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La gestione dei rifiuti in un’isola: il caso delle Canarie

Il potere decisionale del Governo messo alle strette da enti municipali: la gestione ambientale e burocratica dei rifiuti sulle isole Canarie

Arcipelago delle Canarie – gestione dei rifiuti

Tra il 1995 e il 2003, la crescita economica in Europa ha progredito di pari passo con le tonnellate di rifiuti prodotti annualmente (1,3 miliardi di tonnellate circa). Questo valore, rapportato a entità come le isole dell’arcipelago delle Canarie, diventa un problema di sostenibilità ambientale proprio per il fatto che sono isole. Elisa Monzòn, responsabile del Servizio Rifiuti del Governo del Municipio di Gran Canaria, si assicura di perfezionare ai massimi livelli la gestione dei rifiuti di tutto l’arcipelago, dalla mentalità della popolazione, ai contratti per il riciclo dei rifiuti di catene di supermercati e di aziende del settore industriale.

Nel 2012 c’è stato un passo avanti grazie alla modernizzazione di due impianti di riciclo sull’isola di Gran Canaria: l’Ecopark Sud e l’Ecopark Nord. Questi sono stati adattati grazie ad un progetto governativo finalizzato a classificare il trattamento, il recupero, l’eliminazione e il riutilizzo dei rifiuti rientrando nei parametri delle normative europee. La divisione viene gestita seguendo il concetto di smaltire il minor numero possibile di materiale.

Gran Canaria Ecopark Sud

Il Gran Canaria Ecopark Sud dispone di un impianto di riciclaggio di rifiuti biodegradabili – con una capacità massima di 38.000 tonnellate all’anno – dal quale si produce un compost organico contenente proprietà vegetali e agronomiche di qualità. Questo è poi riutilizzato nel giardinaggio e nell’agricoltura. Un imprenditore agricolo può usufruirne gratuitamente iscrivendosi alla lista di riserva del Ecopark Sud.

«Anche grazie a questa innovazione», dice Elisa Monzòn, «le abitudini dei cittadini cambiano e si regolano al sistema di mantenimento ambientale e di ecosostenibilità che in tutto il mondo si sta cercando di migliorare. Le difficoltà dell’essere un’isola dove nulla arriva facilmente, sono anche i trasporti, i tempi di consegna, la poca industrializzazione interna e la continua richiesta di importazioni. La costruzioni di impianti adatti alla quantità di rifiuti da smaltire ogni anno sono complicate anche solo a causa del trasporto dei materiali e dei macchinari».

L’Ecopark Sud dispone anche di aree dedite allo smaltimento dei rifiuti non pericolosi e inutilizzabili. Di queste aree, per rimanere dentro ai limiti concessi nel progetto iniziale, se ne sta creando l’ultima disponibile – chiamata fase 4 – della capacità di 928.000 metri cubi di sversamento, aumentando lo stoccaggio dei rifiuti da 1,4 a 2,37 milioni di metri cubi. «La fase 4 della discarica», prosegue Monzòn, «è prevista, ma non è stata ancora autorizzata. Secondo gli studi statistici della produzione di rifiuti annua, prolungherebbe la vita del deposito dei rifiuti inutilizzabili dell’Ecopark Sud fino al 2029».

Sistema di biostabilizzazione

Un altro impianto all’avanguardia è quello di biostabilizzazione e raffinazione, con una capacità di 125.000 tonnellate all’anno. Il sistema di biostabilizzazione è un processo di bioossidazione aerobica basato sull’ossidazione da parte dei batteri presenti all’interno della biomassa dei rifiuti. L’efficacia di questo processo dipende dal mantenimento delle condizioni di vita della colonna batterica – la buona ossigenazione, l’umidità, l’acidità (pH), le temperature e le tempistiche (di solito circa 3-4 settimane). Dopo essere stato biostabilizzato, il materiale viene affidato al raffinamento, che ne elimina le irregolarità attraverso un vaglio a tamburo.

Questo arriva a definire grandezze di flussi inferiori a 12 millimetri, mentre nel caso del recupero del vetro, alcuni separatori ottici lo riciclano in flussi tra i 50 e gli 80 millimetri. Per non far aumentare il carico odorifero dell’aria, l’Ecopark Sud dispone anche di un impianto di trattamento dell’aria che, assieme a quello di biostabilizzazione, ha l’obbiettivo di garantire un’adeguata ventilazione di tutti gli impianti associati – attraverso ventilatori centrifughi, lavaggi e controlavaggi con acidi, torri di umidificazione e biofiltri composti da due moduli basati su 700 metri cubi di erica.

Gran Canaria Ecopark Nord

L’impianto Gran Canaria Ecopark Nord è stato modernizzato nel 2012, grazie al progetto del Governo di trattamento, recupero, smaltimento e riutilizzo dei rifiuti. Lo smistamento dei materiali avviene con le stesse modalità del Ecopark Sud – presenta anch’esso un impianto di biostabilizzazione e raffinamento, e uno di trattamento dell’aria –, ma dispone di due impipanti differenti: lo stoccaggio dei rifiuti pericolosi e l’impianto di biometanizzazione. I rifiuti pericolosi sono disposti in aree diverse a seconda della tipologia di rifiuto prima di essere consegnati a enti specializzati. Un sistema di raccolta delle perdite è stato creato appositamente attraverso un massetto impermeabile per evitare contaminazioni del territorio. L’impianto di biometanizzazione è un modo diverso per sfruttare materiale di scarto biodegradabile.

È diviso in due linee – fase uno e fase due – e ha lo scopo di produrre biogas attraverso il trattamento anaerobico di rifiuti organici. Il biogas verrà poi utilizzato assieme a quello proveniente dalle celle di scarico della discarica per produrre energia. La capacità del trattamento è di 75.000 tonnellate all’anno per ogni fase. Un impianto di cogenerazione sfrutta il biogas per produrre energia elettrica attraverso tre motori da 1.370 kW di potenza elettrica unitaria (due nella fase uno e uno nella fase due); e per produrre acqua calda per tutto l’Ecopark Nord – ad ogni fase sono associate due caldaie ad acqua calda e un bruciatore combinato biogas-gasolio. Grazie al metodo di sfruttamento di rifiuti organici in biogas, e quindi in produzione di energia elettrica e termodinamica, l’Ecopark Nord è completamente autosufficiente dal punto di vista energetico.

«L’organizzazione del Medio Ambiente delle isole Canarie da anni cerca di migliorare l’impatto ambientale dei rifiuti e ad avvicinarsi ai decreti delle normative europee», critica Monzòn, «non capisco perché noi iniziamo ad adeguarci solo ora. Per vedere i risultati come quelli che da tempo si riscontrano nell’Europa continentale dovremo aspettare ancora. Le aziende, i cittadini, i supermercati dovrebbero avere l’obbligo di differenziare i rifiuti e non solo la possibilità. Il tutto dovrebbe essere sostenuto anche da una raccolta dei rifiuti casa per casa ben organizzata, come avviene in Spagna e in Italia. Tra il 2029 e il 2032, rimarrà assicurato il riciclo dei rifiuti utilizzabili e la raccolta differenziata, ma i depositi di smaltimento saranno colmi, e per questo già ora stiamo cercando dove poter stabilizzare un altro sito se i limiti strutturali iniziali dei due progetti non ci potranno far aumentare la metratura».

Elisa Monzòn

Responsabile del servizio rifiuti del Municipio di Gran Canaria. Ecopark Sud e Ecopark Nord di Gran canaria, impianti di stoccaggio, smistamento, riciclo dei rifiuti e produzione di energia

Andrea Valbusa

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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