Enecta cannabis in Italia
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Canapa, cannabis e made in Italy: una filiera diffusa tra Abruzzo, Veneto ed Emilia Romagna

Produzione italiana, regole internazionali, scopi terapeutici e recupero di territori abbandonati. Enecta, nata in Olanda dal 2016, coltiva Cannabis in Italia. Parlano i fondatori Marco Cappiello e Jacopo Paolini

Filiera italiana della canapa

In Italia non c’è ancora una filiera della canapa ramificata, organizzata, che comprenda tutti i passaggi dalla raccolta alla lavorazione, fino alla distribuzione commerciale. Secondo uno studio pubblicato nel maggio 2020 su Italian Journal of Agronomy, l’83% percento delle aziende agricole che producono canapa in Italia è stato costituito di recente (negli ultimi dieci anni) e direttamente per questo scopo. Le industrie sono gestite da imprenditori giovani (il 57% dei titolari ha meno di trentacinque anni) e il 43% di queste sfrutta territori abbandonati. Tra le regioni italiane più produttive la Campania e la Puglia, dove sono presenti appezzamenti di numerosi ettari pianeggianti. 

Quasi tutte le aziende agricole utilizzano il raccolto per produrre più di un prodotto finale: semi, farina, semi decorticati, canapa-birra, semi per l’alimentazione animale; semi e infiorescenze per uso cosmetico, uso erboristico ed estrazione di ingredienti attivi. Quello che emerge dalle analisi della legislazione europea e italiana, è che c’è bisogno di una normativa chiara e di un sistema di controllo da parte degli organismi di regolamentazione che tenga conto delle attuali criticità. Allo stesso tempo, il rinnovato richiamo all’attenzione di questa coltura deriva dalle molteplici possibilità di utilizzo della pianta, soprattutto medicali, e dalla crescente domanda da parte dei consumatori di prodotti eco-compatibili e sostenibili.

Aziende italiane che lavorano la canapa

Tra i giovani imprenditori italiani che hanno scelto di impegnare le energie in questo settore, ci sono Jacopo Paolini e Marco Cappiello, rispettivamente Chief Services Officer e Chief Marketing Officer, nonché fondatori, di Enecta, che opera nel settore degli estratti di Cannabis dal 2013. Nata in Olanda da un team italiano, l’azienda da qualche anno opera in Italia, grazie ai campi adagiati tra Abruzzo, Veneto ed Emilia Romagna. Enecta produce olio di CBD e capsule, olio per animali, cosmetici a base di cannabidiolo, cristalli di CBD, olio e cristalli di CBG: tutti i prodotti sono certificati Made in Italy, Pesticide Free ed Heavy Metal Free. «L’azienda è nata nel 2013 dal desiderio mio e di Jacopo (Paolini, ndr.) di investire in un prodotto che in quel periodo era ancora agli albori», spiega Marco Cappiello, «Negli Stati Uniti stava avendo grande risonanza mediatica il caso di Charlotte Figi, una bambina affetta dalla Sindrome di Dravet, grave sindrome epilettica farmaco-resistente, che aveva trovato nel CBD un trattamento anticonvulsionante»

Le proprietà del CBD

Le soluzioni a base di cannabidiolo possono ridurre del quaranta percento la frequenza delle crisi epilettiche. In Italia, il trattamento a base di CBD per la sindrome di Lennox Gastaut e la sindrome di Dravet è stato ufficialmente riconosciuto come terapia da un recente Decreto Ministeriale, pubblicato nell’ottobre 2020.  Lavorando e facendo ricerca tra Stati Uniti e Olanda, Marco Cappiello e Jacopo Paolini hanno capito che la necessità di creare una filiera italiana era impellente e nel 2016 hanno aperto una sede a Bologna. Le coltivazioni sono sparse tra l’Abruzzo e la zona del veronese.

La Cannabis Sativa L. è la varietà di canapa di partenza di tutti i prodotti della gamma Enecta. «Il seme è messo a terra tra la fine del mese di aprile e l’inizio del mese di maggio, quando inizia la coltivazione. Seminiamo solo varietà industriali iscritte nel European Catalog of varietes of agricultural plant species. La fase vegetativa dura fino al ventuno di giugno, data in cui cambia il fotoperiodo», spiega Jacopo Paolini. Dalla fase vegetativa, durante la quale non sono utilizzati pesticidi né altre sostanze chimiche, si passa alla fase di fioritura. «La pianta fiorisce per raggiungere i livelli più alti di principio attivo fino al mese di agosto. Dopodiché, il livello di cannabidiolo comincia a scendere e si hanno due settimane di tempo per la raccolta». La fase di raccolta e la fase vegetativa seguono a stretto regime le Guidelines on Good Agricultural and Collection Practices.

