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Daniele Del Ben: destra e sinistra collaborino per il bene del Parco Agricolo Sud

Il Parco Agricolo Sud potrebbe diventare un ente di diritto pubblico – un bene o un male? Nuovi modelli di fruizione degli spazi e consumo energetico, ma un progetto di legge potrebbe rallentare i lavori

Lampoon – Daniele Del Ben, presidente del Parco Agricolo Sud di Milano

Classe 1956, nativo di Rosate, da gennaio 2022 Daniele Del Ben è presidente del PAS, il Parco Agricolo Sud di Milano. Il consigliere di Città Metropolitana di Milano è subentrato a Michela Palestra, oggi Vicesindaca della Città Metropolitana di Milano e Consigliere delegato alla Pianificazione Territoriale e Piano Strategico.

Il PAS, parco privato al novantotto per cento, è affidato in gestione alla Città Metropolitana del capoluogo lombardo che possiede un migliaio di ettari. Comprende le aree agricole e forestali di sessanta comuni, per un totale di quarantasette mila ettari. Trentasette mila di questi ultimi sono dedicati all’agricoltura: il ventotto per cento è impiegato nella coltura di riso, un altro ventotto per cento è destinato al mais, il diciassette per cento a foraggere, il resto fornisce cereali e altre specie. Compito dell’ente è tutelare la conservazione dell’ambiente naturale e del paesaggio, incluse zone boschive pari al due per cento della superficie forestale regionale.

Parco Agricolo Sud Milano, il piano regolatore e i vincoli 

Il corso d’acqua principale che attraversa il PAS è il fiume Lambro, a cui si aggiunge una serie di canali funzionali all’irrigazione dei campi, proveniente dal comparto dei Navigli di alimentazione lacustre (lago di Como e lago Maggiore). All’interno dei confini del Parco Agricolo Sud sono racchiuse oltre settanta aziende agricole e 364 allevamenti zootecnici specializzati nella produzione di latte.

La salvaguardia del PAS è stata affidata all’ente per volontà dei territori. Viene perpetuata con un piano regolatore stilato oltre vent’anni fa, in base al quale si rilasciano le autorizzazioni rispetto agli interventi che agricoltori e imprenditori intendono attuare.

La presidenza di Daniele Del Ben: i primi ostacoli e il progetto di legge presentato dai partiti di centrodestra in Regione Lombardia

«La difficoltà che ho trovato nei miei primi mesi di presidenza del PAS è dovuta allo stato di assedio che il parco vive continuamente. Periodicamente vediamo arrivarci addosso proposte di modifica. In questo momento c’è una questione che non tiene alto il morale». 

Il riferimento è a un progetto di legge presentato dai partiti di centrodestra in Regione Lombardia, che tende a modificare la legge istitutiva del parco inserendo modifiche sostanziali. «Una legge più o meno dello stesso tipo era stata presentata se non erro nel 2019. Poi il progetto di legge era stato ritirato per provare a trovare una soluzione comune, che però è mancata. Adesso viene ripresentato, peggiorato sotto alcuni aspetti». 

«Il progetto in questione è teso a modificarne la governance: dal direttore alle quote di rappresentanza». Tra le modifiche, prosegue Del Ben, si prevede di togliere la gestione del PAS a Città Metropolitana per trasformarlo in un ente di diritto pubblico come tutti gli altri parchi regionali lombardi. «Il PAS è sempre stato un parco in capo alla Provincia prima e a Città Metropolitana dopo, perché era stato voluto dal territorio. Era un parco nato per la volontà dei sindaci, e della allora Provincia». 

Gli effetti della legge Delrio su Milano Città Metropolitana

«Credo che sia maturo il tempo per provare a staccarsi da Città Metropolitana, anche perché come le altre province sta soffrendo la modifica introdotta dalla legge Delrio, che ha tolto risorse a Città Metropolitana lasciando però invariate quasi tutte le funzioni».

La legge 7 aprile 2014, n. 56, nota come legge Delrio, ha dettato una riforma in materia di enti locali, prevedendo l’istituzione e la disciplina delle città metropolitane e la ridefinizione del sistema delle province, oltre ad una nuova disciplina in materia di unioni e fusioni di comuni. 

