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ForestaMi: quali sono le nuove aree di piantumazione e chi le finanzia

Nella congiuntura di stallo economico, l’espansione delle aree verdi a Milano non si arresta – quali sono i possibili scenari? Interviene Fabio Terragni, project manager di Forestami

165.274 alberi. Questo è il numero che riporta il contatore del sito di ForestaMi

«La pandemia e la fase che stiamo vivendo hanno modificato il nostro progetto per il 2020», spiega Fabio Terragni, Project Manager di ForestaMi. «Nonostante la partenza rallentata rispetto a quanto avevamo previsto a causa dell’impatto della crisi generata dal Covid sui bilanci aziendali, stiamo riscontrando un enorme interesse. Il progetto prevede un impegno in termini economici: in dieci anni dobbiamo raccogliere 100milioni di euro – abbiamo calcolato che l’impianto di un albero può costare circa trenta euro».

Su come si possono reperire questi fondi in una congiuntura internazionale come quella attuale, Terragni chiarisce: «Abbiamo davanti due strade. La prima è quella delle risorse pubbliche: rispetto alla fase iniziale abbiamo una prospettiva diversa, grazie al Recovery Found (Il fondo della Commissione Europea che prevede investimenti per 750 miliardi di euro, 209 dei quali destinati all’Italia per fare riforme strutturali, investimenti in infrastrutture e in sostenibilità ambientale, ndr.). In secondo luogo, il Comune di Milano e la Città metropolitana: hanno indicato nella forestazione urbana uno dei punti per lo sviluppo ecosostenibile del territorio. Rimane tuttavia il nostro appello alle imprese, la seconda via, perché il sostegno non può essere solamente pubblico».

Per le donazioni, le aziende non dovranno rivolgersi alla pubblica amministrazione, ma a ForestaMi, attraverso una donazione diretta alla Fondazione di comunità Milano Onlus, partner del progetto. Nata nel 2018 su iniziativa di Fondazione Cariplo, si propone come piattaforma di partecipazione e strumento filantropico per rispondere ai bisogni del territorio e migliorare la qualità di vita della comunità.  « La Fondazione di Comunità si è resa disponibile per agevolare la raccolta fondi e l’operatività del progetto. Peraltro, ha un obbligo statutario di raccolta patrimoniale, i cui rendimenti saranno a disposizione della intera comunità milanese. Per le attività di funzionamento e comunicazione si pensa che verrà utilizzato il 20% delle risorse».

Con il progetto preliminare di ForestaMi sono state individuate 253 aree nelle quali sarà possibile piantare i nuovi alberi

Il Politecnico di Milano ha portato avanti la ricerca ForestaMi, per capire dove siano attualmente concentrati gli alberi all’interno del territorio di Milano, attraverso la mappatura della tree canopy cover (un indicatore internazionale che rappresenta la densità di vegetazione), dove siano le aree più fragili dal punto di vista del dissesto idrogeologico e delle isole di calore, e dove ci sarà l’opportunità e il bisogno di operare. I privati che vogliono investire in progetti di forestazione come questo hanno bisogno di interventi definiti in luoghi visibili. I tecnici delle amministrazioni e il Comitato Tecnico hanno identificato dieci aree già pronte per essere alberate, quattro a Milano e sei nella Città metropolitana:

«Ho predisposto un programma di attività per i prossimi mesi: il 23 novembre sarà la prima data per la raccolta dei finanziamenti e la piantumazione. A Natale ci rivolgeremo ai cittadini e le imprese per donare degli alberi. Attraverso un meccanismo di crowdfunding sul nostro sito e sull’app. Il 21 marzo, primo giorno di primavera, ci sarà la seconda giornata di campagna di messa a dimora delle piante. La piantiamo di parlare e iniziamo a piantare». È impossibile pensare di piantare i 3 milioni di alberi in città, le aree dove si concentreranno le opere di imboschimento sono dislocate in tutta l’area metropolitana: «Non possiamo limitarci a interrare filari di alberi a Milano, dobbiamo pensare a veri e propri boschi, che però dovranno avere una rappresentazione nelle zone centrali della città. Metteremo in rapporto gli interventi dell’hinterland con quelli più piccoli a Milano, per dare visibilità al progetto».

