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La storia dei visconti di Noailles e della loro villa a Hyères

Era l’epoca delle feste, delle serate, dei balli in costume di un’’élite’ che si mischiava al mondo degli artisti – l’epoca delle avanguardie sostenute dai mecenati

Charles e Marie-Laure de Noailles – una coppia di collezIonisti

Charles e Marie-Laure de Noailles sin dal momento delle nozze scelsero di dedicare la propria fortuna alla ricerca di novità. Due collezionisti, animati dalla volontà di divertirsi con intelligenza. Marie-Laure de Noailles (1902-1970) era appassionata di pittura e letteratura. Nata Bischoffsheim, dal lato paterno proveniva da una famiglia di banchieri. Dai nonni, raggiunta la maggiore età, ereditò un patrimonio e una collezione di quadri.  Charles de Noailles (1891-1981) era un aristocratico, nipote della scrittrice e poetessa Anna de Noailles. Tra i suoi interessi, l’architettura e i giardini. La coppia sorge dalle passioni condivise e da una sete di modernità. A Parigi, viveva al n°11 di Place des États-Unis, il palazzo della famiglia Bischoffsheim ereditato da Marie-Laure (oggi trasformato nel museo Baccarat), circondata da quadri di Constable, Delacroix, Géricault, Goya, Rembrandt e Rubens, sino ad arrivare a Van Dyck e Watteau. 

I due contribuirono al fiorire dell’arte sulla scena francese dell’epoca. Nel ruolo di collezionisti, con le loro scelte hanno imposto uno stile, scoperto, aiutato, incoraggiato. Il nome dei Noailles, precursori della valorizzazione dell’arte nell’arte stessa, diviene una garanzia di successo per tutti i creativi a loro associati. Comprarono una tela di Mondrian prima di chiunque altro, scovarono dei talenti come Alberto Giacometti, commissionano a Jacques Lipchitz una scultura in bronzo intitolata La joie de vivre (1927). Charles fu il primo collezionista francese del pittore Paul Klee e, insieme alla moglie, acquistò la prima opera moderna di Picasso, La maison dans les arbres (1929). 

La collezione permanente di Charles e Marie-Laure de Noailles presso la villa di Hyères

Una coppia che sfuggiva alle categorizzazioni seguendo il proprio gusto, spaziando dalle arti decorative ai cataloghi e alla danza, aprendosi a qualsiasi possibilità e a qualsiasi artefatto tra Parigi e la Costa Azzurra. «Hanno saputo osare e orchestrare, a volte sono stati addirittura costretti a inventarsi come artisti», sottolinea Stéphane Boudin-Lestienne, ricercatore, storico d’arte e responsabile delle esposizioni della collezione permanente di Charles e Marie-Laure de Noailles presso la villa di Hyères. 

Marie-Laure de Noailles

Presto, Marie-Laure si lascia conquistare dal gioco del ritratto secondo le sue regole – quando si abbandona alla gioia di posare come modello, il finanziatore si impegna fino in fondo. «È stato allora che ho posato per Picasso, per un ritratto che non è mai andato oltre lo stadio del disegno… L’arte è eterna, la moda ha solo una stagione», arriva a dichiarare Marie-Laure de Noailles. La viscontessa posò anche per André Derain, Christian Bérard e Balthus. 

«Aveva il bel viso dalla fronte ampia e pura disegnato da Picasso, le mani saggiamente appoggiate sulle ginocchia dipinte da Balthus, l’occhio divertito e le sopracciglia dolenti riconosciute da Bérard», commenterà l’artista Jean Hugo. Nell’arco di circa cinquant’anni, Marie-Laure viene immortalata da quasi venti pittori e fotografi. Posò davanti all’obiettivo di Horst P. Horst e di Hoyningen-Huene e, ogni anno, l’amico Man Ray le dedicava un ritratto (dal 1927 al 1936). 