«Da quando la legge ha istituito la Città Metropolitana, lo staff operativo è stato ridimensionato. Una serie di interventi finalizzati a ridurre i costi delle città metropolitane. Chi andava in pensione o comunque decideva di trasferirsi in un altro ente difficilmente era sostituito. Tutto questo ha modificato anche l’assetto gestionale, tecnico e amministrativo del Parco Sud, che una volta poteva contare su una trentina di dipendenti, e oggi è ridotto forse neppure alla metà». 

«Tutto questo ha rallentato le risposte che la struttura riesce a dare» – prosegue De Ben. «La puntualità delle risposte è anche penalizzata dal fatto che alcune leggi regionali hanno affidato al PAS le autorizzazioni paesaggistiche, ad esempio, che prima erano in capo ai comuni. La legge 12 di Regione Lombardia del 2015 le ha messe in capo al Parco Sud: una massa di atti amministrativi che piovono addosso a una struttura in dimagrimento in virtù della legge Delrio, difficilmente riesce a dare le risposte nei tempi che l’imprenditore agricolo si aspetta».

La trasformazione del PAS in ente di diritto pubblico

Al netto delle criticità, Del Ben ammette che il progetto di legge in questione potrebbe offrire al PAS un’opportunità positiva di sviluppo: il passaggio da Città Metropolitana a ente di diritto pubblico. «Ci sarebbe la speranza di contare su più risorse. Regione Lombardia, con questo progetto di legge, ne promette di più. Al Comune di Milano, che finora si è limitato a metterci in termini assoluti trentacinquemila euro all’anno, si richiede di metterne oltre duecento. Nella speranza che Città Metropolitana, ad oggi è l’ente che mette più risorse rispetto a tutti, continui a farlo anche se non ha avrà più in pancia l’ente. Come fa del resto con tutti i parchi metropolitani lombardi, al Parco Nord, al Parco del Ticino».

Gli effetti negativi del progetto di legge

Due gli aspetti negativi: «Partiamo da uno dei punti di partenza: il progetto di legge esclude della governance del PAS sia il Comune di Milano, il più grande incluso nel parco, sia Città Metropolitana. Il progetto di legge, così come è stato presentato, modifica la governance, che non sarebbe più riconducibile al territorio e a Città Metropolitana. Non dico che la governance verrebbe politicamente messa in mano a Regione Lombardia, perché non è vero, ma in qualche modo ci sarebbe un equilibrio problematico nel momento in cui si devono prendere decisioni: non ci sarebbero né una maggioranza né una minoranza che fanno il loro lavoro». Per ovviare il problema, si dovrebbe «rimettere la governance in mano al territorio. Per cui ai Comuni, Milano compresa, e a Città Metropolitana, come è sempre stato». 

Il secondo problema è di carattere operativo: «Il progetto di legge prevede che il direttore del PAS venga nominato da Regione Lombardia: in uno scenario con Regione, al momento con un governo di centrodestra, e la gran parte dei comuni del parco di centrosinistra, il presidente di centrosinistra si troverà a confrontarsi con un direttore di centrodestra. L’operatività deve funzionare, e di conseguenza il direttore deve essere un uomo di fiducia del presidente. Non possono andare in direzioni ostinate e contrarie, come diceva De André».

Il Parco Agricolo Sud tra centrosinistra e centrodestra

«Noi siamo molto scettici» continua Del Ben. «La legge attuale 86/1983, inoltre, dice che il direttore deve essere scelto dal presidente d’intesa con il consiglio di gestione. Hanno scritto un progetto di legge che smentisce quello che essi stessi hanno stabilito per tutti gli altri parchi lombardi. Questo è incomprensibile, e dal mio punto di vista inaccettabile. Ne va della operatività positiva del parco. Non ci sono questioni politiche. A noi deve importare che presidente e direttore vadano in un’unica direzione». 

«Mi preoccupa l’aspetto della co-abitazione tra un presidente con una certa impronta politica e un direttore nominato da Regione Lombardia. Se non passa l’idea dell’uomo di fiducia, e Regione continua a voler imporre un proprio direttore, l’operatività diventa un disastro». A sostegno della propria tesi, Del Ben propone un esempio pratico, ripreso dal recente passato: «Il PAS deve dare il parere su una infrastruttura stradale, la Vigevano-Malpensa, che devasterebbe il Parco del Ticino e una parte del PAS stesso. Se ne parla da tempo. Rispetto a questo progetto, su cui ci sono stati diversi passaggi in questi anni, il PAS ha sempre dato parere negativo, in accordo con Consiglio Direttivo, direttore e presidente. Con un presidente di centrosinistra e un direttore di centrodestra, che poniamo per impronta politica, non pratica, sono in disaccordo – il PAS che parere potrà mai dare?».

