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27 giugno del 1992, Paolo Hutter nei panni del celebrante e con addosso la fascia tricolore, sposa dieci coppie omosessuali in piazza della Scala
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Milano è la città avamposto delle lotte per la rivendicazione dei diritti LGBTQ+

Dalle unioni civili celebrate il 27 giugno 1992 in piazza della Scala alla manifestazione del 18 marzo per le famiglie Arcobaleno, Milano è il centro delle rivendicazioni LGBTQI+: il racconto di Paolo Hutter

27 giugno 1992: le prime unioni civili simboliche in Piazza della Scala a Milano

Il 27 giugno del 1992, in piazza della Scala a Milano si celebrò il primo matrimonio gay della storia italiana. Anzi, i primi dieci: nove coppie formate da uomini e una formata da due donne, sposate da un consigliere comunale con la fascia tricolore. Tra gli invitati alla festa, il presidente dell’Arcigay Franco Grillini e circa mille persone, tra attivisti, giornalisti e curiosi. La prima legge al mondo sulle unioni fra persone dello stesso sesso era stata approvata tre anni prima in Danimarca. Nel nostro Paese si aspetterà per ventiquattro anni prima di vedere un’altra coppia gay o lesbica varcare la soglia di un palazzo comunale da sposi.

Paolo Hutter, l’ex consigliere comunale di Milano che celebrò le unioni nel 1992, quando alle ‘giornate dell’orgoglio omosessuale’ andavano in pochi

Milano ha sempre rappresentato una città all’avanguardia in termini di diritti. «L’anno prima del matrimonio avevamo fatto un ‘kiss in’, baciandoci davanti al Comune», racconta a Lampoon l’ex consigliere comunale Paolo Hutter, che celebrò le unioni. «Alla fine di quella manifestazione un amico mi suggerì di inscenare un matrimonio. Inizialmente l’idea era quella di sposare due uomini vestiti da sposo e sposa, ma poi abbiamo voluto fare le cose seriamente, immaginandoci come avremmo voluto una legge sulle unioni civili». Oggi le manifestazioni del Pride raccolgono centinaia di migliaia di persone, i tram si colorano di arcobaleno e anche il sindaco sfila nella parata, ma all’epoca era difficile attirare l’attenzione sui diritti LGBTQ+. Le ‘giornate dell’orgoglio omosessuale’, come si diceva all’epoca, vedevano la presenza di poche decine di persone.  

Il sostegno dell’amministrazione, l’opinione pubblica tra curiosità e voyeurismo, il prefetto che minacciò Hutter di togliergli la delega a celebrare matrimoni 

«Il mio ricordo è comunque molto positivo», aggiunge Hutter. «Avevamo avuto la solidarietà di una parte del consiglio e nel mio partito, il Pds, mi aiutarono tutti. Anche l’opinione pubblica fu piuttosto partecipe, c’era tanta curiosità e anche un po’ di voyeurismo. Solo il prefetto non capì che era una celebrazione simbolica e chiese al sindaco spiegazioni sul perché si stesse violando la legge», ricorda ridendo. «Minacciò persino di togliermi la delega a celebrare matrimoni». Oggi il sostegno dell’amministrazione comunale milanese per un’iniziativa simile sarebbe scontato, ma a volte la politica locale deve fare i conti con quella nazionale, come sta accadendo in questi giorni per le trascrizioni dei figli di coppie omosessuali nati all’estero.

2023: la questione della trascrizione dei certificati anagrafici dei figli di coppie omosessuali; il sindaco Sala e la nota del prefetto di Milano sollecitata dal ministero dell’Interno

A inizio marzo, il sindaco di Milano Beppe Sala ha annunciato che smetterà di trascrivere i certificati anagrafici dei bambini nati fuori dall’Italia con procreazione medicalmente assistita o con gestazione per altri, dopo aver ricevuto una nota del prefetto di Milano sollecitata dal ministero dell’Interno. Questo tema non è regolato dalla legge, come dovrebbe essere secondo ripetute sentenze della Corte Costituzionale, ma si basa su una stratificazione di sentenze di vari tribunali e della Cassazione che, di fatto, danno al sindaco ampi poteri di discrezionalità. La trascrizione sarebbe un importante strumento di tutela per i diritti dei minori, che altrimenti vedono riconosciuto solo il genitore biologico. Il genitore intenzionale ha anche la possibilità di adottare quello che nel Paese di nascita risulta essere a tutti gli effetti suo figlio o sua figlia, ma è un procedimento lungo, costoso e dall’esito incerto. La trascrizione, con un semplice atto d’ufficio, semplificherebbe questa procedura.