La prima sessione si tenne in un’ambientazione curata da Jean-Michel Frank nel palazzo di Place des États-Unis. Marie-Laure decise anche di affidare la sua limousine sovietica Zil allo scultore César perché ne facesse una compressione. Si dice che Salvador Dalí avesse acquistato la sua casa di Port Lligat a Cadaqués grazie a un assegno firmato da Charles in cambio di un quadro ancora da ideare. I due crearono delle reti, sfruttarono le loro conoscenze, programmarono e commissionarono come se fossero preda di una bulimia artistica. 

La villa cubista dei Noailles a Hyères, progettata Robert Mallet-Stevens 

Per soddisfare il loro desiderio di collezionisti, tuttavia, avevano bisogno di uno scrigno. A Hyères, su un terreno ricevuto come regalo di nozze, negli anni Venti fanno edificare con l’aiuto di Robert Mallet-Stevens una villa cubista, poi trasformata in un centro d’arte: la Villa Noailles. Linee nette, un aspetto a prima vista decadente, nei suoi meandri ci si perde: è un labirinto. Cespugli nel parco triangolare, disegnato da Gabriel Guevrekian, una piscina, la sala da squash: è una casa pensata per lo sport – e per le arti. Occupata dall’esercito italiano nel 1940 e trasformata in ospedale, divenne dopo la guerra e fino al 1970, la residenza estiva di Marie-Laure. Oggi, la villa è sede del Festival di Hyères – fu Jean-Pierre Blanc a fondarlo, a ventun’anni, nel 1986. Sono passati di qui Carine Roitfeld, Carolina di Monaco, India Mahdavi, Olivier Zahm, che nel ’97 scattò qui un servizio per Lacoste.

La collezione di Charles e Marie-Laure de Noailles

I Noailles commissionavano: incaricarono artisti e musicisti di comporre delle opere originali per il Bal des Matières (Parigi, 1929). Jean Hugo dipinse il Faust Magicien su delle lastre di vetro proiettate da una lanterna. La musica era di Louis Laloy, la partitura di Georges Auric. «Senza di loro, l’avanguardia musicale degli anni Venti e Trenta non sarebbe mai esistita, da Igor Stravinsky a Francis Poulenc. I Noailles erano consapevoli del fatto che il cinema sarebbe stato il mezzo espressivo per gli anni a venire», prosegue Stéphane. 

Charles e Marie-Laure acquistarono i manoscritti di René Char e Robert Desnos e, ancora, Histoire de l’oeil (1928) di Georges Bataille. I Noailles finanziarono due opere del cinema d’arte e d’essai, tra cui Le Sang d’un Poète (1932) di Jean Cocteau. Fu Charles a spingere Cocteau a mettersi alla prova nel cinema chiedendogli di realizzare un cartone animato. In risposta, l’artista propose al visconte un film con personaggi ispirati ai suoi disegni. Senza il loro aiuto non avrebbero visto la luce L’Âge d’or (1930) di Luis Buñuel – un fiasco –, e il film sperimentale Les Mystères du Château de Dé (1928) di Man Ray. 

Le linee e le strutture a forma di cubo di Villa Noailles resero l’abitazione un simbolo del futurismo. Dal 2003, questo palcoscenico si è trasformato in un centro d’arte contemporanea. Jean-Pierre Blanc, direttore della villa, rende omaggio alla coppia con l’opera Charles et Marie-Laure de Noailles, mécènes du XXe siècle di Alexandre Mare e Stéphane Boudin-Lestienne (opera pubblicata da Bernard Chauveau e Villa Noailles editions). 

Il labirinto di Villa Noailles

Un luogo propizio alla creazione e all’ispirazione. «Ho avuto la fortuna di incontrarli. Avevamo in comune una cosa che ci ha indubbiamente fatti avvicinare: la passione per i nuovi talenti e il desiderio di sostenerli. Il libro è uno strumento delicato e preciso che ci consente di mostrare la grande umanità e generosità dei Noailles».

Matteo Mammoli

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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