Enecta – CBD ed estratti di Cannabis

In Abruzzo, a Castelvecchio Subequo (AQ), l’azienda partner di Enecta per la coltivazione Green Valley ha sei ettari di campo. Qui vengono spesso testate nuove genetiche: il prodotto si raccoglie manualmente, a testa in giù, in ambienti scuri e ventilati. A Verona, dove i campi si estendono per circa sessanta ettari, il raccolto avviene attraverso macchine automatizzate costruite per raccogliere solo la parte apicale della pianta, dove è presente il più alto contenuto di cannabidiolo.

Il fusto, spiega Jacopo Paolini, corrisponde a due tonnellate su quattro di prodotto raccolte da un ettaro di piantagione. «Il settanta percento è rimesso sotto terra per fungere da fertilizzante, mentre per la restante percentuale stiamo sperimentando vari sviluppi. Abbiamo tentato la strada della fibra, ma ad oggi separare il canapulo dalla fibra è complesso. Al momento stiamo provando a lavorare con il pellet, dato che la canapa ha ottimo potere ignifugo». Dal 2014 il mercato delle caldaie a pellet, che bruciano truciolati di legno, è in aumento. Solo in Italia, nel 2018 erano presenti circa nove milioni di generatori a pellet. «Stiamo prendendo accordi con un’azienda abruzzese, già da quest’anno contiamo di avere risultati e poter immettere il prodotto sul mercato».

Come si lavorano le piante di canapa

Dopo essere state raccolte «le piante sono seccate in forni di tabacco riadattati. La fase di essiccamento è monitorata attraverso il controllo di parametri quali temperatura e tempo di essiccamento, circolazione dell’aria e umidità relativa», continua Paolini. Il monitoraggio dei contaminanti segue le specifiche della farmacopea europea; inoltre tutti i prodotti Enecta sono certificati Monitored Warehouse, ovvero gli edifici dedicati alla loro produzione sono costantemente puliti, arieggiati e controllati. A seguire la fase di essiccazione, le piante sono lavorate per essere miniaturizzate, andando incontro a separazione meccanica.

Questa fase permette la separazione del materiale vegetale attraverso un macchinario che opera tramite sfregamento di spazzole e passaggio attraverso vagli vibranti e setacci fissi. Dopodiché, il prodotto è confezionato e stoccato, pronto per essere inviato ai centri di estrazione. La fabbricazione dei prodotti segue i principi e linee guida Good Manufacturing Practice e si basa su un sistema di qualità che ha lo scopo di garantire la conformità dei prodotti anche ai modelli ICH (The International Council for Harmonisation of Technical Requirements for Pharmaceuticals for Human Use) e ai concetti di qualità ISO (International Standard Organization).

Cannabis: una pianta eco-sostenibile

Ruolo chiave della produzione è la fase di estrazione chimica, basata sul protocollo medico implementato dalla farmacopia tedesca. «L’estrazione consiste nella separazione dei componenti d’interesse dalla matrice solida vegetale», spiega Marco Cappiello, «il processo avviene tramite l’utilizzo di solventi che fanno sciogliere il cannabanoide, il quale è separato dalla pianta e concentrato». L’intera produzione è monitorata attentamente: «Scegliere Enecta deve significare scegliere un’azienda che è attenta alla qualità, che collabora con centri di ricerca e professionisti medici, investe in Italia e lo fa in modo sostenibile».

La sostenibilità è un principio che in Enecta Cappiello e Paolini sostengono. Lo racconta Marco Cappiello. «Partiamo dalla Cannabis, che è una pianta eco-sostenibile perché la sua coltura lo è maggiormente rispetto ad altre». La pianta riduce l’impatto ambientale e migliora il substrato. I campi utilizzati per le colture rispondono ad un criterio di reintegrazione. «In Veneto le colture estensive avevano terminato il ciclo produttivo, lasciando dei campi che non davano il giusto rendimento né all’agricoltore né alla terra. La Cannabis sta iniziando a sostituirle. Anche in Abruzzo, in alcune aree abbandonate l’agricoltura si era quasi fermata. Le nostre piantagioni l’hanno rimessa in moto».