Le battaglie delle associazioni come Famiglie Arcobaleno, la bocciatura da parte del Senato del certificato europeo di figliazione, la guerra alla gestazione per altri (gpa)

Da anni associazioni come Famiglie Arcobaleno denunciano la situazione di grande incertezza creata da questo sistema e la decisione obbligata del sindaco è un duro colpo per diverse famiglie che aspettavano la trascrizione. A questo si aggiunge anche la bocciatura da parte del Senato del certificato europeo di figliazione, che avrebbe uniformato in tutta Europa il riconoscimento dei figli di tutte le famiglie, comprese quelle omogenitoriali. Dopo qualche giorno dall’annuncio di Sala è emerso il motivo di questo improvviso dietrofront: la ministra della Famiglia Roccella ha dichiarato in un’intervista al Corriere che il problema è uno solo, ovvero la gestazione per altri (gpa). Fratelli d’Italia nel frattempo ha presentato una legge per renderla un reato universale. La gpa è già illegale nel nostro Paese, ma la proposta vuole punire anche chi la commette all’estero.

Milano come simbolo della tutela dei diritti LGBTQ+: il racconto di Paolo Hutter, primo consigliere apertamente omosessuale; l’esempio dell’allora sindaco Marco Formentini

È significativo che sia stata Milano la prima città a essere notificata dalla nota del ministero. Milano oggi rappresenta a tutti gli effetti una città dei diritti, dove la politica locale non risparmia prese di posizione e la cittadinanza è aperta e tollerante. Paolo Hutter, che ne fu anche il primo consigliere apertamente omosessuale e si candidò insieme ad altri attivisti, ricorda che queste caratteristiche hanno sempre fatto parte dello spirito della città: «Anche se la prima città ad avere un contatto tra movimento gay e amministrazione è stata Bologna, Milano è sempre stata una città tale per cui, indipendentemente dalle scelte politiche del comune, c’era grande libertà». Anche negli anni dell’amministrazione di Marco Formentini, ex socialista passato alla Lega Nord, il sindaco finì con l’appoggiare il movimento: «All’inizio non fu facile», ricorda Hutter, «poi divenne molto comprensivo nei nostri confronti e firmò persino con la delegazione dell’Arcigay un manifesto per le unioni civili, impensabile oggi».

La storia del movimento omosessuale a Milano, da Lambda alla sezione milanese di FUORI!, fondata da  Mario Mieli

All’inizio degli anni Settanta Milano fu, insieme a Torino e a Roma, una delle città che diedero vita al FUORI!, il Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano, il primo gruppo di rivendicazione dei diritti LGBTQ+ nel nostro Paese. La sezione milanese del FUORI! fu fondata dal filosofo e artista Mario Mieli, figura seminale della teoria queer. Per tutti gli anni Settanta, Milano si popolò dei Com, i Collettivi Omosessuali Milanesi, gruppi di autocoscienza e attivismo che diedero vita a una miriade di iniziative e pubblicazioni.

Milano, Non solo movimento gay: anche lesbiche e transgender; la manifestazione delle donne  transgender a Piazzale Lotto 

Anche il movimento lesbico si radicò nella città, amalgamandosi con i gruppi femministi che in quegli anni avevano grande importanza sulla scena politica del Paese. Le due militanze spesso si trovavano in conflitto. Attraverso le pagine dell’omonima rivista del FUORI!, furono proprio le lesbiche milanesi a intentare un «processo alla società maschile», denunciando la centralità che le questioni gay avevano assunto in un movimento di liberazione che doveva occuparsi di tutti, non solo dei maschi. Milano fu all’avanguardia anche per una delle prime manifestazioni per i diritti transgender, quando nel 1980 un gruppo di donne transgender (già organizzate nel Mit, il Movimento italiano transessuale, oggi Movimento identità transgender) si tolsero il reggiseno alla piscina di Piazzale Lotto, urlando: «La nostra identità femminile non è riconosciuta e noi indossiamo il costume da uomo». Quella protesta, fatta con il sostegno dei Radicali, fu fondamentale per l’approvazione della legge sulla rettifica anagrafica del sesso approvata nel 1982.