L’ente aspira a un compromesso, ma i tempi sono stretti: «È in atto un confronto appunto a livello politico per trovare una soluzione condivisa, che dovrà comunque esserci entro il mese di ottobre, perché poi questo progetto di legge sembrerebbe che entro la fine di novembre finisca in aula in consiglio regionale e lo devono votare. Se riusciamo a trovare una posizione mediata, arriverà un progetto di legge modificato». 

Il presidente del PAS richiede il coinvolgimento dei sindaci

«Finora si sono tenuti confronti tra i gruppi politici in Regione. Stiamo scrivendo una nuova legge del parco senza aver sentito chi ha voluto il PAS. Anche perché gli si chiede di triplicare il contributo annuale». L’ente naviga a vista verso un futuro incerto. «In questo momento dovremmo preoccuparci di rispondere in tempi brevi a chi presenta istanze di ogni genere al parco, ai comuni che chiedono pareri prima di portare in consiglio comunale i loro piani di governo del territorio. Dovremmo anche pensare a come fare un piano della fruizione del parco. Nonostante sia scritto nel piano di coordinamento, non è mai stato fatto. Tentare di prendere lo spirito con cui il parco era stato pensato e metterlo a terra». 

Il PAS è nato per porre un freno all’avanzamento dell’edilizia da Milano a Sud

Il sopra citato spirito ha costituito non solo la pietra angolare della nascita del PAS, ma ha anche sbarrato la strada alla smania edilizia: «Il PAS è nato per porre un freno all’avanzamento dell’edilizia da Milano al sud della città, per salvaguardare la vocazione agricola del nostro territorio, dal riso per l’uomo al mais per nutrire gli animali. Doveva porre un freno al consumo di suolo, e ci è riuscito. Certi appetiti che tanti sindaci potevano avere si sono dovuti arrestare per il fermo del PAS. C’è poi la vocazione agricola: abbiamo un territorio talmente fertile, al netto della carenza idrica degli ultimi mesi, con una serie di caratteristiche che lo portano a essere anche una risorsa per Milano. Senza dimenticare che all’interno del parco ci sono attrazioni di tipo turistico, museale, monumentale, enogastronomico».

Gli effetti della crisi ambientale suggeriscono il ruolo che una cintura verde come il Parco Agricolo Sud potrebbe assumere in una delle zone chiave del paese in termini di produzione, spostamenti umani e materiali, consumo e inquinamento. Diventare parte attiva della spinta sostenibile è già nei piani.

«La storia che stiamo vivendo ci porterà in quella direzione, come dimostrano una serie di iniziative. Il Comune di Milano nel suo ultimo PGT ha dato al PAS qualche milione di metri quadri di aree. Chiaro che all’interno di Milano si vada a edificare negli ex scavi ferroviari, con una sorta di compensazione. Tutte queste aree rimesse nel parco sono di confine. Credo ci sia una sensibilità rispetto a questo tema. Come dimostrano le iniziative di riforestazione, sviluppate negli ultimi anni con l’adesione di gran parte dei comuni di città metropolitana. Al di là dell’ambizioso Forestami – progetto di forestazione urbana promosso da Città metropolitana di Milano, Comune di Milano, Regione Lombardia, Parco Nord Milano, Parco Agricolo Sud Milano, Ersaf e fondazione di Comunità Milano, che prevede la messa a dimora di 3 milioni di alberi entro il 2030, ndri Comuni fanno già la loro parte. Anche se il progetto sovraordinato ha dato un ulteriore impulso in questa direzione». 

Lo slancio conseguente al passaggio a ente di diritto pubblico potrebbe aiutare il PAS a implementare aspetti mai portati a compimento fino a d’ora

«Il parco deve essere un luogo dove tutti insieme riusciamo a immaginare che ci possa anche essere un’altra mobilità. Non mi riferisco solo a quella turistica: penso anche a un modo intelligente di creare connessioni, di piste ciclabili che vadano nella medesima direzione e natura del PAS. Bisogna fare in modo che questa area di Milano continui a rimanere l’ossigeno per la città e per noi». 

