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Dieter Rams: non c’è senso dell’umorismo, la forma segue la funzione

Weniger, aber besser – meno ma meglio. Il colore è proibito, tranne dove Rams lo ritiene necessario: per anni i prodotti Braun hanno avuto pulsanti di accensione verdi

La complessità oggi non è la qualità del design, ma la logica degli imperativi commerciali che guidano la tecnologia

Se si è amanti del vinile, lo ‘Snow white coffin’ (un giradischi in acciaio e plexiglas disegnato da Dieter Rams quasi cinquanta anni fa) ha ancora potenziale. Di contro, un iPod – le cui caratteristiche tecniche e perfezione costruttiva renderebbero eterno – è tecnologicamente obsoleto dopo pochi anni, al punto di essere fagocitato da altri prodotti. Spesso con concorrenza interna in casa. Il design si muove oggi in uno scenario conflittuale, figlio una cultura usa e getta che, pur dichiarandosi preoccupata per l’ambiente, non è in grado di liberarsi dall’ossessione del nuovo.

Dieter Rams: un  anticipatore

Ogni oggetto, che sia una radio o un accendino, è ridotto a una forma essenziale, ripulita da dettagli inutili. . Dieter Rams porta un ethos non invasivo, consiste in un funzionalismo modernista, virato con un tocco di minimalismo giapponese. Nel contesto contemporaneo molti oggetti sembrano seguire questi principi. Nel periodo in cui Rams iniziava a progettare non era così: dispositivi elettronici come televisori e altoparlanti erano mascherati da mobili, ricoperti di impiallacciatura di legno e pezzi di moquette. Erano anni di dettagli ridondanti e di promiscuità di materiali, forse una ricerca continua di una ideale abbondanza dopo gli anni duri della Seconda Guerra. Rams si dimostra anticipatore. Ha ridato ai prodotti il senso della funzione. Ha preso scatole piene di fili e le ha trasformate in oggetti del desiderio, senza tempo. Hi-tech, ma seducenti, e di facile utilizzo. Oggetti del quotidiano, di larga diffusione ed economicamente accessibili. Oggi impressiona vedere spazzolini Oral-B e rasoi Braun Micron disposti nelle teche dei massimi musei. È antropologico, come esaminare i manufatti di una civiltà passata. 

Nell’Iphone di Jonathan Ive ritroviamo Dieter Rams 

Mettiamo una mano in tasca e troviamo Dieter Rams. Apple, a lungo guidata dal direttore creativo Jonathan Ive, riflette l’influenza del designer tedesco. I suoi iPhone, gli iPod e gli iMac condividono tutti la stessa tavolozza di nero, bianco e grigio; gli stessi bordi curvi e angoli arrotondati. L’applicazione calcolatrice di iOS è una citazione, basata sullo stile della Braun ET66, disegnata da Rams nel 1987. È un linguaggio di semplicità feticizzata, che Rams ha riassunto nei suoi dieci punti sul design. Il ‘buon design’: è innovativo, rende un prodotto utile, è estetico, aiuta a comprendere un prodotto, è discreto, è onesto, dura nel tempo, è. accurato in tutti i dettagli, è attento all’ambiente, è il minor design possibile.

Dieter Rams: il design e i riferimenti culturali 

Gran parte dell’impulso per i suoi progetti proveniva dalle sue collaborazioni con la Hochschule für Gestaltung di Ulm, la scuola superiore di progettazione che accolse l’eredità spirituale della scuola di design Bauhaus, fondata a Dessau nel 1919 e chiusa nel 1933. Rams ha preso il funzionalismo alla base del Bauhaus e lo ha reso popolare senza tuttavia allontanarsi da un rigore formale quasi puritano. Ha abolito decoro e arte applicata che la scuola inizialmente sperimentava. La sua visione ha una austerità di stampo protestante: totalitaria. Non c’è senso dell’umorismo. La forma può solo seguire la funzione. Le scale numeriche sono semplificate al minimo e sempre messe in orizzontale o verticale. I pulsanti ridotti e ordinati su file serrate. Il colore è sostanzialmente proibito, tranne dove Rams lo ritenga necessario (per anni, i prodotti Braun hanno avuto pulsanti di accensione rigorosamente solo verdi). 