Gli anni Ottanta e la nascita del CIG a Milano

Dopo la mobilitazione dei collettivi negli anni Settanta, il decennio successivo si aprì con esigenze nuove: l’associazionismo gay milanese da tempo chiedeva al Comune degli spazi per poter esercitare la propria attività, su imitazione di Bologna che aprì la strada con quella che è passata alla storia come la ‘presa del Cassero’, una concessione che nacque per errore ma che fu poi confermata dal Comune. Il Cig milanese si stabilì nei locali di due circoli Arci, dove continuò la sua attività a sostegno della comunità LGBTQ+ con il Telefono Amico, oltre a organizzare iniziative culturali. L’associazione contribuì anche a fondare l’ArciGay nazionale durante l’assemblea di Bologna nel 1985, che portò in tutta Italia l’esperienza dell’ArciGay di Palermo nata cinque anni prima. 

Milano come centro nevralgico dell’attivismo anti-Aids; la nascita dell’ASA – Associazione Solidarietà Aids

Milano giocò un ruolo fondamentale anche nel contrasto della pandemia di Aids esplosa a metà degli anni Ottanta. L’ASA – Associazione Solidarietà Aids, fondata nel 1985, è stata la prima in Italia a occuparsi di contrasto alla diffusione dell’Hiv, fornendo prima un servizio telefonico d’informazione, poi facendo assistenza alle persone sieropositive. All’inizio solo i militanti LGBTQ+ avevano capito la portata di questo fenomeno, importando le informazioni e le pratiche che arrivavano dagli Stati Uniti, e solo con grande fatica si riuscì ad attirare l’attenzione delle istituzioni. Ancora oggi Milano – che è la città italiana dove si registrano più contagi in assoluto – rappresenta un punto di riferimento per l’attivismo per l’Hiv, con la sezione cittadina della Lila e il Milano Checkpoint, dove è possibile effettuare il test in maniera gratuita e anonima.

Milano: ieri e oggi la città è dalla parte dei diritti; l’elezione nel 2021 di Monica Romano, l’istituzione del primo Registro di genere in Italia 

Forte di un consolidato attivismo dal basso e da una vivace scena culturale LGBTQ+, oggi il capoluogo lombardo è diventata anche una sede istituzionale. Secondo Paolo Hutter, «Milano è diventata ancora più nettamente una capitale politica per le questioni LGBTQ+, come dimostra la manifestazione del 18 marzo a sostegno delle Famiglie arcobaleno. Anche i risultati elettorali, sia locali che regionali, lo dimostrano». Nel 2021, Milano ha eletto la prima consigliera transgender della sua storia, Monica Romano, che è anche vicepresidente della commissione Pari opportunità e diritti civili. Su sua proposta, è stato istituito il primo Registro di genere in Italia, che permette alle persone transgender che non hanno ancora rettificato i documenti di avere un profilo burocratico con il nome di elezione. Il successo di queste iniziative e il modo in cui tutta la città si è stretta intorno alle famiglie omogenitoriali dimostrano come la storia milanese di libertà e diritti ha ancora un peso importante. Se il resto del Paese ha deciso di andare in una direzione di oscurantismo sui temi LGBTQ+, Milano certamente non resterà a guardare.

Paolo Hutter

Dopo il Liceo a Torino si laurea a Milano, dove si era trasferito. Attivo partecipante al movimento studentesco e poi militante in Lotta continua dove si è occupato soprattutto di studenti. Collaboratore del quotidiano Lotta continua è stato anche redattore delle radio Canale 96 e Radio Popolare. Nel 1973 si trovava in Cile per conoscere direttamente l’esperienza di Unidad Popular di Salvator Allende, quando fu arrestato, nei giorni successivi al colpo di stato, e detenuto presso l”Estadio Nacional di Santiago per diverse settimane. Collabora con diverse testate giornalistiche. È stato Consigliere comunale a Milano dal 1985 al 1997 e come Assessore per i Verdi a Torino dal 1999 al 2001.

Jennifer Guerra

L’autore non collabora, non lavora né partecipa, non riceve compensi né finanziamenti, da alcuna azienda o organizzazione che possa ricevere vantaggi economici o di sorta dalla pubblicazione di questo articolo.

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