Il modello di produzione di Enecta

Il modello di produzione di Enecta è inclusivo, volto a minimizzare l’impatto ambientale. «Per le colture utilizziamo un ‘modello all’esterno’, sfruttando l’energia solare. Durante il processo di estrazione, utilizziamo solventi riciclati». Anche il packaging è progettato in ottica eco: «cerchiamo di utilizzare carte che hanno una percentuale di canapa o di altre fibre cicliche rinnovabili». Il prezzo finale del prodotto è l’altro perno del sistema green Enecta: «Abbiamo cercato di dare ai prodotti un prezzo vantaggioso, andando contro le logiche di mercato», dato che la maggior parte dei consumatori utilizza i prodotti per fini terapeutici.

«Per il 2025 Enecta ha l’ambizione di arrivare all’obiettivo dello zero waste, reintroducendo completamente il materiale di scarto nel ciclo produttivo e contribuendo all’economia circolare». Due collaborazioni sono state avviate: con Unicarve per la trasformazione del materiale di scarto in macinato per l’alimentazione bovina e con l’Università degli Studi di Bologna per la ricerca sull’utilizzo della cannabis per la composizione di bio-plastiche. Tutto questo è parte di un modello di responsabilità sociale che in Enecta è seguito grazie all’investimento in aree depresse; la creazione di opportunità di lavoro e di reddito per categorie sociali come immigrati, disoccupati, abitanti delle zone rurali; il finanziamento di progetti volti al potenziamento socio-culturale delle comunità marginalizzate. 

Il progetto Reezo Academy

Il più recente progetto lanciato da Enecta si chiama Reezo Academy, ed è un percorso formativo dedicato alla filiera della canapa per giovani dai diciotto ai trenta anni, che si terrà tra il mese di gennaio e il mese di luglio del 2021. Il nome Reezo deriva dal greco, significa radice e simboleggia il fine di questo corso, ovvero formare i giovani negli ambiti dell’agricoltura, della strategia e del marketing. Lo spiega Jacopo Paolini: «Il progetto è in collaborazione con la cooperativa sociale Baumhaus, fondata da dei ragazzi di Bologna attivi con diversi progetti sociali. Unendo la loro esperienza nel formare i giovani e la nostra esperienza nel settore della Cannabis, abbiamo deciso di creare un’opportunità di studio e di lavoro per i ragazzi. I docenti saranno membri del nostro team, esperti di coltivazione, marketing, comunicazione, training legale».

Tra i partner, presenti anche Kilowatt Consulting, che seguirà la valutazione di impatto sociale; Antigone Emilia Romagna, associazione per i diritti e le garanzie nel sistema penale, Greentech e Agrifood della Regione Emilia Romagna, associazioni che promuovono lo sviluppo sostenibile e l’economia circolare. «Penso che siamo all’inizio dello sviluppo di questo settore», dice Marco Cappiello, «noi partiamo da una situazione un po’ restrittiva, il sostegno legislativo è debole». Nell’ottobre 2020 il Ministro della Salute Roberto Speranza aveva annullato il decreto che classificava il CBD come sostanza stupefacente. Un mese dopo, la Corte di Giustizia Europea aveva fatto la stessa cosa. Nel dicembre 2020 l’Onu ha riconosciuto le proprietà terapeutiche della cannabis. «Sicuramente si stanno vedendo dei miglioramenti. Gli stati stanno realizzando che per tante persone questi prodotti sono una necessità. Le potenzialità della pianta sono veramente grandi, lo si vede in economie che l’hanno adottata in modo molto più integrato, come Stati Uniti e Canada».

Cannabis medica in Italia

Secondo un sondaggio di Swg per BeLeaf/PQE Group sulla conoscenza e la percezione della Cannabis medica in Italia, quattro italiani su cinque sarebbero a favore di un implemento nella produzione, ma solo il ventinove percento dei cittadini si dice a conoscenza del fatto che in Italia curare malattie con la Cannabis sia legale. Guardare al futuro è importante, secondo Marco Cappiello. «Noi speriamo di entrare nel mercato delle farmacie, con attenzione al cliente e prezzi morigerati. Crediamo fermamente nell’utilizzo terapeutico del prodotto. Inoltre, vogliamo continuare a dare un nuovo valore alle aree rurali, creare una cultura che porti benessere e guadagno anche ai giovani».

Anna Quirino

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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