C’è una implicazione di come dovrebbe essere lo stile di vita moderno secondo il suo pensiero: sensato, logico, maschile

Valori che l’abitazione dello stesso Rams rappresenta. Una casa sgombra, con pavimenti piastrellati di bianco e pareti a intonaco liscio. È una versione modernista e ultra asettica degli interni tipici nipponici. Portando via i bonsai e i pochi mobili potrebbe assomigliare a un anonimo spazio pubblico. Un approccio radicale opposto al concetto di personalizzazione, ma basato su un seriale ideale, imperniata sul concetto esteso di ‘volk’ (popolo) tedesco. Un insieme di input basilari, che Rams spiega con il suo motto: Weniger, aber besser (traducibile liberamente come ‘Meno, ma meglio’). Uno slogan che vale ancora oggi, nell’epoca alle prese con l’idea di un’esistenza sostenibile e di elementi user friendly, concetti che egli ha anticipato. 

Dieter Rams: The Complete Works Phaidon

È da pochi giorni in commercio Dieter Rams: The Complete Works, un catalogo sul designer tedesco, edito da Phaidon e curato dallo storico del design Klaus Klemp, in passato collaboratore di Rams – l’uomo che ha inventato il product design per come lo conosciamo oggi, per dirla con una definizione del The Guardian. Continua a essere al centro di mostre e iniziative curatoriali. Gli è stato dedicato un film documentario, realizzato nel 2018 Gary Hustwit, con musiche di Brian Eno. È stato protagonista di una personale al London Design Museum nel 2009 e di una al Vitra Design Museum nel 2016. Molti dei suoi prodotti sono oggi nelle collezioni permanenti di musei in tutto il mondo, tra cui il MoMA di New York. Ha di recente disegnato una copertina per Wallpaper. Sull’approccio progettuale di Dieter Rams si è molto scritto negli ultimi anni. La stessa Phaidon aveva già pubblicato, nove anni fa, la monografia Dieter Rams: as little design as possible, ma non erano mai stati raccolti in un unico libro tutti i prodotti pensati da uno dei padri del design contemporaneo. 

I prodotti disegnati da Dieter Rams

Tra le circa trecentocinquanta pagine, tutti i prodotti, plasmati in una carriera di oltre sessant’anni, sono presentati in ordine cronologico, corredati da una descrizione storica e da informazioni tecniche. Trovano spazio anche immagini rare, come i progetti giovanili degli anni Quaranta, quando Rams frequentava la Scuola d’arte di Wiesbaden, città della Germania centro-occidentale dove è nato nel 1932. Ha studiato architettura presso il Werkkunstschule Wiesbaden della stessa città, imparando al contempo l’arte della carpenteria dal padre. Lavora per l’architetto Otto Apel dal 1953 al 1955, anno in cui entra a far parte di una versatile azienda di articoli elettronici, la Braun. È il momento cruciale del suo percorso: diviene poi direttore del dipartimento di design già nel 1961, mantenendo questa posizione fino al 1995. Assieme allo staff della Braun realizza prodotti che restano alla storia, tra cui il giradischi SK-4, l’accendino T2 e il proiettore ‘D’-series, esemplificando il design di alta gamma senza fronzoli. Oltre che per Braun, ha progettato nel campo dell’arredamento: il progetto di scaffali modulari 606 Universal Shelving System, prodotta dall’azienda tedesca Wiese Vitsœ nel 1960. Questo prodotto – del quale il designer Jasper Morrison ha detto Non ha senso progettarne un altro; non potresti farlo meglio – è tornato alla ribalta poiché dal 2017 al centro di una battaglia legale fra lo stesso designer e De Padova, marchio del design milanese. L’azienda ha rieditato una versione in alluminio del sistema, detenendo contratti sui diritti d’autore ad opera di Maddalena De Padova, con cui Rams elaborò il progetto. Contratti oggi contestati per mancato versamento delle royalties.

Dieter Rams: The Complete Works

A cura di Klaus Klemp, con prefazione di Dieter Rams, Phaidon, 2020

Alessandro Fusco

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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