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Canapro valorizza la coltura di canapa a Milano
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In campo per la canapa: quali varietà adatte alla pianura padana?

Olio per uso alimentare e panello come integrazione della dieta dei bovini da latte. Prove varietali, coltivazione indoor e spremitura a freddo. Il progetto Canapro valorizza la coltura di canapa a Milano

In Lombardia si coltivano centocinquanta ettari di canapa (secondo gli ultimi dati del 2020 a disposizione di Coldiretti)

Pavia conta quarantasei ettari, seguono Bergamo con diciannove e Brescia con diciotto. Milano ne conta otto. Il patrimonio zootecnico dei bovini da latte vede la Lombardia al primo posto per numero di capi. Una cifra – 545.716 secondo i dati Istat riportati da Clal – in crescita rispetto agli ultimi quattro anni. Valorizzare la coltura, individuando le varietà più idonee per l’ambiente lombardo al fine di produrre semi da utilizzare per l’estrazione dell’olio e per l’alimentazione animale, l’obiettivo di Canapro.

Il progetto Canapro per la coltura di canapa a Milano

Il progetto, di durata triennale e iniziato nel 2019, prevede di innovare la filiera della canapa lombarda attraverso un approccio integrato e multidisciplinare dal seme al prodotto finito. I soggetti e i partner coinvolti sono sette. Il dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali – Produzione Territorio Agroenergia – dell’Università degli Studi di Milano capofila della ricerca che si occupa dello studio sull’utilizzo dell’illuminazione sperimentale con apparecchi a led per velocizzare il ciclo produttivo della pianta. Il Centro di ricerca Zootecnica e Acquacoltura del CREA nella sede di Lodi si dedica alla caratterizzazione dell’olio ottenuto dalle diverse varietà. Si occupa anche di realizzare prove di conservazione. Valuta gli effetti sulla composizione del latte dopo l’integrazione dell’alimentazione delle vacche con il panello residuo (scarto della spremitura del seme della canapa).

La Fondazione Giangiacomo Morando Bolognini

Con sede nel comune di Sant’Angelo Lodigiano (Lodi), la fondazione conduce prove parcellari di confronto tra le diverse varietà di canapa selezionate per Canapro. Le aziende agricole coinvolte, per quanto riguarda la parte più operativa del progetto e la messa a terra delle piante per la produzione massiva di semi sono: la Società Agricola Penati Mario e Matteo del comune di Basiglio (Milano) dedicata alla coltivazione di riso e foraggi per alimentazione delle bovine da latte e la Società Agricola Madreterra di Abbiategrasso, presso la cascina Poscallone nel Parco del Ticino.

In questo caso, la coltivazione delle varietà di canapa è a regime biologico. Next Farm è un’azienda di coltivazione e trasformazione dei semi a Bagnolo Cremasco (Cremona). Spreme i semi raccolti e essiccati dai campi delle aziende per estrarne olio e panello. Il residuo dell’estrazione dell’olio sarà poi integrato nella dieta delle vacche presso l’azienda agricola Penati Luigi e C. S. S. di Basiglio. L’azienda specializzata in animali in lattazione è stata tra le prime ad installare un robot per la mungitura automatica. Gli effetti del cambio di alimentazione sulla composizione del latte saranno sviluppati dal Crea in questa sede. 

Canapro: chi finanzia il progetto

Canapro è finanziato dalla Regione Lombardia per un costo totale di €746.235,77 e per la durata di trentasei mesi – nell’ambito del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 tramite il Fondo Europeo Agricolo per lo Sviluppo Rurale: l’Europa investe nelle zone rurali. «Sviluppare dei modelli di crescita per la coltivazione sia in pieno campo sia in serra, in modo da poter programmare la produzione tutto l’anno, valutandone resa e qualità di produzione extra-stagionale della canapa in serra, identificare varietà con la più alta resa in olio confrontandone qualità e valorizzare i sottoprodotti nelle applicazioni zootecniche» sono gli obiettivi del progetto.

