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Il design in Italia non è confinato solo a Milano – Lake Como Design Festival

Storia e presente del design italiano dialogano al Lake Como Design Festival, tra icone, novità e realtà internazionali: interviene il curatore della mostra History repeating Marco Sammicheli

Marco Sammicheli: il design a Como e in Lombardia

Il design in Italia non è confinato solo a Milano. Como, insieme a Cantù, è una delle città che appartiene al distretto del design della Brianza. Passando da Meda per Bergamo e fino Brescia e le loro aree industriali si valicano i confini regionali e si arriva in Veneto, Friuli, dove esiste una filiera del settore. Como ha ospitato dal 6 al 10 ottobre Lake Como Design Festival, nuova veste di quella che nel 2018 e nel 2019 –sospesa a causa della pandemia da coronavirus nel 2020 – è stata Lake Como Design Fair. Non solo una modifica nel nome: «È una volontà di cambiare passo, un’estensione della dimensione del suo format su scala urbana, ora disseminato in città», spiega Marco Sammicheli, curatore della mostra principale di questa edizione – History repeating: come i designer guardano alla storia – e Sovrintendente del Museo del Design Italiano alla Triennale di Milano. «Parlare di design a Como è coerente con la tradizione di una città che è quella del razionalismo di Cattaneo, di Lingeri, di Terragni, di architetti e designer del prodotto di arredi, che con la loro linearità nelle forme hanno ispoirato le creazioni future», spiega Sammicheli. L’influenza comasca si può ritrovare «in un certo minimalismo tedesco e inglese, risuona nei lavori di Morrison, Chipperfield e Diez. Non dico che Terragni sia l’architetto preferito di Chipperfield – precisa Sammicheli – ma la forza di quell’esperienza ha influenzato generazioni». 

Lake Como Design Festival 2021

Icone del passato dialogano con designer contemporanei, in un evento ora più culturale che commerciale, insieme ai suoi visitatori e alla stessa città di Como, che apre alcuni dei luoghi che hanno scritto la sua storia per le esibizioni. Le rive del Lago, interni ed esterni dell’ambiente urbano e il pubblico entrano a far parte del Festival, a sottolineare il suo valore civile e culturale, partendo dalla mostra principale. Si dice in giro che c’è qualcosa che si sta evolvendo, qualunque cosa arrivi, il mondo continua a girare. Dicono che la prossima grande cosa sia qui, che la rivoluzione è vicina, ma a me sembra abbastanza chiaro, che è tutto solo un po’ di storia che si ripete, cantava Shirley Bassey con i Propellerheads nel 1997. Cita l’assunto del brano, quello per cui la storia si ripete, applicandolo al mondo del design, la mostra curata da Sammicheli: «È il racconto di un comportamento che il design italiano ha seguito da sempre. Vive in un contesto di tradizioni manufatturiere, di storie legate all’arte e alla cultura. La storia è l’immaginario a cui i designer si rifanno sempre». Tra i nomi dei designer coinvolti nella mostra Alvar Aalto, Luigi Caccia Dominioni, Cristina Celestino, Gio Ponti, Piero Portaluppi, Ettore Sottsass.

‘History repeating: come i designer guardano alla storia’

Nel mondo del design, per qualcuno la storia è una citazione, che sfocia in un progetto storico innovativo e differente dall’ispirazione. Sammicheli: «Si parte da uno stile, un materiale o una forma già realizzati per creare un altro oggetto. Oppure si tratta di opere di designer il cui lavoro è stato rieditato. I loro oggetti, i cui diritti sono in mano agli eredi, sono rimessi sul mercato da aziende che utilizzano nuove tecnologie o adeguano i comfort alle esigenze contemporanee. Una poltrona degli anni Trenta è mostrata nella riedizione degli anni ‘90, 2000, 2010 o 2020 presentando una serie di migliorie interne – forse non visibili a occhio nudo dall’utente – ma che l’hanno resa più resistente o sostenibile. Non mutano le sembianze formali ma i sistemi di produzione e di lavorazione, si tratti di una poltrona, di una maniglia o di una lampada, che sia Molteni o Nemo». Ispirarsi al passato per la creazione del nuovo è anche realizzare un tributo: guardare al neoclassicismo o al neomodernismo architettonico e riproporre un prodotto nuovo, come dice Sammicheli, «vediamo nell’atteggiamento delle collezioni di Ginori verso Le Corbusier, in Versace Casa verso Rosenthal». C’è poi l’adeguamento di un pezzo storico ai valori della contemporaneità, come l’attenzione all’ambiente. Succede nel caso della poltrona Sacco di Zanotta, «riproposta in versione con rivestimento e imbottitura senza lo stesso uso massivo di plastiche e poliuritani delle sue prime versioni».

