allo scarto finale ma alla produzione di deodorante per scarpe, come antisettico e antibatterico. La vendita della linea di cosmesi naturale a base di canapa risulta principalmente locale seguendo il percorso del passaparola e attraverso il canale online; unito alla volontà recente di iniziare ad essere presenti anche alle prossime fiere del settore. Un’ agricoltura che diventa circolare nella scelta produttiva, grazie alla caratteristica in sintesi della canapa come pianta e derivati altamente prestanti ed ecologici.

Coltivazione di canapa a Padova

Un ettaro e mezzo, è la dimensione del primo campo di Cannabetum, nel comune di Padova. Un terreno che era stato abbandonato e destinato inizialmente a un bosco di pioppi tagliati e quindi dismesso. Il percorso di preparazione del terreno si è avviato con una lavorazione impegnativa di pulizia dai residui legnosi – risultato biologico per mancanza di coltivazioni e trattamenti chimici da almeno quindici anni. Volendo produrre olio per la cosmesi era necessario partire da una produzione pura, naturale e biologica in quanto la canapa è assorbente e purificante il terreno.

La semina conseguente è avvenuta senza concimazione e diserbanti. La prima coltivazione nella primavera del 2020, dopo un lungo periodo di studio e di scelta delle genetiche da piantare. La coltivazione avviene conservando la rotazione colturale per cui la canapa risulta molto efficace: nella rotazione ad esempio con il frumento, in quanto le radici sottili della canapa entrano nel terreno in modo molto capillare e permettono l’ossigenazione del terreno importante e profonda.

Sono state scelte tipologie di genetiche versatili di origine francese della variante Santhica 27, Fibror 79 e Futura 75 per i possibili ampi utilizzi e che conferisce un basso tenore di THC. La selezione ha portato buone sorprese nello sviluppo nel territorio padovano del progetto con un’altezza superiore al previsto, fino a quattro metri, oltre un metro rispetto allo standard previsto per le varietà selezionate. Il microclima in Italia conferisce risultati differenti rispetto ad alcuni Paesi del nord Europa, e per questo risulta avere alte performance produttive. La canapa è competitiva: se piantata molto vicina cresce sottile, se piantata con maggiore distanza cresce con fusto molto ampio, ed è la lunghezza della pianta che conferisce il valore alla fibra che se ne può estrarre, lunga appunto. 

Marina De Benedetti: Ceo Societá Agricola AgriGea

La scelta del progetto è di sperimentare soluzioni: sono stati testati alcuni diversi sistemi di impianto, con la realizzazione di un sistema innovativo di tagli differenti. Nella prima parte del taglio – apicale con fiore e seme, nella seconda parte di taglio – fusto (la canna da sezioni di circa un metro) e aprendo un percorso di recupero e sperimentazione necessario per un nuovo sviluppo delle competenze storiche parzialmente perso rispetto allo storico know how delle generazioni precedenti.

Veronica Zuccolin

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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