Partner del progetto sono il Parco Nord e il Parco Agricolo Sud

Il primo, istituito quaranta anni fa, gestisce 800 ettari di territorio protetto e ha assunto negli anni una funzione centrale nella Città Metropolitana, in una delle zone più urbanizzate del territorio. Qui, solo quest’estate sono stati piantati oltre 1.500 nuovi alberi. Il Parco Agricolo è affidato in gestione alla Città metropolitana di Milano. Include le aree agricole di 60 comuni, con un’esenzione di 47mila ettari. Per quanto riguarda questa realtà la forestazione sembra essere più complessa. Ci sono agricoltori non favorevoli alla creazione di aree boschive, perché temono che la collocazione di queste aree possa danneggiare il lavoro agricolo e limitarne gli spazi. Fabio Terragni:

«Dovremo trovare un punto di equilibrio, perché ForestaMi ne ha bisogno. Il vincolo di un coltivatore è quello di produrre reddito agricolo. È un discorso che noi non possiamo ignorare, il dialogo con gli agricoltori è alla base – trovando delle soluzioni che permettano loro di generare un guadagno dallo sfruttamento dei campi e a noi di forestare. Gli esempi ci sono. In molte zone del Paese per anni l’economia si è basata sullo sfruttamento sostenibile dei boschi. Come nella Repubblica di Venezia, che utilizzava le foreste per produrre legno per le navi, in una logica di continua rigenerazione. I due parchi sono impegnati nel progetto di realizzazione di un parco metropolitano, che avrà delle caratteristiche diverse dai due parchi. Se ciò accadesse sarebbe uno dei principali attori, se non il principale, nella forestazione urbana. In relazione all’approvvigionamento delle piante, l’agricoltura, la filiera corta e la realizzazione di un modello di sviluppo sostenibile di crescita, sostenibile e compatibile con l’ambiente e teso a risolvere i problemi ambientali».

Nel prossimo decennio a Milano verranno investiti oltre tredici miliardi nel mercato immobiliare

Una rigenerazione diffusa, che coinvolgerà tanti quartieri della città. Come può un progetto come ForestaMi affrontare il tema della rigenerazione del centro. Per Terragni: «Potremmo agire come advisor per l’amministrazione nella realizzazione di progetti di compensazione negli interventi urbanistici, come se piantare alberi fosse un’opera di compensazione primaria». Il piano per la riqualificazione di sette ex scali ferroviari milanesi ora dismessi è uno dei più grandi progetti di rinnovamento urbano in Italia. È stato avviato con l’Accordo di programma firmato nel 2017 da Comune di Milano, Regione Lombardia e Ferrovie dello Stato Italiane. Gli ex scali ferroviari – Farini, San Cristoforo, Porta Romana, Greco-Breda, Lambrate, Rogoredo, Porta Genova – occupano una superficie complessiva di circa un milione di metri quadrati, il 65 percento dei quali sarà destinato ad aree verdi.

Per lo scalo di Porta Romana, già nel 2000 Miuccia Prada aveva mostrato l’interesse ad acquistarlo e trasformarlo in un parco – non è stato possibile per lo sviluppo immobiliare che voleva essere previsto nell’area e che dovrebbe prender avvio come villaggio olimpico. Fabio Terragni spiega come pensa di partecipare a questa rigenerazione: «Sto cercando di mettere a punto un meccanismo di anticipazione delle opere di urbanizzazione ambientale: spesso accade che le aree verdi vengano concluse dopo la costruzione degli edifici. Questo è accaduto ad esempio per la Biblioteca degli Alberi a Porta Nuova, uno spazio riuscito e frequentato dai milanesi, ma completato alla fine del processo di riqualificazione. Vorrei che queste opere venissero realizzate prima, con la collaborazione di ForestaMi, di modo che insieme agli edifici, parchi e giardini siano già pronti».

Alessandro Mariani

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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