Como Design Festival 2021: i luoghi e le altre mostre

La mostra principe di questa edizione è andata in scena al Ridotto del Teatro Sociale di Como. Finito di costruire nel 1813, è il teatro d’opera della città e storicamente centro principale delle precedenti edizioni della fiera. La scelta di mantenere la location anche per History repeating, dice Sammicheli, è anche coerente con la nuova dimensione diffusa e urbana dell’evento: «È un luogo pieno di storia e decorazioni nelle stanze. Dalle sue finestre si possono vedere icone della città, dal paesaggio lacustre al Duomo, dagli edifici di Terragni al palazzo medievale dietro l’abside dello stesso Duomo. È una location interna, ma ci sono continui richiami alla città». Questa edizione ha aperto per la prima volta al pubblico anche Palazzo Mantero, progettato per essere l’abitazione privata e sede dell’attività di Riccardo Mantero, fondatore della storica azienda comasca Mantero Seta. Al suo interno è stata presentata Reeditions, progettato con focus sulle riedizioni di oggetti di design del Novecento, in scena nelle sale arredate della residenza. A Palazzo Valli Bruni, oggi sede dell’Accademia di Musica e Danza Giuditta Pasta, si è aperta una finestra sulla scena attuale, con 20/21. Dialogo tra Ventesimo e Ventunesimo secolo. Dallo scorso 1°ottobre, tutte le opere esposte sono in vendita tramite un’asta online organizzata dalla piattaforma Catawiki. Con Archives, il Festival ha messo in mostra ceramiche di Luisa e Ico Parisi mai viste prima, così come – a Torre Gattoni- opere di Scottsas, Branzi, Cucchi, Mednini e De Lucchi. Nel palazzo dell’Ordine degli Architetti, Novocomun, è andato in scena un evento dedicato al duo di architetti Mario Asnago e Claudio Vender, i creatori della sedia Moka del 1939, disegnata per il Moka Bar di Milano.

Lampoon intervista Marco Sammicheli: il design contemporaneo italiano

Uno dei tratti che caratterizza il design contemporaneo italiano – «quello realizzato da donne e uomini tra i 30 e i 45 anni» – è la sua estetica internazionale, dice Sammicheli, pensata per essere apprezzata anche da un pubblico che non segue tutte le tipiche sfumature del design italiano. «Molti stranieri vivono in Italia, in particolare a Milano. Ci sono poi giovani italiani che hanno fatto esperienze a bottega all’estero, in studi in Francia, Olanda, Germania o in Inghilterra. Altri che hanno studiato per i primi tre anni in Italia e per gli ultimi due a Losanna, Edimburgo, Parigi o Eindhoven. Altri ancora che hanno fatto il percorso inverso: i primi tre anni all’estero e la specialistica qui in Italia, dove l’affondo del design nelle aziende è più forte che altrove». Il design italiano è poi «in parte più emancipato dalla storia dei grandi maestri. Allo stesso tempo, e questa è anche una delle tesi della mostra, va detto che nel design italiano le aziende non hanno brillato per coraggio e innovazione, ma sono rimaste molto legate al catalogo delle icone generate nel corso degli anni».

Lake Como Design Festival 2021

Lake Como Design Festival nasce come Lake Como Design Fair nel 2018. Il suo direttore artistico è Lorenzo Butti ed è un evento ideato e prodotto da Wonderlake Como, associazioni che organizza eventi e cura produzioni editoriali per la promozione culturale e artistica della città. 

Giacomo Cadeddu

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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