Il Piano di Fruizione del Parco Agricolo sud

Tra i progetti da concretizzare, ce n’è uno che presenta particolare urgenza: il Piano di Fruizione. «Proviamo a non entrare in conflitto sul PAS, e a riconoscere al PAS il pregio di aver fermato una urbanizzazione insopportabile, e il merito di aver individuato aree naturali che nessuno sapeva esserci. Diamogli anche il compito per il futuro di chiudere il Piano della Fruizione. Il parco sta in piedi grazie a decine di agriturismi, centinaia di aziende agricole che vendono il loro prodotto. Il PAS ha poi trenta presidi impegnati in iniziative culturali, didattiche, di mantenimento della naturalità. Questi devono essere gli obiettivi futuri, compresa una modifica del piano territoriale per rendere i vincoli meno forti, ma anche per mettere in rete una serie di attività presenti, ma che difficilmente notificabili. Riceviamo centinaia di richieste per autorizzazioni che non sarebbero da presentare, e basterebbe un controllo sul sito del PAS per rendersene conto. Dobbiamo semplificare la vita di chi vive il PAS».

PAS – Parco Agricolo Sud: consumo di suolo

Una delle peculiarità del PAS è la presenza massiva di aree libere distribuite su quarantasette mila ettari, aree comunali escluse. «Per me il consumo del suolo dovrebbe essere zero, lo dico da sempre. Nel 2005 la legge 12 ha istituito i Piano di Governo di Territorio. Nel 2006 ero vicesindaco di Rosate, e nel mio comune abbiamo fatto un PGT a crescita zero». 

La spinta verde ha fatto breccia nello Zeitgeist attuale, ma in Lombardia si continua a costruire: «Vedo che la Regione Lombardia è quella con il maggior consumo di suolo. Tutti gli anni se ne sottrae in misura maggiore rispetto alle altre regioni italiane. Una contraddizione rispetto alla sensibilità che dico di vedere nelle PA, ma il cambiamento si è registrato proprio negli ultimi anni. Alcune urbanizzazioni sono figlie di pianificazioni passate, magari di dieci, quindici anni fa. Prima chi edificava aveva necessità di avere risorse per poter fare le opere pubbliche. Un errore perpetrato per anni: dovrebbe essere il contrario. Prima si deve essere certi di dare un servizio, e dopo accogli un aumento di residenti. Questa idea è fortunatamente rientrata». 

PAS e innovazione: tra valutazioni e fotovoltaico

Nonostante le incognite che l’ente fronteggia quotidianamente, il PAS mantiene un orecchio teso verso l’innovazione, complici il cambiamento di visione imposto dal presente e l’orizzonte di possibilità aperto dallo spazio e dalle caratteristiche del Parco. Nel corso di pochi mesi di presidenza, sulla scrivania del presidente Del Ben sono pervenute le proposte di diverse soluzioni, come la conversione di vecchi casolari in agriturismi o RSA. Sebbene non manchino ettari liberi, le maglie del Parco Agricolo Sud non sono abbastanza larghe da permettere a qualunque idea di realizzarsi: rimane imprescindibile trovare un accordo fondato sulla valutazione delle compatibilità normative a cui è chiamato il PAS: «Un ruolo da non confondersi con quello dei comuni, che all’interno dei loro confini possono fare le scelte che vogliono, compatibili con i rispettivi strumenti urbanistici».

Su quale tema il PAS potrà trovare nell’innovazione un alleato?

«Dovremo fare una riflessione rispetto alla disponibilità di aree del parco per contrastare la crisi energetica. Stanno arrivando agli uffici, sia da soggetti privati sia da soggetti pubblici, diverse richieste di poter utilizzare aree secondarie per insediare impianti fotovoltaici compatibili con l’attività agricola. Il PAS con i suoi ettari di aree agricole può giocare una parte, ma ci si deve arrivare per bene. Difficile pensare di mettere il fotovoltaico nei campi di mais, ad esempio. Ma ci sono delle coltivazioni che si possono fare anche con la presenza di strutture volte a garantire una fornitura energetica differente rispetto alle fossili. Con le norme attuali tutto ciò è difficile: bisogna trovare, attraverso un passaggio legislativo, delle soluzioni che rendano possibile l’attività agricola con la fornitura di risorse energetiche rinnovabili. Ma è un punto che è giusto affrontare: ognuno dovrà fare la propria parte».

Filippo Motti

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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