Le varietà selezionate per Canapro sono dioiche e monoiche

Al primo gruppo appartengono la Carmagnola e la Carmagnola selezionata. Entrambe hanno un ciclo vegetativo tra i cento sessanta e i cento ottanta giorni e raggiungono una altezza massima di 6,5m con piena fioritura ad agosto. Tra le monoiche precoci rispetto alle dioiche) sono state prese in esame la Felina 32, l’Uso 31, la Santhica 27 e la Futura 75. Quest’ultima è l’unica ad avere un ciclo vegetativo che arriva fino a centosessanta giorni. La resa per ettaro in base è variabile secondo il terreno, la densità di semina e la varietà stessa della canapa. Le piante sono state monitorate con un sistema non distruttivo dall’Università degli Studi di Milano, attraverso dei rilievi morfo-fisiologici con fluorescenza.

«Nell’Az. Agricola Penati Mario e Matteo è stata coltivata l’USO 31 a una alta densità di semina, ciò ha indotto una elevata competizione tra le culture e ha causato una resa bassa», spiega il Professore Antonio Ferrante, coordinatore del progetto. «Nel regime biologico dell’azienda agricola Madreterra è stata piantata la Futura 75 su tre ettari (nel 2021 verrà piantata la Felina 32 ndr), la semina è avvenuta il 25 maggio a causa dell’allagamento dei campi. In questo caso abbiamo riscontrato difficoltà di germinazione e fallanze. Dall’altra parte le sperimentazioni indoor dell’Università stanno proseguendo, l’obiettivo è monitorare la crescita per sviluppare un modello replicabile. I risultati migliori in termini di adattamento e risposte eco-fisiologiche in campo sono stati quelli con la Carmagnola e la Carmagnola selezionata e Felina 32».

Il ruolo della Fondazione Bolognini nel progetto Canapro 

Si lega anche alla storia di un conte – Giangiacomo Bolognini – di sua moglie, e del loro lascito per l’esercizio e lo sviluppo delle attività agricole del territorio. In particolare, lo statuto della Fondazione è il miglioramento delle colture da paglia del nord Italia. «La storia della Fondazione rimanda a Nazareno Strampelli, conosciuto dal conte Bolognini nel periodo in cui si trovò a Roma come senatore e segretario della Camera dei Deputati», spiega il Professor Luigi Degano, presidente della Fondazione. «Durante la sua permanenza romana il conte ebbe contatti con personalità come Ranieri di Piacenza e Raffaelle Cappelli di Foggia (a lui dedicata la varietà di grano Senatore Cappelli ndr). In quel periodo il conte sviluppò una sensibilità all’agricoltura e si convinse che la cerealicoltura poteva essere una buona occasione per il nord Italia».

il conte Bolognini e la ricerca di Canapro

La Fondazione porta avanti l’impegno del conte Bolognini e sostenendo anche la ricerca di Canapro attraverso le prove varietali su campo. «Rispettando il protocollo sperimentale noi abbiamo piantato ventiquattro parcelle – piccole porzioni di terreno – di dodici per 4,5m per sei varietà diverse (ripetute per quattro volte)», continua Degano: «In ogni rettangolo c’era una varietà acquistata e certificata da Assocanapa. Tra una parcella e l’altra è stato piantato del mais per motivi di sorveglianza e custodia delle piante. Ci sono bande di ragazzi che quando sanno di una coltivazione di canapa vengono durante la notte a sfogliarla o a rubare i germogli per piantarla in casa».

Ogni due – tre settimane sono stati fatti i rilievi fenotipici sulle piantine ma le parcelle non hanno mai raggiunto la densità giusta. Il problema principale è stato quello della semina ritardata. «La prima semina è stata il 9 maggio, la seconda il 16 giugno; quest’anno dobbiamo anticipare la semina a metà aprile e tenere la seconda entro la metà di maggio». 

Tecniche di spremitura del seme di canapa

Il 2020 è stato segnato dall’emergenza sanitaria. Ha ritardato anche la messa in campo delle piante, rallentando il lavoro dell’Università e di conseguenza anche l’impegno in Canapro. A questo si aggiunge, secondo il Prof. Degano, un problema agronomico ed economico. «Non si può seminare troppo presto altrimenti la canapa diventa una coltura principale. Una pianta che non produce un reddito tale da essere una coltura esclusiva. Per questo deve essere idealmente seminata dopo qualcos’altro. Questo può essere l’unico modo per promuovere la sua coltivazione e convincere anche gli agricoltori. È un meccanismo che si deve generare in qualche anno. Noi vorremmo individuare varietà per dare un reddito aggiuntivo alle aziende agricole della pianura padana, valorizzando il seme e il sottoprodotto (panello ndr). Se l’agricoltore non vede delle prospettive economiche, nonostante tutti i benefici della pianta, non coltiva».

Il seme raccolto dalla mietitrebbiatrice delle parcelle è stato poi selezionato, pulito e consegnato a Next Farm, per la spremitura. Canapro prevede la valorizzazione del seme e degli scarti della sua spremitura ma non ha messo in programma il resto della pianta. «Essendo un progetto finanziato abbiamo pagato gli agricoltori con l’obiettivo dell’olio, per valorizzare anche le paglie rimaste della pianta per la bioedilizia, a esempio, avremmo avuto bisogno di un altro partner e di più fondi», spiega il Prof. Ferrante. 

I semi di canapa raccolti nel 2020

Sono stati spremuti a freddo tramite un macchinario a vite. «I semi integri passano attraverso una tramoggia. La macchina mossa da un motore elettrico frantuma i semi e li spreme alla vite con una temperatura che varia tra i 33-34° gradi, il panello si separa», spiega Paolo Vitalini di Next Farm. La percentuale di estrazione dell’olio dal seme dipende dalla varietà, dal metodo di raccolta, dal metodo di essicazione (che non deve essere eseguito in essiccatori da mais o grano ad alta temperatura e che non deve superare i trentotto gradi), dal luogo di conservazione e dal metodo di spremitura. «Nel caso in cui tutto sia rispettato, si potrebbe ottenere il venti percento di olio da spremitura, da qui la percentuale diminuisce a seconda di come sono stati eseguiti tutti i passaggi. La trasparenza dell’olio è indicatrice di qualità».

Quali sono le virtù dell’olio di canapa? 

Qui entra in gioco il CREA di Lodi e la ricerca della Dottoressa Milena Povolo. La caratterizzazione dell’olio di canapa (cioè l’analisi che determini la composizione chimica e dei suoi costituenti) si concentra sulle diverse varietà selezionate da Canapro, analizzando «la composizione di acidi grassi, trigliceridi, steroli, polifenoli, il contenuto di tocoferoli, caroteni e clorofilla», spiega la Dottoressa. Conoscere quale sia la varietà di canapa che produce olio di migliore qualità tra quelle prese in esame, non è ancora possibile perché le analisi sono in corso e rallentate dall’emergenza sanitaria.

Il valore aggiunto dell’olio della canapa si può notare confrontandolo con quello di girasole, di soia o di mais. «Questi olii contengono significative quantità di acido linoleico appartenente alla classe degli omega 6, ma solo alcuni (come olio di lino e canapa) hanno contemporaneamente anche quantità significative di omega 3 acido linoleico. Questi due acidi sono essenziali per l’uomo – che non è in grado di produrli – e si devono assumere con l’alimentazione. Nell’olio di canapa il rapporto tra acidi grassi omega 6 e omega 3 si avvicina molto a 3:1, valore ritenuto ottimale nell’alimentazione umana per la riduzione di malattie cardiovascolari e cronico- degenerative». 

Estrazione dell’olio di canapa

Se dalla spremitura del seme si ottiene olio per l’uomo, anche dagli scarti della medesima azione si ricavano dei benefici. L’uso dei panelli di estrazione dell’olio nell’alimentazione zootecnica si riscontra in pochi studi scientifici a riguardo, per questo il progetto dedica spazio a prove di alimentazione nelle stalle. «Al momento ci sono pochi studi sull’impiego del panello di canapa nell’alimentazione dei ruminanti, nonostante sembri una valida fonte proteica alternativa per l’animale», continua Povolo:

«Il panello di canapa è interessante per la quota RUP (Rumen Undergraded Protein), la proteina non degradata nel rumine (chiamata by-pass) che arriva intatta nel piccolo intestino fornendo amminoacidi essenziali a supporto della sintesi del latte. Uno studio svedese ha evidenziato un effetto positivo nella quantità di latte prodotto a seguito dell’integrazione con pannello di canapa. Nell’ambito di Canapro intendiamo verificare l’effetto della quota lipidica del panello e la sua influenza sulla composizione del grasso (in particolare grassi insaturi) del latte».

Canapro

Valorizzazione della filiera della canapa attraverso l’innovazione di prodotto e di processo. Obiettivo del progetto Canapro, di durata triennale, è innovare la filiera della canapa in Lombardia attraverso un approccio integrato e multidisciplinare dal seme al prodotto finito.

Mariavittoria Zaglio

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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